Con Game Pass non possiedi nulla e devi anche sbrigarti a giocare

Siete sicuri che avete bisogno di un abbonamento che userete per meno della metà del suo effettivo potenziale?

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Non smetterò mai di incensare Game Pass e il modo in cui questo servizio sta di fatto ponendo le più solide basi possibili per una fruizione futura del videogioco che è destinata a cambiare per sempre. Ciò che dico continuamente a me stesso, e che ho dichiarato più volte in diretta, è sempre la solita frase: se ci fosse stato durante il mio periodo adolescenziale, sarei stato il ragazzino più felice del mondo e forse avrei perso di vista tante priorità di vita.

D'altra parte, con tutto il tempo a disposizione che si ha a quell'età, avere centinaia di giochi tutti insieme significa automaticamente (almeno per me) volerli provare a finire tutti, perché sono sempre stato curioso, vorace e motivato a non rimanere mai indietro. Oggi la mentalità non è di certo cambiata, ma il tempo e gli impegni decisamente sì. Non vi nascondo che togliermi ore di sonno ed essere diventato una sorta di Tetris umano con molteplici incastri non può comunque bastare, per recuperare tutto ciò che esce in un mercato traboccante di idee e iper prolifico (anche se questo è il tuo mestiere).

Game Pass sta aiutando un po' tutti gli appassionati a giocare e scoprire ciò che è rimasto nel backlog per cause di forza maggiore, scelte personali, motivi economici, di tempo e persino di gusti. Chi con pregiudizio aveva saltato a priori certi titoli, poi se li è ritrovati sul Game Pass e gli ha dato una chance, talvolta rendendosi conto di come era stato poco lungimirante a liquidare con troppa sufficienza opere che in realtà si sono rivelate autentiche sorprese.

Eppure non è tutto oro ciò che luccica, e Microsoft deve assolutamente migliorare in tanti aspetti ancora poco convincenti.

Game Pass, provare di tutto e non avere nulla

Game Pass ha senza dubbio dimostrato coi fatti come arrivare al successo anche con ID@Xbox, rendendo ancora più profittevole una fetta del mercato indipendente con guadagni da parte degli sviluppatori di oltre 2,5 miliardi di dollari. Molti giochi che prima non venivano considerati, o che semplicemente nemmeno si conoscevano, stanno avendo adesso maggiori possibilità di arrivare al grande pubblico: i risultati piuttosto evidenti hanno fatto segnare un raddoppio netto degli introiti negli ultimi tre anni, ai quali si aggiunge un nuovo e fruttuoso modello di monetizzazione offerto dalla piattaforma ideata da Microsoft.

Il mercato digitale sta al contempo abbattendo anche le ultime barriere di resistenza erette dai giocatori della vecchia scuola, ancora molto legati all'oggetto fisico, all'idea di collezionismo e al possesso del videogioco come bene privato. Sappiamo bene che questo concetto, negli anni, è andato via via sfumando, perché si è passati da console come pezzi di hardware da rispolverare anche vent'anni dopo (obsolescenza permettendo) a macchine legate a servizi e negozi online che possono d'improvviso salutarvi per sempre. Comprare giochi significa semplicemente acquistare una licenza d'uso, fruire del prodotto e probabilmente dimenticarsene per sempre quando il suo tempo raggiunge una fine ideale.

Idealmente è qualcosa di molto brutto e persino offensivo per le opere? Distrugge il concetto di valore affettivo? Sì a entrambe le domande, ma ormai va così. E soprattutto, nessuno può fare niente per invertire le tendenza: né i giocatori, né chi ha il potere di agire sul serio.

La catalogazione e la conservazione delle opere multimediali è solo una chimera, perché non si tratta di arte libera ma di prodotti di aziende con marchi, licenze e tutta una serie di questioni legali (anche problematiche) che rappresentano un garbuglio a cui nessuno vuole mettere mano né provare a regolamentare in qualche modo.

Guardate a tutti quei casi di giochi che finiscono nell'oblio e che abbiamo riportato prontamente su queste pagine, dimenticati per sempre e non più fruibili da nessuno. Creati, giocati da chi ha potuto e voluto amarli e destinati infine a essere dimenticati per sempre. Ma ora c'è il Game Pass e in futuro - scommettiamo - ci saranno altri servizi che fungeranno da aggregatori di videogiochi e da cataloghi da sfogliare, con giochi che verranno avviati ogni tanto per qualche minuto, magari spiluccandoli qua e là e poi lasciati lì al loro destino per passare alla prossima nuova ondata.

Ecco, abbandoniamo una volta per tutte la visione romantica d'opera d'arte da preservare a imperitura memoria e focalizziamoci proprio su com'è ormai considerato il videogioco persino dai produttori stessi: un prodotto da banco usa e getta che serve alle aziende solo per il profitto da mettere a bilancio in un anno fiscale. E poi, da questa incontrovertibile verità, facciamo un ragionamento su una criticità del Game Pass (di cui potete acquistare un abbonamento di tre mesi per PC su Amazon a questo link).

Giocalo di corsa, il tempo non attende i tuoi ritmi

Pagare un abbonamento come Game Pass dà modo di fare grandi abbuffate in stile all you can eat, concedendo al giocatore di lanciarsi a capofitto su tutto ciò che ha davanti ai propri occhi. Al netto di gusti personali e di una normale scrematura che ognuno farà, non esiste il tempo materiale per divorare tutto, e spesso non si ha nemmeno il giusto preavviso per capire quando quel gioco sparirà per sempre dal catalogo.

Nel mio caso (ma sono convinto che è successo anche a voi diverse volte) durante febbraio e marzo appena trascorsi non ho avuto modo di recuperare alcunché perché ero totalmente assorbito dalle innumerevoli uscite che si sono concentrate in un lasso di tempo sin troppo contenuto contenuto (ne ho parlato qui in modo molto critico).

Sono sempre stato un fan della serie Yakuza, ma sempre per motivi di lavoro e troppi impegni non sono riuscito a recuperare tutti i capitoli. L'approdo dell'intera saga su Game Pass è stato per me quel momento in cui ci si rende conto di avere la giusta occasione per colmare quella lacuna che non sopportavi di avere.

Stavo recuperando quel poco che mi mancava, ma poi quei due mesi clou mi hanno fatto mettere in pausa qualunque cosa stessi facendo. Risultato? Metà della serie è uscita fuori dal catalogo e tanti saluti.

La stessa cosa mi era successa con un jrpg che volevo portare a termine con calma e coi miei tempi, ma Game Pass non è di certo lì ad aspettare me o voi, e quindi c'è chi resta e c'è chi va. Pazienza se poi arrivano altri dodici giochi che non vi piacciono: l'importante è avere qualcosa che faccia sempre numero.

Ecco, proprio a tal proposito, ritengo che Game Pass debba mostrare chiaramente quando scadrà quel prodotto, esattamente come si fa col cibo e coi beni deperibili. Perché è questo che sono i videogiochi, no?

Oltre a sbandierare l'arrivo dei giochi in un determinato mese, che creano ovviamente più entusiasmo di qualche addio che ci sarà tra meno di una trentina di giorni, sarebbe giusto affiancare la dicitura che stabilisce entro quanto potrete giocarci ed eventualmente portarlo a termine. Se voglio recuperare quel gioco che è stato appena inserito tra un anno, magari perché nel frattempo sto ancora giocando a Elden Ring, Horizon: Forbidden West (potete acquistarlo su Amazon a questo link), Gran Turismo 7, Triangle Strategy e gli altri venti giochi che sono usciti in meno di quaranta giorni, talvolta non posso nemmeno farlo.

In conclusione

Allora perché sto pagando il mio abbonamento al Game Pass se i titoli che mi interessano sul serio nemmeno posso godermeli? Ve lo siete mai chiesto? Allo stesso modo, vi chiedete mai perché pagate gli altri abbonamenti o se vi servono davvero? Dico sul serio: volete giocare a dei giochi specifici o volete giocare a qualcosa perché tanto la scelta è ampia e prima o poi l'opera di vostro gusto la beccate sul serio?

Ci sono tanti tipi di giocatori, questo è evidente, e la risposta a questi interrogativi non è e non sarà mai univoca. Eppure tutto ciò dovrebbe farvi riflettere su come, nonostante tutti questi giochi a disposizione, sarete per sempre destinati a rimanere indietro. A non giocare ai giochi che avete davanti agli occhi. Ironicamente, siete davanti a una vetrina e avete la pia illusione che sia tutto vostro e a vostra disposizione, ma non è mai così.

Non riuscirete a giocare nemmeno a metà del catalogo. Non riuscirete a recuperare i giochi che pensavate di recuperare. Gioirete per quei titoli che stavano nel vostro backlog e che finalmente potrete scoprire, ma procrastinerete e d'improvviso non ci saranno più perché magari state dando priorità ad altro di più moderno e all'ultimo grido.

Mentirete a voi stessi dicendo che sì, in fondo non fa niente se quel gioco non c'è più: tanto posso scegliere tra altri dieci che comunque dai, non sono per niente male. Padroni del nulla e costantemente in corsa contro il tempo, mentre le opere passano di moda, si estinguono e pezzi di storia si perdono per sempre nell'oblio senza che voi siate mai stati testimoni di quel momento.