Ricorderete tutti il caso di Star Wars: Battlefront II, che alla sua uscita andò incontro a enormi polemiche legate alla presenza di loot-box, contro le quali pubblico e critica puntarono il dito. La questione costrinse Electronic Arts (EA) a correre i ripari ribilanciando e aggiornando il gioco; nel frattempo, però, aveva scatenato delle commissioni d’indagine sull’argomento in tutto il mondo, per il timore che la diffusa meccanica di loot-box nei videogiochi – senza preavvisi per i minori – potesse in qualche modo fare da preambolo al gioco d’azzardo.
Le indagini si sono svolte in tutto il mondo, dal Belgio agli Stati Uniti, passando per Germania e Australia, per comprendere più approfonditamente la vicenda. In Regno Unito, a presenziare davanti al Parlamento e alla sua Commissione per il mondo Digitale, la Cultura, i Media e lo Sport è stato Kerry Hopkins, vice presidente per gli affari legali e governativi di casa EA.
Il rappresentato della software house ha spiegato il punto di vista della compagnia sulle loot-box, che sono da ritenersi solo come «meccaniche con esito a sorpresa», esattamente allo stesso modo di altri giocattoli e prodotti per il divertimento. Tra questi, vengono citate anche le uova di cioccolato Kinder Sorpresa, che secondo Hopkins condividono proprio il meccanismo delle loot-box: quando le si acquista, non si sa quale premio si troverà all’interno tra i diversi possibili.
Hopkins ha spiegato:
Concordiamo con le commissioni per il gioco d’azzardo di Regno Unito, Australia e diversi altri Paesi: queste meccaniche non costituiscono gioco d’azzardo. Inoltre, non concordiamo con chi ritiene che ci siano delle prove che le loot-box conducono poi al gioco d’azzardo. Pensiamo invece che somiglino a molti alti prodotti che le persone si godono in modo sano, e che includono un elemento di sorpresa.
Sicuramente, dopo il caso Battlefront II EA ha rivisto il modo in cui ha incluso microtransazioni e loot-box all’interno delle sue produzioni – a prescindere dal pensiero espresso dal vice presidente Hopkins.
Vedremo ora in che direzione si muoverà la questione e in che modo questa via di monetizzazione sarà integrata nelle produzioni videoludiche del futuro – di EA e non.
Fonte: GamingBolt