Konami è cambiata tanto, ma per il futuro vedo buoni segnali

Cerchiamo di ricostruire la recente storia di Konami per capire come la compagnia non sia più la stessa (in senso buono, stavolta).

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Da qualche anno a questa parte, hanno cominciato a farsi sempre più insistenti voci di corridoio che volevano un ritorno in pompa magna di alcune delle grandi IP di Konami, su tutte Silent Hill e Metal Gear Solid.

Fino ad oggi, ovviamente, queste voci non si sono concretizzate, nonostante molteplici personalità del mondo videoludico (tra giornalisti ed insider più o meno credibili) abbiano più volte confermato la veridicità di questo rilancio in arrivo.

Il nostro intento, oggi, non è quello di analizzare queste voci di corridoio: vogliamo infatti concentrarci sulla reazione che queste voci hanno generato. Se da una parte ci sono persone che attendono impazientemente l’arrivo di questi annunci, dall’altra ci sono molti fan che, delusi dal comportamento di Konami negli anni passati, hanno addirittura paura della possibilità che queste voci siano vere.

In altre parole, il timore (comprensibile) di molti è che Konami stia risorgendo dalla terra dei morti soltanto per rovinare le sue IP, come già stava facendo nel suo ultimo periodo di grande attività nel mondo videoludico.

Ma la Konami del 2022 non è più la Konami del 2015, e non lo è da molto tempo. Proprio di questo vogliamo parlarvi oggi: vogliamo spiegarvi perché possiamo tornare a sperare nel futuro di Konami, una compagnia che fino a poco tempo fa sembrava essere piuttosto allo deriva, in termini di produzione videoludica.

Tante, troppe scelte infelici

Il declino di Konami nel videoludo non ha un punto d’inizio preciso; se ne potrebbero trovare diversi, alcuni legati alla gestione delle sue IP storiche, altri legati invece proprio alla gestione dell’azienda ed al posto di lavoro tossico che secondo alcune testimonianze sarebbe diventato per i suoi lavoratori (su questo si possono trovare diverse dichiarazioni da parte di ex sviluppatori, rilasciate nel corso degli anni).

Possiamo certamente riprendere alcuni punti fondamentali di questo percorso. In ordine cronologico, un primo segno importante arrivò nel 2012, l’anno in cui a ricevere un colpo importante fu la saga di Silent Hill.

Konami pianificò infatti di far uscire ben tre titoli legati alla sua storica serie horror nello stesso mese; marzo 2012 avrebbe infatti dovuto essere il cosiddetto “month of madness”. Le cose andarono molto diversamente da quanto pianificato, e non solo perché uno dei tre titoli venne rimandato al novembre dello stesso anno.

Silent Hill: Downpour era il nuovo capitolo principale della serie. Il suo sviluppo venne affidato a Vatra Games, un team molto giovane ed evidentemente non ancora abbastanza esperto per poter gestire un franchise di questo genere. Il gioco, nonostante la presenza di buone idee di base, era stato palesemente fatto uscire prima di essere effettivamente pronto, con numerosi bug e glitch a piegare un titolo che già di suo era lontano dalla qualità dei titoli dell’era Team Silent.

Se il futuro della saga non era luminoso, anche il suo passato non poteva dirsi in condizioni migliori. La Silent Hill: HD Collection, rilasciata su Xbox 360 e PlayStation 3 (potete ancora recuperare quest'ultima versione su Amazon), viene ricordata ancora oggi come una grandissima occasione sprecata.

La Collection, infatti, oltre a non contenere né il primo capitolo, né il quarto capitolo, era infatti afflitta da una sequela infinita di problemi che non erano presenti nelle versioni originali. Questo perché Konami, non avendo conservato il codice sorgente delle versioni originali, si era ritrovata a dover completare un codice incompleto. Non solo: dovette farlo in poco tempo per non ritardare il lancio.

Nonostante alcune patch migliorative (mai arrivate per la versione Xbox 360, per giunta), la Collection rimase impressa come un esempio di quanto Konami avesse poco a cuore la qualità della sua storica IP, martoriata persino nella riproposizione dei suoi episodi storici.

Le cose non migliorarono con l’arrivo del terzo titolo del “month of madness”; Silent Hill: Book of Memories non era soltanto uno spin-off completamente privo di senso di esistere (chi ha pensato che fosse una buona idea realizzare un Silent Hill dungeon crawler?), ma era anche e semplicemente un brutto gioco, a prescindere dal nome che portava.

La mattanza prosegue nel 2014, anno di Castlevania: Lords of Shadow 2. Per la verità, qui le cose non furono interamente responsabilità di Konami, in quanto lo sviluppo era affidato ad uno studio esterno, MercurySteam, già autore del primo episodio. Il titolo, per diversi motivi, non ricevette l’accoglienza attesa, ed in un certo senso decretò la fine di questo capitolo per la saga di Castlevania, infliggendo un altro duro colpo all’immagine di Konami.

E finalmente arriviamo al 2015. Qui parliamo di cose talmente impresse nella memoria collettiva dei videogiocatori che è quasi inutile ricordarle. In un colpo solo, Konami attirò su di sé giudizi negativi e arrivò ad accadimenti storici che tutt'oggi ricordiamo, ancora associati alla sua immagine.

L’annuncio di Silent Hills, la rottura del rapporto con Kojima, la successiva cancellazione di Silent Hills e l'uscita di un Metal Gear Solid V palesemente incompleto (ma vale comunque la pena dargli una possibilità, lo trovate su Amazon).

Non sapremo mai tutta la verità sulla rottura tra Konami e Kojima, ma questo periodo non fece che cementare la cattiva fama di Konami in modo definitivo, al punto che la compagnia impedì a Kojima, si disse, di presenziare sul palco dei The Game Awards per ritirare i premi destinati a The Phantom Pain.

Senza dimenticare, ovviamente, le successive dichiarazioni di ex dipendenti, a cui abbiamo accennato prima, che parlavano di un luogo di lavoro orwelliano, orwelliano.

Da lì in poi, la presenza di Konami nel mondo videoludico andò a farsi via via meno forte, con la compagnia nipponica dedicata molto più convintamente al mondo dei pachinko, uno dei pochi modi in cui riuscì a monetizzare ancora le sue vecchie IP senza mettersi nuovamente in gioco con lo sviluppo di nuovi episodi (e forse, all’epoca, era la cosa migliore).

Ricapitolando, quindi: siamo arrivati al 2017, Konami ha perso la fiducia di qualsiasi videogiocatore abbia mai avuto a cuore anche solo una delle sue IP storiche. La compagnia si rinchiude nel mondo dei pachinko (e in altri business non legati al gioco), rimanendo attiva sul mercato videoludico con pochissimi titoli che costituiscono entrate sicure.

E sì, messa in questi termini quella Konami davvero non meritava un briciolo di fiducia. Per fortuna, le cose dietro le quinte cominciarono a muoversi.

Cambiamenti silenziosi: verso una nuova Konami

Fu proprio nel 2017 che cominciarono i cambiamenti in casa Konami. Senza molto rumore, i piani dirigenziali cominciarono a modificarsi in modo importante; si possono trovare news al riguardo online, ma non fecero molta notizia e non è facile riuscire a ricostruire tutta la storia della compagnia negli ultimi anni.

Ad ogni modo, dal 2017 in poi un gran numero di persone del vecchio quadro dirigenziale lasciò la compagnia o molte di essere furono comunque assegnate ad altri ruoli; iniziò così una specie di ricambio generazionale, che nel silenzio più assoluto della compagnia stava dando forma ad una nuova Konami.

Arriviamo quindi al 2019; ipoteticamente parlando, stando alle dichiarazioni dell'insider DuskGolem, sarebbe stato in questo periodo che Konami avrebbe iniziato a contattare sviluppatori esterni a riguardo di nuovi capitoli di Silent Hill.

Ovviamente, non abbiamo ancora modo di sapere se quanto affermato dal noto leaker sia vero (nonostante si sia spesso rivelato affidabile in passato), ma il punto è che una mossa del genere sarebbe compatibile con una compagnia in cerca di riscatto, come poteva essere la nuova Konami che si stava formando in quel periodo.

E a ben vedere ci sono numerose conferme di qualcosa che si stava muovendo dietro le quinte, oltre al cambio di dirigenza (e già questo, comunque, è un segnale di per sé molto importante).

Nel 2020, come ben sappiamo, scoppia la pandemia; qualsiasi tipo di progetto in corso d’opera subisce ritardi, ed abbiamo ragione di pensare che qualsiasi cosa stesse bollendo nella pentola di Konami abbia subito lo stesso destino (e consideriamo che si trattava di progetti ancora embrionali).

Ciò nonostante, tra il 2020 ed ora ci sono stati numerosi segnali di attività. Konami ha cercato, per la prima volta dopo tanto tempo, di valorizzare nuovamente le sue IP. Pensiamo, ad esempio, alla collaborazione con il popolare gioco multiplayer Dead by Daylight, dove l’arrivo di Pyramid Head e Heather Mason (senza dimenticare una splendida ricreazione della Midwitch Elementary School) hanno portato una nuova generazione di appassionati dell’horror a conoscere la storica saga.

Non solo: Konami ha finalmente riaperto uno shop ufficiale, arricchendolo via via con nuovi prodotti legati alle sue IP storiche, anche a quelle apparentemente abbandonate da tempo. Certo, questo ci dice poco sul cambiamento effettivo avvenuto all’interno di Konami; dopotutto, lucrare sulle proprie IP grazie al merchandise non è certamente una pratica nuova o necessariamente frutto di buoni intenti.

Il fatto è che Konami, fino a poco tempo fa, sembrava non avere alcuna considerazione per le sue IP storiche; sembrava che quel capitolo della vita della compagnia fosse chiuso del tutto o quasi, con poche eccezioni nella forma di pachinko ispirati ora a Metal Gear Solid, ora a Silent Hill.

Dal 2020, invece, Konami è sembrata molto più intenzionata a promuovere le sue vecchie saghe, nonostante la strana assenza di nuovi titoli.Non solo: un altro, piccolo tassello in questo confuso puzzle ci arriva da Twitter. A giugno dell’anno scorso, infatti, Kojima e Konami hanno ricominciato a seguirsi a vicenda su Twitter. Sì, può sembrare un elemento da poco, ma pensiamoci un attimo.

Konami e Kojima avevano rotto davvero in malo modo nel 2017, e negli anni successivi Kojima non aveva risparmiato frecciatine alla sua vecchia compagnia. Per tornare anche soltanto a seguirsi su Twitter, significa che qualcosa deve essere cambiato; e abbiamo le ragioni di ipotizzare che ad essere cambiate siano le persone dentro a Konami.

La nuova dirigenza, quindi, avrebbe potuto cercare di riaprire i contatti con Kojima, o quantomeno di tornare ad avere un rapporto con il game director. Quanto ci siano riusciti effettivamente, è presto per dirlo; attualmente, non sembrano esserci indizi concreti di future collaborazioni tra le due parti, ma già essere tornati a parlarsi non sarebbe affatto poco, considerando quanto successo.

L’ultimo tassello che possiamo inserire adesso è il recente annuncio della remastered dei primi due Suikoden; un’altra IP storica di Konami, data per morta e sepolta da tempo, che sembra essere pronta a tornare, con gli sviluppatori che si sono già detti interessati a realizzare un nuovo episodio. Un’altra testimonianza, insomma, di una compagnia più attenta alle sue serie, che sta finalmente iniziando a cercare di ricostruire la sua credibilità anche con il pubblico.

Possiamo comprendere la sfiducia in Konami; da appassionati di queste serie, anche noi avevamo perso qualsiasi briciolo di speranza di vederle ritornare nella forma e nel modo che avrebbero meritato.

Eppure, la verità è che la Konami del 2022 non è la Konami del 2015. Le persone che fecero scelte a dir poco discutibili in larga parte non fanno più parte della compagnia o non sono comunque più parte del quadro dirigenziale. E la rinnovata Konami sembra essere intenzionata a ricostruire la sua immagine, possibilmente a suon di videogiochi e senza sonnecchiare sulle sue IP più amate.

Questo non significa che sappiamo con sicurezza che arriveranno nuovi giochi, né tantomeno se saranno dei buoni giochi. Quello che vogliamo dire è che ci sono segnali e che, per la prima volta dopo tanti anni, possiamo tornare a sperare nel futuro di Konami. Comunque vada.