Quando uscì nelle sale nel 2012, ParaNorman confermò definitivamente la reputazione dello Studio Laika come una delle realtà più innovative nel mondo dell’animazione. Diretto da Sam Fell e Chris Butler, il film segue Norman Babcock, un ragazzino con un dono speciale: riesce a vedere e parlare con i fantasmi. Questo potere, che lo isola dai coetanei, diventa però la chiave per salvare la sua città da un’antica maledizione che risale a un processo alle streghe.
Al di là della trama avventurosa, ParaNorman è una vera e propria dichiarazione d’amore al cinema di genere, ma anche una straordinaria dimostrazione di quanto la stop-motion possa ancora sorprendere nell’epoca della CGI. Dietro le quinte si nascondono scelte artistiche e tecniche che rendono questo film unico. Ecco cinque curiosità che rivelano il perché.
Il film, candidato agli Oscar 2013 come Miglior film d’animazione, tornerà in sala, distribuito in esclusiva in Italia da Nexo Studios, in una nuova versione rimasterizzata, sia in 2D che in 3D, accompagnato da un inedito cortometraggio animato in CGI. L’appuntamento è fissato per un evento speciale dal 23 al 26 ottobre.
Cultura POP è media partner dell'evento. L’elenco delle sale e prevendite sono disponibili su nexostudios.it.
La rivoluzione della stampa 3D: 31.000 espressioni per un solo film
Una delle innovazioni più eclatanti di ParaNorman fu l’uso esteso della stampa 3D a colori per i volti dei personaggi. Prima di questo film, la stop-motion si basava su tecniche tradizionali: gli animatori modellavano a mano o scolpivano resine e siliconi per ogni espressione. Con Coraline (2009), sempre di Laika, si era già sperimentata la stampa 3D, ma in maniera limitata.
Con ParaNorman, lo studio decise di spingersi oltre: Norman da solo disponeva di più di 8.800 volti stampati in 3D, che combinati tra loro permettevano di ottenere circa 1,5 milioni di possibili espressioni facciali. In totale, il film impiegò oltre 31.000 facce stampate.
Questa tecnologia garantì una gamma espressiva incredibilmente ricca, con micro-variazioni in grado di rendere emozioni sottili come la timidezza, la paura o l’ironia. La scelta non fu solo estetica: lo scopo di Laika era dimostrare che la stop-motion, pur mantenendo un’anima artigianale, poteva sfruttare le nuove tecnologie per raggiungere livelli di realismo e fluidità mai visti prima.
Pupazzi record: Norman aveva più pezzi di un set Lego gigante
Dietro ogni fotogramma di ParaNorman si cela un lavoro titanico di costruzione. Lo Studio Laika realizzò 178 pupazzi unici, ciascuno con scheletri interni in metallo e resina per garantire stabilità e mobilità. Norman, il protagonista, da solo aveva oltre 20.000 parti facciali intercambiabili, che venivano fissate con piccoli magneti per permettere il cambio rapido sul set.
Un dettaglio impressionante riguarda i capelli: per Norman furono necessari circa 150 fili di fibra sintetica, ognuno lavorato a mano e reso flessibile grazie a un sistema di fili metallici. Questo permetteva di animare la chioma in modo dinamico, rendendo il movimento più naturale possibile.
Il lavoro sui pupazzi fu talmente meticoloso che in alcuni casi servivano mesi solo per preparare un personaggio secondario. Ad esempio, per il bullo Alvin furono creati modelli con articolazioni rinforzate, visto che il personaggio compie movimenti più bruschi rispetto agli altri.
Tre anni di riprese per pochi secondi di magia
L’animazione in stop-motion è famosa per i suoi tempi biblici, ma ParaNorman portò questa sfida a un livello estremo. La produzione durò quasi tre anni effettivi, con circa 350 persone coinvolte, tra animatori, scultori, tecnici e artisti.
Per dare un’idea della complessità: gli animatori riuscivano a realizzare in media 2-3 secondi di film al giorno. Alcune scene particolarmente complicate, come la sequenza dell’inseguimento in auto, richiesero settimane di lavoro per arrivare a pochi minuti sullo schermo.
La lavorazione fu così impegnativa che Laika dovette costruire 52 set diversi all’interno dei propri studi, ognuno dedicato a una sequenza del film. Alcuni di questi set erano enormi, come la città di Blithe Hollow, ricostruita in miniatura con strade, negozi e dettagli che il pubblico vede solo per pochi secondi. Ogni set era completo di illuminazione e accessori in scala, dai manifesti alle foglie sugli alberi, tutti realizzati a mano.
Un’estetica ispirata ai B-movie horror e al gotico americano
Il design visivo di ParaNorman è un tributo dichiarato al cinema horror di serie B degli anni ’50 e ’60, ma anche alle atmosfere gotiche americane. Chris Butler, co-regista e sceneggiatore, era un grande appassionato di film come La notte dei morti viventi.
Questo amore per l’horror emerge in ogni dettaglio: le case storte, i colori smorzati, i corpi volutamente sproporzionati dei personaggi. L’idea era creare un mondo che sembrasse al tempo stesso familiare e disturbante, quasi come se fosse filtrato attraverso un incubo infantile.
Anche le creature sovrannaturali non sono mai puramente spaventose: i fantasmi hanno tratti caricaturali e persino teneri, in linea con l’umorismo nero che attraversa il film. In questo modo, ParaNorman si posiziona a metà strada tra il cinema gotico e l’animazione per famiglie, con un’identità visiva unica che ha contribuito al suo status di cult.
Inclusione e coraggio narrativo: il primo film per famiglie con un personaggio gay dichiarato
Se dal punto di vista tecnico ParaNorman fu rivoluzionario, dal lato narrativo non fu da meno. Una delle scelte più sorprendenti fu l’introduzione di Mitch, fratello maggiore di Courtney, come primo personaggio apertamente gay in un film d’animazione mainstream per famiglie. La rivelazione arriva in una battuta finale, pronunciata con naturalezza, senza clamore o stereotipi.
Per Laika si trattò di una scelta consapevole: inserire un elemento di inclusività in un film destinato anche a un pubblico giovane, senza renderlo un “tema” ma parte integrante della realtà. La critica accolse positivamente questa decisione, lodandone la normalizzazione e il coraggio, mentre alcuni settori conservatori tentarono di sollevare polemiche.
Al di là della questione LGBTQ+, ParaNorman affronta con intelligenza anche altri temi forti: l’emarginazione, il bullismo, la paura del diverso e il peso dei pregiudizi. Proprio questi contenuti hanno reso il film molto più di una semplice commedia horror per ragazzi: una riflessione universale sull’accettazione e sulla tolleranza.