I giocatori PlayStation hanno vissuto qualche ora di apprensione quando, nella giornata di ieri, ha iniziato a circolare la voce che Sony stesse bannando gli account PSN creati da utenti russi in regioni diverse dalla propria.
La notizia, partita da un canale Telegram poco noto e rilanciata su Reddit e ResetEra, sosteneva che chi avesse aggirato il “blacklist” nazionale aprendo un profilo in un’altra nazione si fosse ritrovato l’account improvvisamente bloccato, con l'impossibilità di accedere anche al PS Plus (potete abbonarvi su Amazon).
In realtà, si è scoperto presto che si trattava di un classico caso di rumor infondato.
Sony non ha modificato la propria politica sulle regioni: gli utenti continuano a poter creare e mantenere account in Paesi diversi dal proprio, pratica comune sia per aggirare l’assenza di PSN in alcune aree che per chi si trasferisce all’estero restando fedele al proprio profilo di sempre.
Non mancano infatti testimonianze di giocatori che, migrati su un altro continente, non hanno mai incontrato problemi nel portarsi dietro il proprio account di vent’anni.
A mettere a tacere le speculazioni sono stati gli stessi utenti russi, che hanno smentito qualsiasi ondata di ban arbitrari. L’ipotesi più plausibile è che alcuni profili siano effettivamente stati sospesi, ma per violazioni dei termini di servizio — come l’acquisto e la vendita di account — e non per questioni legate al Paese di creazione.
In un’epoca in cui ogni voce al limite della verità può trasformarsi in panico collettivo, questo episodio dimostra quanto sia importante verificare le fonti prima di dare per certa una notizia.
Dal canto loro, i giocatori PSN possono dormire sonni tranquilli: non c’è alcun “regime” di Sony contro chi si collega da regioni diverse, a patto di rispettare le regole base della piattaforma.
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