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Pro
- Adattamento fedele ma accessibile di un classico della letteratura giapponese
- Disegni raffinati che uniscono eleganza shōjo e cura storica
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Contro
- Ritmo lento che potrebbe risultare ostico a chi cerca una narrazione più dinamica
- Complessità dei personaggi femminili che rischia di confondere i lettori meno esperti
Il Verdetto di Cultura POP
J-POP Manga porta per la prima volta una gemma assoluta dei manga di target shojo. Si tratta de La Storia di Genji di Waki Yamato ovvero uno degli adattamenti più celebri e riusciti dell'omonimo capolavoro della letteratura giapponese firmato da Murasaki Shikibu. Pubblicato originariamente tra il 1980 e il 1993 e poi raccolto in volumi, questo lavoro si propone di trasporre in chiave visiva un’opera considerata il primo “romanzo” della storia mondiale, datato XI secolo.
Di cosa parla La Storia di Genji
La Storia di Genji: il Principe Splendente tra amore e destino si apre a corte, in un contesto dove le gerarchie politiche e le convenzioni sociali scandiscono ogni gesto. Hikaru Genji, il cosiddetto Principe Splendente, è figlio dell’imperatore e di una concubina amatissima ma priva di un rango tale da assicurare al bambino un futuro stabile. La sua bellezza straordinaria lo rende subito una figura ambigua: predestinato a grandi passioni, ma vulnerabile alle invidie e agli intrighi di palazzo.
Proprio per queste tensioni, Genji viene privato del diritto al trono e gli viene conferito un titolo minore, che lo colloca a metà tra la nobiltà e un destino più libero, ma anche più fragile. Da qui inizia il percorso che il primo volume mette in scena: l’adolescenza e i primi turbamenti amorosi di Genji. Il carattere seducente ma tormentato del protagonista lo porta a passioni segrete e soprattutto ad amori proibiti che lo segnano profondamente.
Fra questi c'è la relazione tra Genji e Fujitsubo, una delle consorti dell’imperatore, donna di una bellezza eterea che richiama quella della madre perduta troppo presto. Il loro amore impossibile diventa subito il cuore tragico della narrazione, carico di desiderio, rimorsi e conseguenze politiche. Parallelamente emergono altre figure femminili, come Aoi, moglie ufficiale di Genji, e le giovani dame di corte che ruotano intorno a lui, in un mosaico di affetti e rivalità.
La Storia di Genji: un drama raffinato ma ancora attuale
Waki Yamato riesce a rendere accessibili al lettore contemporaneo i palazzi della corte Heian, le cerimonie, gli scambi epistolari e le regole ferree della società aristocratica intrecciandoli con una storia che, pur antichissima, parla ancora oggi di amore, desiderio e potere permeati da dinamiche che risultano sorprendentemente vicine al modo in cui li percepiamo oggi.
La Storia di Genji è un drama storico raffinato, intriso di bellezza e tragedia, che lascia già intravedere la complessità del destino del Principe Splendente.
Centrale è il tema dell’amore proibito: Genji e Fujitsubo incarnano una tensione eterna, quella tra passione e dovere. Il loro rapporto, al tempo stesso poetico e drammatico, ricorda da vicino le dinamiche dei moderni dorama giapponesi o coreani, che spesso mettono al centro relazioni tormentate da differenze sociali o vincoli familiari. Yamato sa sottolineare la dimensione emotiva di questa passione con sguardi, pause e dettagli che sembrano anticipare le regie raffinate delle serie TV contemporanee.
Accanto a questo si sviluppa il tema del destino e della caducità. Genji è un personaggio bellissimo e seducente, ma segnato da una malinconia sottile: la sua stessa nascita lo condanna a un percorso instabile, e ogni legame che costruisce sembra destinato a essere effimero, come i fiori di ciliegio che sbocciano e sfioriscono in un battito di vento. Questo richiamo alla transitorietà è tipico della cultura giapponese classica, ma trova ancora oggi un’eco potente nel modo in cui viviamo amori e fallimenti.
I personaggi femminili hanno un ruolo fondamentale: non sono semplici comparse, ma figure che incarnano sfumature diverse di amore e desiderio. Fujitsubo rappresenta l’amore ideale ma irraggiungibile, Aoi l’amore imposto e doveroso, altre donne ancora l’amore effimero o la passione giovanile. In questo intreccio, Genji appare non solo come seduttore, ma come uomo intrappolato in un mosaico emotivo soverchiante.
Ciò che sorprende è la capacità di Yamato di rendere il racconto ancora freschi: gli intrecci amorosi, i segreti di corte, i conflitti interiori e le ambiguità morali sono elementi che risuonano forti anche nella cultura pop moderna. In questo senso, La Storia di Genji dimostra come un testo di mille anni fa possa ancora parlare al presente. Yamato ne estrae l’essenza e la traduce in una lingua visiva immediata, senza tradire la profondità del materiale originale. Il risultato è un’opera che si colloca a metà tra il classico letterario e il drama sentimentale moderno, capace di emozionare lettori di ogni generazione.
Eleganza shōjo al servizio del classico
Se la trama e le tematiche rendono La Storia di Genji affascinante, è soprattutto la componente visiva a trasformarla in un’esperienza unica. Waki Yamato, maestra dello shōjo manga, mette in campo uno stile che unisce l’eleganza formale a una grande attenzione al dettaglio, perfettamente in linea con il tono dell’opera originale.
Il tratto di Yamato è delicato, fluido, con volti dai lineamenti allungati e sguardi espressivi che catturano immediatamente l’attenzione. I personaggi sembrano sospesi tra la realtà e l’etereo, proprio come richiede una storia ambientata in una corte nobiliare permeata di ritualità e simbolismo. Genji è raffigurato come un uomo di bellezza straordinaria, con lunghi capelli corvini e tratti aggraziati, mentre le dame di corte sono rese con abiti sontuosi e pose composte, che trasmettono la raffinatezza dell’epoca Heian.
La cura per i costumi e gli ambienti è uno degli elementi peculiari del manga. La Yamato non si limita a illustrare gli abiti o i palazzi, ma li utilizza per amplificare il tono emotivo delle scene: un kimono dai motivi floreali diventa un segno del carattere di chi lo indossa, un corridoio in penombra riflette il senso di malinconia di un incontro proibito. È una resa visiva che va oltre il mero decorativismo, trasformando l’estetica in parte integrante della narrazione.
Particolarmente notevole è l’uso degli spazi bianchi e delle composizioni verticali, tipiche dello shōjo anni 80. Le tavole respirano, alternando momenti di intensità drammatica a pause contemplative, quasi poetiche. Questo ritmo visivo permette al lettore di entrare nello stato d’animo dei personaggi, cogliendo sfumature che un testo da solo non potrebbe restituire.
Rispetto ad altri manga dello stesso periodo, La Storia di Genji si distingue per una certa ricercatezza grafica: laddove molti shōjo puntavano soprattutto sull’emozione immediata, la mangaka lavora per mantenere un equilibrio tra leggibilità e fedeltà storica. Non si tratta di un manga didascalico, ma di un’opera che valorizza le atmosfere classiche con un’estetica coerente e senza tempo.