Non solo DualSense: il controller di Xbox Series X è l'evoluzione della perfezione

Scopriamo da vicino le novità e le peculiarità del controller di Xbox Series X, che riesce nell'intento di migliorare il già ottimo controller Xbox One

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a cura di Paolo Sirio

I controller della next-gen ci dicono molto di come Sony e Microsoft vedano la nuova generazione: chi da un lato punta ad un'ennesima rivoluzione del paradigma videoludico, e “impone” un  DualSense dall'alto tasso tecnologico e con qualche buona possibilità di portare con sé quella ventata di novità che ci si aspetta all'inizio di ogni ciclo di piattaforme videoludiche; chi dall'altro scommette sull'evoluzione di una base di partenza già ottima e affermata ben oltre il recinto delle console.

La scommessa di Xbox Series X è da questo punto di vista quella di chi ha grande fiducia nei propri mezzi e nel lavoro svolto fin dalla seconda edizione del controller dell'Xbox originale, quello seguito al (secondo molti ma, nostalgicamente, non a detta di chi vi scrive) Duke per intenderci, e di chi sa che, con un paio di ritocchi, la perfezione è davvero alla portata di mano. È pertanto che, con il nuovo controller made in Redmond, non parliamo di una dimensione totalmente inedita del gaming ma di un upgrade palpabile che alza la qualità della vita nell'ecosistema Xbox – esattamente quello a cui punta lo stesso parallelepipedo da 12 teraflops.

Qualità della vita

Nonostante manchi la rivoluzione di un feedback aptico o di un grilletto adattivo, Microsoft ha lavorato estremamente di fino per accertarsi che il suo controller raggiungesse una forma molto vicina a quella finale, grazie a ritocchi quasi impercettibili ad un occhio poco attento ma che alzano l'asticella assicurandosi al contempo di non lasciare nessuno indietro in un ricco ecosistema fatto ormai di PC, console e mobile.

Novità di grosso spessore sarebbero state infatti difficili da convogliare, ad esempio, attraverso un cloud gaming su Android — pensiamo ad un cambio radicale del funzionamento della vibrazione come su DualSense o appunto i grilletti programmabili dagli sviluppatori, che non a caso Sony sta limitando alle versioni PS5 di titoli cross-gen come Marvel's Spider-Man Miles Morales. È dunque vero che non si avvertiva il bisogno di una rivoluzione, ma lo è altrettanto che il buon senso e la voglia di aprirsi a nuovi mercati su cui non si vuole gravare eccessivamente in termini economici — ti abboni e basta, sei pronto a giocare sul tuo smartphone — alla fine hanno prevalso su particolari concessioni alla creatività.

L'evoluzione si è tradotta in dettagli come l'adozione di un corpo unico che, rispetto alle precedenti versioni del controller, adesso non prevedono una scalanatura tra la parte centrale e la porzione in alto in cui si risiede il pulsante Xbox. In un primo momento, quel gradino accomodato tra i due tasti View e Menu era un modo per richiamare visivamente la discesa del dito su quel tasto, che avrebbe dovuto “accompagnare” quasi fisicamente un input dal controller alla console, ma adesso si è ritenuta questa funzionalità assorbita e rinunciabile nella nuova versione.

Per cui, il corpo del controller di Xbox Series X è completamente piatto, e questa trovata non è soltanto estetica – peraltro, spiazza alquanto vedere la superficie tanto liscia, in un primo momento – ma pure funzionale, dal momento che ha consentito agli ingegneri di Microsoft di tagliare le dimensioni del dispositivo, in maniera forse abbastanza difficile da rilevare ad occhio nudo ma percepibile, una volta assunto il comando.

Le impugnature sono adesso più strette, col risultato che il controller appare un tantino più alto in modo da rendere più semplice la raggiungibilità sia dei tasti frontali che dei dorsali, su Xbox One una delle pecche rispetto al controller di Xbox 360 che (anche) per questo ho continuato a preferire per buona parte dell'ultima generazione. La differenza è tutt'altro che di poco conto e non esclusivamente per i giocatori dalle mani più piccole, poiché in una sola mossa aumenta il fattore della comodità in modo esponenziale a confronto con le prime varianti dalle componenti tutte un po' slegate le une dalle altre per distinguerne più marcatamente le funzionalità.

Un segnale del cambiamento è dato anche dal passaggio dalle finiture cromate (la scalanatura, i dorsali e grilletti, la croce direzionale) a quelle interamente opache: questo non è più un controller che vuole ostentare funzionalità ma metterle in pratica nella maniera più precisa possibile, in una fase in cui ormai è stato abbastanza tempo in circolazione da poter sostituire la sostanza all'immagine.

La rinuncia alle cromature ha permesso l'adozione di texture sul retro del controller, come già visto in alcune delle versioni finali della generazione di Xbox One, e persino sul grilletto e sulla loro legatura con i dorsali. Da un punto di vista funzionale, questo sblocca un nuovo livello di aderenza tra le mani e il controller, rimuovendo nei fatti ogni scivolosità incontrata sia al primo accenno di sudore che soprattutto con l'utilizzo estensivo nei mesi o negli anni, quando la superficie del controller viene consumata al punto da non produrre quasi più attrito.

Piccoli accorgimenti come questo allungano la vita del dispositivo e, sotto il profilo invece delle pure sensazioni, restituiscono l'idea di un prodotto premium più massiccio da stringere tra le mani, non una periferica-giocattolo come se ne trovano tante ma un accessorio con una propria identità ben distinta al tatto; un risultato molto difficile da raggiungere per un pad che aveva scelto di ridurre le sue dimensioni.

E, visto che sono temi caldi grazie all'ascesa del DualSense, è bene notare come anche il controller Xbox sia un porto felice per vibrazione e grilletti. Su questa nuova versione abbiamo potuto notare come i tasti LT e RT oppongano leggermente più resistenza rispetto ai modelli precedenti, per restituire una sensazione di maggiore pesantezza del gesto solitamente associato a quei comandi (uno sparo o una corsa), mentre titoli appartenenti allo stesso genere come Dirt 5 e Forza Horizon 4, che abbiamo provato aggiornati per la next-gen, testimoniano usi piuttosto diversi della tecnologia rumble adottata.

Nel gioco di Codemasters possiamo vedere come il grilletto sinistro venga stimolato ogni volta che il motore scende di giri in seguito ad una nostra frenata e quello destro ad ogni cambio di marcia a salire (gli impulse trigger hanno fatto il loro debutto su Xbox One), mentre in quello di Playground Games abbiamo visto una stimolazione molto più decisa nella parte bassa del device, a riprova di un'elevata e variegata programmabilità degli input assegnabili a questa tecnologia forse non dell'ultima ora ma con ancora ampi margini di soddisfazione.

È rimasta immutata la situazione sotto il profilo dell'alimentazione: il nuovo controller è munito di un vano per batterie AA, le classiche stilo, e non ha abbracciato la soluzione con batterie al litio integrate di Sony, suscitando un certo scalpore dal momento che si tratta di un'opzione apparentemente alquanto di bassa qualità.

Mentre anche noi preferiamo la batteria al litio, se non altro per una questione di comodità (il pensiero di sollevare le terga per andare a comprarle ogni volta in negozio per poi doverle smaltire non ci esalta), è vero che con le stilo incluse nella confezione abbiamo giocato due settimane ad alta intensità, aggirando rischi di difettosità delle batterie eventualmente integrate e il loro fisiologico deterioramento nel tempo. Inoltre, è ancora possibile acquistare il Play & Charge Kit a parte, con un cavo USB — attenzione, questa versione utilizza lo standard USB di tipo C — e la tanto agognata batteria al litio.

Controller di Xbox Series X: le novità

Microsoft non si è limitata al compitino, comunque, e ha pensato bene di apportare alcuni cambiamenti sostanziali rispetto al controller proposto su Xbox One. In primis, ha riconosciuto un trend imposto dal competitor nella generazione di PlayStation 4, quello del tasto Share, ed è stata abbastanza sveglia da integrarlo anche nella nuova versione del suo dispositivo di controllo.

Diversamente da quello di PS4, il tasto Share di Xbox Series X è inserito al centro, sotto i pulsanti Menu e View; una posizione insolita per noi che siamo stati abituati a scattare foto premendo un tasto appena sotto L1 sulla console di Sony e che ha richiesto qualche giorno di abitudine per raggiungere una soglia di comodità – il segreto è capire che non bisogna più usare la mano sinistra ma la destra per premerlo, “switch” sbloccato dalle levette analogiche asimmetriche.

La primissima sensazione è quella di un pulsante aggiunto alquanto palesemente a latere su un dispositivo che non era stato progettato per includerlo, ma è di certo quella la migliore posizione possibile su un controller Xbox, con la quale acquisiremo naturalezza soltanto una volta che avremo assimilato l'esistenza di quel tasto e la possibilità di prendere Xbox Series X come una macchina dalla quale poter scattare foto – Xbox One l'abbiamo scartata a priori per quasi un decennio vista la complessità del meccanismo, ma siamo estremamente contenti del cambio di marcia su una funzionalità che ci ha conquistato.

Il sistema è di certo perfettibile: lo scatto si produce in una notifica abbastanza fastidiosa (di base doppia, poiché lo screenshot viene prodotto e condiviso subito su Xbox Live, ma potete disabilitare lo step aggiuntivo) e con una posizione centrata in basso allo schermo come per gli Achievement, che spesso copre i sottotitoli durante una conversazione e rischia di farvi perdere i dialoghi in una scena d'intermezzo. Da questo punto di vista, l'elemento di notifica dovrebbe essere più discreto, come sulla già menzionata PlayStation 4. Non ci entusiasma che la risoluzione dello scatto sia legata alla risoluzione della console e non la si possa stabilire a parte, ovvero non si può giocare in 4K e catturare a 1080p, e questo comporta screenshot dal peso importante sempre sui 15mb in media non leggerissimi da caricare.

Il tasto Share è programmabile per una qualunque funzionalità disponibile ma di base premendolo si scattano foto e tenendolo premuto si catturano video dall'ultimo minuto di giocato; per far partire registrazioni si passa invece dal menu come su Xbox One, con la possibilità di allungarle collegando un HDD esterno con lo standard rigorosamente USB 3.0 (da questa voce, di base, i minuti sono due).

Per foto e video ci siamo ritrovati di nuovo ad usare OneDrive perché l'esperienza di condivisione dalla console rimane sempre piuttosto macchinosa, figlia di un sistema operativo scalato anche sulla console ormai old-gen che non dispone di un tasto preposto; in nostro aiuto, se non altro, interviene la nuova app Xbox che rileva immediatamente tutto quello che caricate su Xbox Live e vi permetterà di condividere questi contenuti tramite tutti i social che avrete installati sul vostro smartphone o tablet (finalmente anche Facebook, sì).

Nel complesso siamo abbastanza delusi dalla qualità della registrazione delle clip: il bitrate è ancora basso come su Xbox One X e ad ora non abbiamo rilevato differenze sensibili rispetto alla console mid-gen lanciata nel 2017. Sui giochi a 60fps e/o dall'elevato tasso di movimento, come Forza Horizon 4, i colori ne sono risultati bruciati anche con HDR disabilitato di sistema (nonostante avessimo già ripreso in SDR, e non sappiamo se questa problematica sarà risolta prossimamente), mentre coi giochi bidimensionali o poco stressanti per le componenti interne la cattura è dignitosa ma comunque molto simile rispetto alla precedente console. Pensavamo che l'upgrade avrebbe allontanato la necessità di una scheda di acquisizione per estrarre buone immagini e video dalle console next-gen ma, a quanto pare, il focus è su altri aspetti.

La croce direzionale è, infine, il secondo elemento di novità sul controller di Xbox Series X. Si tratta di un d-pad a 8 vie ereditato dal controller Elite, nella fattispecie, e portato sulle versioni regolari del pad dopo l'apprezzamento della community testimoniato sui due modelli premium. La differenza sostanziale è l'inserimento di un cuscinetto al di sotto della croce direzionale, che fa in modo che il dito del giocatore sia “accompagnato” nella selezione delle vie intermedie tra le assi verticali e orizzontali, e dunque sia più facilmente riconoscibile il punto esatto della pressione.

Quando parliamo di riconoscibilità ci riferiamo anche all'aspetto sonoro della pressione, dal momento che ogni tocco sulla croce direzionale è accompagnato da uno scatto simile a quello di una tastiera meccanica, che vi farà capire subito che l'input sarà andato a buon fine. In tal senso, la scelta di passare a questo nuovo d-pad, per quanto dovrà essere verificata sul lungo termine, dovrebbe far piacere anche agli appassionati e agli esperti di picchiaduro o platform molto esigenti, poiché, per quanto simile concettualmente a quella di Xbox 360, qui abbiamo valori produttivi assai superiori.

Il cuscinetto sottostante ai tasti direzionali è adesso molto più sottile, il che evita il fastidioso effetto di galleggiamento dei controller della generazione Xbox 360, e i tasti in sé, piacevolmente rigidi, risultano vicini ai punti di contatto, per cui la ricezione del comando è pressoché immediata. Suonerà poco “pro”, ma siamo tornati ad usare la croce direzionale dopo anni in un menu proprio perché il feedback che ci ha restituito quella del nuovo controller Xbox è molto gradevole già dalla navigazione.

In conclusione

Il nuovo controller Xbox è l'incarnazione della filosofia gaming di Microsoft, in cui si parla di evoluzioni e non più di rivoluzioni nel passaggio da una generazione all'altra. Implementando alcuni calibratissimi ritocchi, la casa di Redmond ha puntato alla realizzazione di un dispositivo che ottimizzasse le iterazioni precedenti, abbracciando le richieste della community e al contempo i perfezionamenti ingegneristici che hanno introdotto cose che ancora non sapevamo di volere, come una forma più raccolta del dispositivo. I destinatari non sono soltanto Xbox Series X e la next-gen, ma anche un intero ecosistema che adesso saprà dove guardare quando sarà alla ricerca del meglio in circolazione.

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