Perché il mondo di Fallout sembra fermo agli anni '50?

L'estetica della saga Fallout, serie TV compresa, ha incuriosito i nuovi fan: perché si è scelto di rappresentare il futuro come fossero gli anni '50?

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

C'è sicuramente un aspetto che incuriosisce molti, legato al franchise di Fallout, e sono le sue scelte in termini di estetica.

Sappiamo che la saga — dalla serie TV ai videogiochi — è infatti ambientata in un futuro lontano, considerando che la Grande Guerra nucleare si verificò nel solo 23 ottobre 2077, e spesso i giochi si muovono anche cento o duecento anni dopo quel momento.

Eppure, tutto ciò che ci troviamo intorno sembra fermo agli anni '50 in termini di estetica, gusto, stile, perfino tecnologie come la televisione e gli elettrodomestici.

Come mai e perché gli sviluppatori operarono questa scelta? I motivi, in realtà, sono diversi.

Una timeline alternativa

Per prima cosa, è importante sottolineare che la Terra e le questioni di politica internazionale raccontate da Fallout si svolgono in una timeline alternativa rispetto a quella reale.

Alcuni appassionati, avendo conosciuto la saga dalla serie TV, si domandavano se gli eventi si svolgessero proprio negli anni '50, ma non è così.

Nel mondo di Fallout, non si è mai andati al di là dell'estetica e delle tecnologie di quegli anni, ma non siamo più nel 1950. E ci sono delle differenze sostanziali con il nostro mondo: in quello retrofuturistico di Fallout, ad esempio, la Guerra Fredda non è mai finita e il blocco orientale è peraltro rappresentato dalla Cina e non dall'URSS, in una nuova declinazione del conflitto che proprio nei veri anni '50 arrivò all'esasperazione.

Come nacque l'idea

Come vi abbiamo raccontato nella nostra retrospettiva della saga, l'idea nacque dalla mente di Leonard Boyarsky, uno degli autori del primo Fallout, che intanto che andava a incontrare i colleghi rimase bloccato nel traffico a causa di un'incidente e, mentre intanto rifletteva sulla possibile ambientazione del videogioco, si domandò come sarebbe stato rappresentare un futuro come quello che avrebbero potuto immaginare le persone negli anni '50.

Così, la sua idea divenne realtà e l'universo di Fallout venne riempito di tecnologie future avanguardistiche — pensiamo anche agli assistenti robot intelligenti! — intrappolate in un'estetica che sembrerebbe obsoleta.

Perché gli anni '50: la Guerra Fredda e la satira nucleare

Sebbene Fallout abbia spesso dei toni quasi surreali nei suoi risvolti comici, complice anche l'uso della musica (ovviamente anni '50 anche lei), in realtà la saga parla in modo dissacrante di diversi temi, proponendo riflessioni politiche di peso e una satira feroce contro l'esaltazione del nucleare che si visse nel corso della Guerra Fredda.

La Guerra Fredda è il periodo storico iniziato (nella nostra timeline) dopo la Seconda Guerra Mondiale e terminato solo con la caduta dell'URSS. Fu un periodo in cui il blocco occidentale (capeggiato dagli USA) e il blocco orientale (il cui punto di riferimento era l'URSS) si affrontarono mostrando i muscoli a distanza. Dalla corsa nello spazio a, soprattutto, la corsa agli armamenti — che dopo il termine della Seconda Guerra Mondiale divennero nucleari. 

Fu l'epoca in cui si svilupparono teorie come la distruzione mutua assicurata e il deterrente nucleare: secondo queste, se un Paese dovesse attaccare l'altro con un'atomica, dovrebbe sapere che l'avversario reagirebbe facendo altrettanto. Questo si tradurrebbe nella distruzione di entrambi, col risultato che quindi nessuno oserebbe mai usare davvero un'arma nucleare, fintanto che sa che anche l'altro potrebbe farlo.

L'immobilismo da deterrente nucleare, secondo il quale paradossalmente più atomiche ci sono più siamo al sicuro, perché nessuno avrebbe il coraggio di usarle, è alla base degli eventi di Fallout, dal momento che bombardamenti e rappresaglie nucleari sono ciò che distruggerà il pianeta nella Grande Guerra del 2077.

Mentre il mondo era convinto di vivere una fase florida negli anni '50, l'orologio dell'apocalisse segnava solo due minuti alla mezzanotte nucleare a causa della corsa agli armamenti.
La volontà di Fallout di dissacrare la credenza che costruendo a frotte armi di distruzione di massa saremmo stati tutti più al sicuro è insomma evidente. E, in merito agli anni '50, furono anni di ridente progresso, ma che condussero poi all'inizio degli anni '60 a momenti di crisi assoluta come il fallito tentativo di invasione della Baia dei Porci e la crisi missilistica cubana.

Secondo gli studiosi del Bulletin of the Atomic Scientists che stilarono l'orologio dell'apocalisse — un parametro secondo il quale più siamo vicini a mezzanotte, più è prossima l'apocalisse nucleare — nel corso degli anni '50 possiamo considerare che l'orologio fosse alle 23:58, ossia a soli due minuti dalla fine del mondo, in seguito alla nascita della bomba all'idrogeno e del test nucleare che polverizzò un atollo nel Pacifico.

Il mondo era insomma una polveriera pronta a esplodere e solo a partire dagli anni '6o in poi le potenze iniziarono a capire (ma a intervalli, considerando che le cose precipitarono di nuovo negli anni '80) il pericolo e a cercare accordi internazionali, come i successivi SORT e gli START, per la non belligeranza e il disarmo.

Fallout dissacra tutto questo, il suo orgoglio per la corsa nucleare e i nazionalismi distruttivi dell'epoca, sottolineando come l'esaltazione di questi valori sia praticamente affine a qualcuno che esalta la sua stessa estinzione.

L'apocalisse nucleare è rappresentata in modo brutale nella saga, nonostante i suoi toni a volte parodistici, e a quanto pare è avvenuta con ordigni talmente potenti che anche duecento anni dopo nell'universo di Fallout non c'è nessun segnale di ripresa del mondo così come lo conoscevamo.

La parodia del capitalismo anni '50

La scelta dello stile dell'ambientazione ricadde sugli anni '50 anche per la fiducia che si riponeva nel sistema capitalistico, che ebbe grande fortuna dopo la Seconda Guerra Mondiale, per il progresso futuro.

Questo, però, apriva le porte a delle storture che Fallout sottolinea in modo accecante: pensiamo ad esempio al gigante Vault-Tec che fa della possibilità di una devastazione nucleare un motivo di profitto, iniziando ad arricchirsi vendendo posti all'interno dei suoi vault antiatomici — che poi, peraltro, serviranno anche a scopi tutt'altro che affini alla sola protezione delle persone.

In pratica, idealmente, veniva venduta solo ai cittadini che potevano permetterselo la possibilità di salvarsi dalle bombe atomiche nascondendosi nei vault.

Chi non poteva permettersi un posto nel vault, poteva pure rimanere a morire sotto le bombe cadute per le "scaramucce" tra nazioni.

Il progresso e la fiducia nel futuro

Si scelsero gli anni '50 anche perché, appena terminata la Seconda Guerra Mondiale, negli USA si viveva una grande fiducia nel progresso, ora che si erano affermati come la superpotenza egemone — dopo aver mostrato i muscoli a Hiroshima e Nagasaki.

I cittadini americani vissero un periodo di benessere e ripresa dopo i terribili anni della Guerra che scossero soprattutto l'Europa ed era in generale diffuso un grande ottimismo, che però paradossalmente andava a braccetto con quell'egemonia raggiunta a colpi di armi nucleari.

Così, mentre la corsa agli armamenti si faceva concreta ed era all'ordine del giorno che USA e URSS minacciassero la guerra finale, si trattava in modo quasi grottesco di anni di grande avanzamento e di grandi speranze per il domani.

Fallout immagina allora il futuro proprio come lo immaginavano gli americani negli anni '50 — illuso, disconnesso dalla realtà, contraddittorio — motivo per cui anche le sue tecnologie, i suoi look e il suo gusto sono rimasti cristallizzati nello stile dell'epoca.

Un futuro di contraddizioni in cui il progresso di ridenti cittadine non può andare di pari passo con il tenersi pronti a premere il "bottone" rosso delle armi di distruzioni di massa, con la convinzione che per via della distruzione mutua assicurata nessuno sarebbe mai disposto a compiere il primo passo.

Nel mondo di Fallout, qualcuno il primo passo lo ha compiuto (ne abbiamo parlato qui). E il resto lo conosciamo.