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Recensione

Endling: Extinction is Forever | Recensione - Non c'è estinzione, finché non è la nostra

Non ci importa nulla dell'estinzione, fino a quando non è la nostra. Questo è Endling: Extinction is Forever e questa è la nostra recensione.

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Informazioni sul prodotto

Immagine di Endling: Extinction is Forever
Endling: Extinction is Forever
  • Sviluppatore: Herobeat Studios
  • Produttore: HandyGames
  • Distributore: HandyGames
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH
  • Generi: Avventura
  • Data di uscita: 19 luglio 2022

Sono noiosi, quelli che parlano sempre di apocalisse imminente, che urlano di estinzioni di massa, di pianeta messo alla prova, di surriscaldamenti. Quelli che vogliono ricordarci che siamo ospiti e non padroni di questa Terra. Cosa si aspettano che facciamo? L'evoluzione ci ha premiato, siamo in cima alla catena alimentare, possiamo disporre della vegetazione e degli altri esseri viventi di questo pianeta – l'unico in cui abbiamo mai scovato la vita così come la conosciamo – come e quando preferiamo. Perché non dovremmo?

Se non si potrebbe, la natura ce lo direbbe, no? E invece, guardaci, siamo otto miliardi. Non abbiamo per niente tirato troppo la corda, non abbiamo reso anemico il pianeta che ci permette letteralmente di respirare e di esistere, non ci siamo dimenticati di essere un microscopico punto e virgola nella storia del cosmo. Siamo gli esseri umani, abbiamo noi l'ultima parola, abbiamo nascosto la nostra stessa caducità sotto il tappeto e l'estinzione non esiste. E se esiste non ci interessa, perché tanto non è la nostra.

È per questo che esiste Endling: Extinction is Forever, che ci ricorda una cosa banale che banale non è più: l'estinzione è irreversibile. E forse quella stessa estinzione è solo un passaggio dell'evoluzione degli esseri viventi, è vero – ma quando con loro evolve di pari passo la natura. Quando sanguina, compressa nei tempi imposti dagli esseri umani che l'hanno schiavizzata, invece, è una cosa diversa.

Endling non è un gioco divertente. Non vi metterete mai a giocarci a fine giornata di lavoro per staccare dalle frustrazioni della routine. Non lo è e non vuole esserlo. Sarebbe quantomeno inquietante aspettarselo da un gioco che sottotitola «l'estinzione è per sempre».

È ciclico, come svegliarsi nella tana e inventarsi in che modo sopravvivere per un altro giorno. A momenti è frustrante, volutamente e non.

È quasi un serious game travestito da videogioco di avventura survival, dove il messaggio ha più peso di una esperienza interattiva ampiamente migliorabile. Ed è un messaggio che si può far passare solo con un videogame.

Le meraviglie e gli orrori di mamma volpe

In Endling (lo troverete anche su Instant Gaming a breve), il giocatore veste i panni dell'ultima volpe rimasta sul pianeta, che cerca disperatamente un luogo sicuro per dare vita ai cuccioli che porta in grembo. Il prologo (potete trovarlo gratis grazie a una demo, ma ve lo raccontammo anche nell'anteprima) ce la mostra riuscire a dar luce ai quattro piccoli, ed è lì che inizia la nostra avventura. Dovremo prenderci cura dei cuccioli, con meccaniche da survival.

Ognuno di essi vedrà, su schermo, un indicatore della salute e avremo la barra della fame: dovremo così abbandonare la nostra tana – dapprima da sole, poi in loro compagnia – per andare in cerca di cibo durante la notte. Cacceremo piccoli animali, frugheremo nella spazzatura, pescheremo pesci e via dicendo, con l'intento di tornare quanto prima nella nostra tana. La luce del giorno, infatti, porta con sé numerosi pericoli e gli esseri umani potrebbero tentare di cacciarci per la nostra pelliccia. O per divertimento, perché purtroppo sono fatti così.

Questo significa che Endling costruisce le sue meccaniche di esplorazione sul giocare in sessioni cicliche con limite di tempo: un indicatore vi farà capire quanto manca al sorgere del sole e, sebbene non siate costretti a tornare alla tana all'alba, vi renderete conto che continuare a gironzolare ha poco senso, perché il cibo che troverete è limitato a seconda della nottata che state vivendo e finireste con il far tornare i cuccioli alla tana con lo stomaco di nuovo vuoto.

Il fatto che il gioco costringa ad agire con in testa un limite di tempo ha molto senso dal punto di vista narrativo, perché fa sentire l'urgenza del dover trovare subito qualcosa, o magari del dover seguire una traccia interessante fintanto che è notte.

Dall'altro lato, però, rischia di castrare l'esperienza di esplorazione, già ridotta all'osso per via degli impedimenti che di tanto in tanto gli sviluppatori piazzano nel percorso, così da costringervi a seguire la strada che avevano previsto.

Essere una volpe in un mondo come questo

Il gioco è strutturato come un'avventura in due dimensioni dove incappate, come dicevamo, in del cibo da raccogliere e potrete anche seguire delle tracce – attivando l'olfatto di mamma volpe – che portano avanti un mistero al centro delle vicende, e che non vi sveliamo in questa sede.

Ci sono anche altre piccole interazioni: potrete, ad esempio, richiamare o rassicurare i vostri cuccioli per dargli forza quando lo stomaco piange, o potrete prenderli e portarli in bocca quando non avranno più le energie per camminare da soli perché non siete riusciti a cibarli. Se vi suona molto triste, sappiate che il gioco prevede la morte permanente dei cuccioli e che, quindi, non riuscire a sfamarli tutti vi porterà a perderli per sempre.

È anche vero che, con un po' di impegno e di ingegno, riuscirete a tenerli tutti con voi, anche perché crescendo i piccoli apprendono delle piccole abilità, come arrampicarsi o scavare, che potrebbero esservi utili per trovare più facilmente cibo per loro e i loro fratellini.

Alle tante difficoltà di un mondo ostile, Endling somma alcuni momenti che azzoppano ulteriormente l'esplorazione: vi troverete davanti dei cacciatori che cercheranno di acchiapparvi e da cui dovrete liberarvi con dei non sempre chiarissimi QTE, oppure altri che vi tireranno una fucilata che vi ucciderà in un colpo solo, costringendovi a un odioso trial and error o a evitare del tutto di passargli davanti, tentando altre strade che allungano il brodo, perché non c'è un vero modo per schivare con successo assoluto i loro proiettili, a parte tentare di correre quando li vedete distratti.

Anche qui, si esprime la doppia valenza di cui dicevamo per la meccanica del limite di tempo: evitare un percorso perché coperto da un cacciatore è molto frustrante dal punto di vista ludico ed estremamente efficace dal punto di vista del messaggio – volevate solo seguire la traccia del cibo fiutato, o magari recuperare un cucciolo che è rimasto indietro, ma non potete perché un essere umano, per nessun motivo, vuole spararvi.

I pericoli in stile trial and error si fanno ulteriormente pesanti, e spaventosi, anche considerando che il gioco salva solo all'inizio della nottata, e non ha checkpoint di intermezzo: se, ad esempio, esplorate per cinque minuti a caccia di cibo per nutrire i piccoli e poi seguite la traccia che porta avanti la storia ma finite con l'essere uccise, ripartirete dal momento in cui siete uscite dalla tana.

Niente di drammatico, ma considerando che il gioco è già estremamente ciclico e per forza di cose uguale a se stesso, nonostante la durata limitata, probabilmente si poteva trovare una soluzione migliore – soprattutto per le notti in cui i percorsi e le scie da seguire, aiutati da una mappa non impeccabile, saranno più estesi del solito.

"Giocare" a Endling

Controller alla mano, Endling suona quasi come un disilluso simulatore di vita quotidiana di una mamma volpe: vi sveglierete ogni notte dovendo fare la stessa cosa, trovare cibo e sperare che il gioco faccia fare spawn a degli indizi che portino avanti la vicenda. Tornerete alla tana felici di aver tenuto in salvo i vostri piccoli e rifarete esattamente lo stesso, la notte dopo.

Lo farete per circa cinque ore di longevità, punteggiate da alcune cut-scene e da momenti estremamente toccanti e riusciti, al centro di un'esperienza che, come detto in apertura, non potrebbe essere veicolata con nessun altro mezzo di comunicazione.

Rispetto alla demo, è rimasto qualcosa da sistemare in termini di controlli: non ci sono più i momenti in cui mamma volpe si incaglia durante lo scontro con un altro animale, ma ci sono capitati altri in cui non compariva l'input per l'interazione e abbiamo dovuto ricaricare la partita. Per il resto, dal punto di vista tecnico il gioco è molto pulito rispetto alle incertezze viste nella versione di prova, e anche i piccoli vi seguono in modo sensato, senza incastrarsi o creare frustrazione.

Meravigliosa la direzione artistica, che richiama ad ampie pennellate lo stile già amato in opere Firewatch e tratteggia un mondo che mette i colori vivaci della vita dei cuccioli accanto a quelli desaturati di una Terra che non ce la fa più. Il risultato è un colpo d'occhio riconoscibile che fa da fiore all'occhiello alla produzione, dove le animazioni vicine a quelle di un cartone animato edulcorano un messaggio di una crudezza e una sincerità inevitabili.

Così, senza nemmeno una battuta, ma solo con animali e umani che usano gesti, Endling: Extinction is forever ci sbatte in faccia il nostro problema di empatia con l'estinzione degli altri e la nostra incapacità di comprendere che è solo questione di prospettiva e di tempo, prima che sia anche la nostra.

È un'esperienza migliorabile in molteplici aspetti dal punto di vista dell'interazione, dal level design alla gestione di ritmi e longevità, ma che controbilancia questi spigoli con delle sberle emotive che abbiamo tutti – tutti – estremo bisogno di prendere.

Versione recensita: PC

Voto Recensione di Endling: Extinction is Forever - Recensione


7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Un messaggio e un'esperienza narrativa possibili solo in un videogioco

  • Direzione artistica ben pensata

Contro

  • Progressione non sempre leggibile

  • Alcuni ostacoli sono solo (volutamente?) frustranti

  • Mappa migliorabile, vista la sua enorme importanza

Commento

Endling: Extinction is forever vive di due anime. Quella di videogioco, molto più serious game di quanto possano far percepire la sua grafica attraente e l'amorevole presenza dei cuccioli di volpe, e quella di messaggio interattivo. Se la prima presenta numerosi aspetti da perfezionare – considerando la ciclicità estrema, il fatto che si senta la stanchezza anche nelle sole cinque ore di longevità e alcuni ostacoli che spingono più alla frustrazione che all'ingegno – la seconda viene impreziosita proprio dai suoi difetti. Il fatto che la vostra vita sia sempre uguale, che i pericoli siano sempre lì e non possiate sconfiggerli, che dobbiate correre con l'acqua alla gola perché avete terrore di tornare tardi alla tana e quindi non potete esplorare rendono Endling un'esperienza di una efficacia disarmante. Vi trasformerete con coinvolgimento in una mamma volpe che sta semplicemente vivendo in un mondo che glielo ha reso impossibile, che ha contaminato le sue pozze d'acqua e nuclearizzato le sue foreste. Un mondo dove gli esseri umani non solo hanno voltato le spalle al futuro a colpi di "tanto io tra cento anni non ci sarò", ma in cui hanno anche deciso che l'unico qui e ora che contasse fosse il loro. E nemmeno tanto.
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