Manca ormai poco al debutto ufficiale di MindsEye, ma la tensione attorno al progetto continua a crescere – e non solo per motivi legati al gameplay.
Mark Gerhard, co-CEO dello studio Build a Rocket Boy, ha recentemente dichiarato che le reazioni negative che stanno circolando online sul gioco sarebbero pilotate da una campagna pagata per screditare lo studio e il progetto, vagamente ispirato a big come GTA 5 (che trovate su Amazon).
Le accuse sono emerse in un acceso scambio sul canale Discord ufficiale del gioco. Alla domanda se credesse davvero che tutte le critiche fossero state “finanziate da qualcuno”, Gerhard ha risposto con un secco: «al 100%».
Quando un altro utente ha espresso sorpresa per l’affermazione, il dirigente ha rincarato la dose con: «Non è così assurdo quando è vero...».
Secondo Gerhard, ci sarebbe un “sforzo concertato” per ostacolare il successo del gioco e dello studio fondato da Leslie Benzies, ex produttore di GTA.
Pur senza fare nomi, ha suggerito con una emoji sorridente che «non ci vuole molto a immaginare chi» possa essere dietro a tutto ciò.
«Ci sono persone che non vogliono che Leslie o Build A Rocket Boy abbiano successo,» ha aggiunto. «È facile vedere i bot e le risposte copiate e incollate a ogni nostro contenuto.»
MindsEye, in uscita il 10 giugno su PS5, Xbox Series X/S e PC, è un action-thriller a mondo aperto con elementi cinematografici e una forte componente narrativa. Il gioco ha attirato l’attenzione anche per la sua funzione di creazione missioni in stile sandbox, presentata nell’ultimo trailer.
Tuttavia, online sono già circolate presunte anteprime che parlano di un titolo “pieno di bug” e con combattimenti “poco ispirati”, sollevando dubbi sulla qualità complessiva del prodotto.
Le affermazioni di Gerhard sembrano rispondere direttamente a queste critiche, suggerendo che non tutto sia frutto del feedback genuino dell’utenza.
L’accusa di una campagna orchestrata è seria, ma improbabile. Tuttavia, se MindsEye ha davvero qualcosa da offrire, sarà il tempo – e il pubblico – a determinarne il destino.
Le dichiarazioni di Gerhard, per quanto comprensibili nel contesto emotivo, rischiano di alimentare ancora più tensioni. La miglior risposta, ora, sarà un gioco solido, rifinito e coinvolgente. Al 10 giugno l’ardua sentenza.