Ci sono film che si ricordano per la trama, altri per i personaggi. Ritorno al Futuro si ricorda per tutto, per la magia di un'esperienza unica e universale e non solo di fantascienza. Ma anche la colonna sonora... be', merita senza dubbio di essere menzionata a dovere, nell'importanza di tutto ciò che è stato creato e scelto per rendere Back to the Future, quello che conosciamo.
Dalla prima esplosione orchestrale di Alan Silvestri alle note incandescenti di Johnny B. Goode, la trilogia di Robert Zemeckis ha trasformato la musica in un elemento narrativo tanto importante quanto la DeLorean o l’orologio della piazza. Nel mondo di Marty McFly, ogni accordo è un viaggio nel tempo: dal rock ribelle degli anni ’50 al sintetizzatore degli anni ’80, la colonna sonora è un ponte emotivo tra epoche, generazioni e linguaggi musicali.
Ritorno al Futuro tornerà sul grande schermo: il 21 ottobre, giorno simbolo della saga, Marty McFly, Doc Brown e la mitica DeLorean faranno rivivere a fan di tutte le età le emozioni di un classico intramontabile. Il 21 ottobre infatti non è una data qualsiasi: è il giorno in cui Marty viaggia nel tempo nel secondo capitolo della trilogia e, dal 2015, è la giornata mondiale delle celebrazioni dedicate alla saga. Per l’occasione, Nexo Studios invita tutti a presentarsi al cinema con outfit ispirati al film (gilet rosso, camice da scienziato, Nike Mag): l’obiettivo è creare il più grande raduno di fan in Italia. Le foto condivise con l’hashtag #RitornoAlFuturoDay40 entreranno nei canali social ufficiali di Nexo Studios.
Elenco delle sale e prevendite disponibili su nexostudios.it. Cultura POP è media partner dell'evento.
Alan Silvestri: costruzione di una colonna sonora epica
Quando Zemeckis scelse Alan Silvestri come compositore, aveva bisogno di qualcosa che fosse più di un accompagnamento: voleva una firma sonora capace di rendere il tempo un personaggio. Silvestri rispose con un tema maestoso, che fondeva la potenza sinfonica classica con l’immediatezza del cinema d’avventura. Le prime note, scandite da ottoni e percussioni, evocano grandezza e rischio, ma anche una leggerezza quasi ironica, perfetta per un film che alterna suspense e comicità.
La partitura di Silvestri è più di una colonna sonora: è un motore emotivo. Ogni variazione accompagna l’evoluzione di Marty e Doc Brown, adattandosi ai diversi momenti storici senza mai perdere identità. Nei tre film, Silvestri alterna il leitmotiv orchestrale principale – il celebre tema che esplode quando la DeLorean sfreccia a 88 miglia orarie – a passaggi più intimi, malinconici, o addirittura ironici, come quelli che accompagnano le disavventure del giovane McFly nel 1955.
Il risultato è un equilibrio perfetto: una musica che non racconta solo l’azione, ma la memoria. Ogni volta che il tema principale ritorna, lo spettatore non sente solo un brano epico: rivive il viaggio, l’amicizia, il rischio, e quella sensazione di meraviglia che solo Ritorno al Futuro riesce a generare.
Johnny B. Goode: la nascita del rock… e di un paradosso
Il momento musicale più iconico del film non arriva da un’orchestra, ma da una chitarra elettrica. Quando Marty sale sul palco del ballo scolastico “Incanto sotto il mare”, nel 1955, e inizia a suonare Johnny B. Goode, non sta solo salvando la serata dei suoi genitori – sta inventando il rock ‘n’ roll prima che nasca.
La scena è un piccolo capolavoro di metacinema: il futuro che influenza il passato, l’adolescente degli anni ’80 che diventa la scintilla della rivoluzione musicale degli anni ’50. La performance di Michael J. Fox, sincronizzata sulla voce e la chitarra del musicista Mark Campbell e del chitarrista Tim May, è un omaggio al mito di Chuck Berry, ma anche una celebrazione della libertà creativa.
Quel brano, inserito in un contesto temporale impossibile, incarna il messaggio del film: la storia è una costruzione fatta di incontri fortuiti, errori e invenzioni. Marty non sa di cambiare il futuro, ma lo fa semplicemente esprimendosi. È il potere del rock, ma anche della giovinezza: ribelle, sfrontata e inconsapevolmente rivoluzionaria.
Il suono degli anni ’80: tra synth e nostalgia
Oltre al rock ‘n’ roll e alle orchestrazioni sinfoniche, Ritorno al Futuro è anche un film figlio degli anni ’80, e la sua colonna sonora riflette perfettamente quell’epoca. Brani come The Power of Love e Back in Time degli Huey Lewis and the News definiscono il ritmo e la personalità del giovane Marty McFly, con la loro energia da videoclip e la loro estetica da MTV.
Queste canzoni incarnano lo spirito ottimistico del decennio: l’idea che tutto sia possibile, che l’ingegno e la determinazione possano cambiare il destino. Non a caso, The Power of Love apre e chiude il film, fungendo da manifesto sonoro della saga. Nel contesto cinematografico degli anni ’80, in cui la musica pop stava ridefinendo l’identità dei film, Ritorno al Futurotrovò una formula perfetta: l’epica orchestrale del cinema classico fusa con l’energia moderna della musica commerciale.
Un mix immortale!
Ciò che rende immortale la musica di Ritorno al Futuro è il modo in cui riesce a tradurre il concetto di tempo in emozione. Le note di Silvestri non misurano solo i secondi che scorrono sul tachimetro della DeLorean: raccontano il battito dell’avventura di Marty e Doc, il respiro dell’amicizia e della costruzione di sé in ciascun film, il destino che cambia sulla base di quello che i protagonisti decidono di fare. Ogni ritorno del tema principale è un ritorno a casa, un cerchio che si chiude — come il viaggio di Marty, come il ciclo stesso del tempo. E solo al pensiero, ci vengono i brividi.
La musica in Ritorno al Futuro non accompagna la storia: la racconta. È il linguaggio invisibile che lega il passato al presente, l’orchestra alla chitarra, la memoria al sogno.
E forse, se ancora oggi quelle note ci fanno venire i brividi, è perché, in fondo, ci ricordano una verità semplice: non importa in che epoca viviamo — la musica è la nostra macchina del tempo.