Per Hideo Kojima “non è un'opzione” coinvolgere i giocatori nelle scelte di design

Così sono nati giochi come i tanti capitoli di Metal Gear o il prossimo Death Stranding

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a cura di Paolo Sirio

In un’intervista concessa a 4Players, Hideo Kojima ha toccato tra i numerosi argomenti anche il design dei suoi giochi e l’influenza che gli utenti possono, o non possono, avere su di essi.

Ne è venuto fuori un quadro in cui il game designer e director giapponese ‘snobba’ l’approccio orientato al feedback ormai tipico della cultura dell’intrattenimento occidentale e la pratica dell’accesso anticipato.

“Per me, questa non è un’opzione”, ha spiegato Kojima.

“Se lo facessi, non potrei provare nuove cose. Quando inizi un progetto, il peggior nemico è solitamente la tua famiglia. La famiglia nel senso dei tuoi impiegati o i tuoi confidenti. Ti dicono: ‘oh, quello non sarà un successo. Non abbiamo mai visto questo tipo di gioco prima. Ma quello è il punto quando crei qualcosa di nuovo”.

Per queste ragioni, le persone nella cerchia di cui sopra hanno “l’opportunità di assistere a demo o presentazioni solo quando la mia visione è stata incorporata in un vero e proprio livello.

“Quando il gioco è in qualche modo impacchettato in strutture e livelli tali che mi senta a mio agio a condividere i miei pensieri”, ha aggiunto, “guardiamo le reazioni e ascoltiamo dettagli come ‘oh, i controlli dovrebbero essere così, o l’interfaccia utente dovrebbe essere così. E ovviamente darò ascolto a queste cose, ma il nucleo non cambierà”.

Così sono nati giochi come i tanti capitoli di Metal Gear o il prossimo Death Stranding, in uscita l’8 novembre per PS4 e forte dell’ambizione di toccare temi sociali di notevole spessore.

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