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Libri e Fumetti

Il Primo Amore di Nezumi, recensione - yakuza e amore, combo letale

Non fatevi ingannare dal titolo: con Il Primo Amore di Nezumi, J-POP Manga porta in Italia un seinen insolito a metà fra Leon e Oldboy.

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Avatar di Domenico Bottalico

a cura di Domenico Bottalico

Staff Writer Cultura POP

Pubblicato il 11/08/2025 alle 16:30
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  • Pro
    • lettura non banale grazie alla giustapposizione di romanticismo e violenza
    • interessante dinamica fra Nezumi e Ao...
  • Contro
    • soluzioni grafiche un po' ripetitive nella prima parte del tankobon
    • ...che rischia però di essere tossica

Il Verdetto di Cultura POP

7
Il Primo Amore di Nezumi è un interessante seinen che fonde romanticismo e violenza in un mix insolito, drammatico e a tratti disturbante. Attenzione quindi, non fatevi ingannare dal titolo perché la lettura è una discesa nel mondo spietato della yakuza e dei suoi killer ma anche di una quotidianità tanto anelata quanto tossica nella sua drammatica evoluzione. 

J-POP Manga porta sugli scaffali delle fumetterie italiane Il Primo Amore di Nezumi, un interessante seinen firmato da Riku Oseto che fonde tensione psicologica, violenza e introspezione sentimentale. Il manga, in corso di serializzazione in Giappone e giunto al terzo tankobon, è stato nominato ai Next Manga Awards, Kono Manga ga Sugoi! e Kodansha Manga Award.

Di cosa parla Il Primo Amore di Nezumi

Nezumi non ha mai conosciuto l’affetto. Cresciuta in un ambiente spietato, è stata addestrata dalla yakuza sin dall’infanzia a essere un’arma umana: fredda, efficiente, letale. La sua vita si è sempre mossa su binari di violenza e obbedienza cieca, senza spazio per legami emotivi. Tutto cambia quando incontra Ao, un ragazzo ordinario, distante anni luce dal mondo criminale che ha plasmato la sua esistenza. Tra i due nasce un legame fragile e inaspettato, un sentimento che per Nezumi è tanto estraneo quanto travolgente: l’amore.

Le regole della strada e della malavita sono chiare: ogni debolezza si paga cara. La yakuza non è d'accordo con la convivenza di Nezumi e Ao considerata una distrazione. La luce di questo sentimento deve essere subito offuscata. 

Ao viene rapito e torturato e a Nezumi viene chiesto di ucciderlo. Per la ragazza non è solo una questione di salvare qualcuno che ama, ma di confrontarsi per la prima volta con ciò che è e quello che fa. Nezumi sa bene che per proteggere Ao dovrà spingersi oltre i limiti, rischiando non solo la propria vita ma anche la possibilità di restare la persona che sta imparando a essere.

Pur di salvare Ao, Nezumi promette ai suoi capi di trasformarlo in un sicario perfetto. Ao per amore, ovviamente, accetta ma scoprire questo lato della sua ragazza potrebbe avere risvolti drammatici e tossici.

Cosa non si farebbe per amore?

Il cuore narrativo de Il primo amore di Nezumi è il contrasto tra due mondi: quello della violenza istituzionalizzata, impersonato dalla yakuza, e quello della quotidianità innocente di Ao. In mezzo, c’è Nezumi, simbolo vivente del conflitto tra il modo (e il mondo) in cui è stata cresciuta e la e possibilità di cambiamento.

Da un lato per Nezumi, provare sentimenti, è un atto rivoluzionario, un gesto di ribellione contro il ruolo che la società criminale le ha cucito addosso; dall'altro, nel corso della pagine, ci si interroga se l'eredità di sangue che la ragazza si trascina può essere davvero recisa. Perno di questa tensione è la forza della stessa protagonista che nasce dal dolore, dall'apatia, dalla malinconia.

Riku Oseto gioca ovviamente con alcuni stereotipi del genere come quello del “killer che cerca una via d’uscita”  - alla John Wick, giusto per intederci - ma anche con un cult come Leon di Luc Besson - invertendo i ruoli dei protagonisti però - e costruendo attraverso giustapposizioni di romanticismo e violenza il rapporto tra innocenza e brutalità. Occhio quindi a non farsi ingannare dal titolo perché Il primo amore di Nezumi non è uno shojo ma un thriller dai toni drammatici con una forte componente emotiva dove la violenza non è spettacolo ma linguaggio per parlare di ferite emotive. 

Ao, in questo scenario, non è un semplice “principe da salvare”. La sua innocenza è il catalizzatore che mette in moto il cambiamento di Nezumi, ma allo stesso tempo la sua vulnerabilità sottolinea quanto il mondo di lei sia incompatibile con la normalità. La tensione narrativa non è costruita solo intorno alla domanda “salverà Ao?” ma al contrario su “Nezumi può salvarlo senza distruggere se stessa nel processo?”.

La costruzione narrativa di questo primo volume ricorda un prologo teso e serrato, dove la posta in gioco viene stabilita chiaramente e il lettore viene lasciato con la consapevolezza che il peggio deve ancora arrivare. È un inizio che punta dritto al cuore e allo stomaco, promettendo un viaggio emotivo e violento, dove amore e morte danzano sullo stesso filo sottile.

Linee dolci per una scia di sangue 

Dal punto di vista grafico, Riku Oseto gioca con un tratto fatto di linee dolci, anatomie tonde e semplici sulla falsariga degli stilemi tipici dello shojo: occhioni grandi ed espressivi e moltissimi primi piani per farci "entrare" nella romance dei due protagonisti e per trasmettere l’intimità dei momenti più personali.

Di contro la brutalità e la violenza del mondo di Nezumi viene evidenziata da sequenze dal tratteggio fuorioso e una attenzione per i dettagli estremamente realistici. Dal minimalismo dell'intimità si passa a tavole più complesse e dense di elementi con campi lunghi per rendere l’isolamento emotivo della protagonista.

Uno degli elementi più notevoli è l’uso del bianco e nero. L’assenza di mezzitoni troppo morbidi rafforza il contrasto visivo e simbolico tra la luce (Ao) e l’oscurità (Nezumi e il suo mondo). I giochi di luce, digitali, non servono solo a dare profondità alla scena, ma diventano parte integrante della narrazione, quasi fossero un personaggio invisibile che accompagna la protagonista.

La caratterizzazione visiva dei personaggi è immediata: Nezumi ha uno sguardo costantemente vigile, un misto di freddezza e fragilità, mentre Ao è disegnato con linee più morbide e posture meno controllate, a sottolineare la sua estraneità alla violenza. I personaggi secondari, soprattutto quelli legati alla yakuza, hanno tratti marcati e talvolta caricaturali, per rendere immediata la percezione del pericolo.

Oseto dimostra una padronanza notevole del ritmo visivo. Le scene d’azione non sono mai confuse: ogni movimento è leggibile, ogni colpo ha un peso e una conseguenza. Allo stesso tempo, i momenti di pausa sono valorizzati da ampie vignette statiche che permettono al lettore di “respirare” e di assorbire il peso emotivo della storia.

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