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Immagine di Dice Legacy è una nuova prospettiva sui city builder
PROVATO

Dice Legacy è una nuova prospettiva sui city builder

Abbiamo provato Dice Legacy, un'interessante alternativa si classici city builder

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Avatar di Daniele Spelta

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Pubblicato il 23/07/2021 alle 09:27
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  • Pro
    • Un city builder decisamente diverso dal solito
    • Bisogna metter in campo strategie sempre attente
    • Artisticamente piacevole
  • Contro
    • UI da rifinire
    • Rischio ripetitività?
    • Alcune meccaniche di gioco sembrano inserite un po' a forza

Conclusioni Finali di SpazioGames

Questo primo faccia a faccia ci ha permesso di scoprire la voglia di sperimentare di Dice Legacy, un titolo che cerca di dire la sua sul mondo dei city builder e dei gestionali. L'idea di affidare le azioni dei cittadini a dei dadi apre a molte soluzioni di design interessanti e, sinceramente, è una trovata fresca ed innovativa. Se guardiamo oltre questa soluzione, scopriamo però alcune incertezze di troppo, legate ad uno sviluppo ancora da terminare - soprattutto nel caso dell'UI - oppure intrinseche proprio al gameplay. Restiamo comunque decisamente ottimisti, soprattutto sapendo di aver visto solo uno scampolo di Dice Legacy.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Dice Legacy
Dice Legacy
  • Sviluppatore: DESTINYbit
  • Produttore: Ravenscourt
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , SWITCH
  • Generi: Gestionale
  • Data di uscita: 9 settembre 2021

Sono davvero pochi i city builder capaci di pensare fuori dagli schemi. Fra questi nomi possiamo citare ad esempio il recente ed ottimo Kingdoms and Castles, Before We Leave, la serie Tropico o, ancora, forse il più celebre esponente in questa sottocategoria: Frostpunk.

Al tavolo di questa ristretta cerchia vorrebbe sedere anche Dice Legacy, per l’appunto un gestionale cittadino con spiccate meccaniche survival sviluppato dal team indipendente - e nostrano - DSETINYBit e che abbiamo potuto provare in anteprima, in attesa della pubblicazione definitiva prevista per inizio settembre.

Dopo aver passato qualche ora in questo strano universo medievale e steampunk, possiamo dire che effettivamente di idee innovative ce ne sono parecchie, così come di dubbi e di incertezze che solo la versione finale potrà sciogliere.

L'ombelico del mondo

Terrapiattisti di tutto il mondo ricredetevi, vi sbagliate di grosso. Il nostro pianeta non è infatti un enorme disco, ma nemmeno una palla come qualche libro di scienze ci ha sempre voluto far credere.

Quest'isola ha una forma un po' strana

Pensate un po’, la forma esatta è quella di un anello, almeno secondo Dice Legacy e, quasi con un paradosso geometrico, proprio all’estremo di questo cilindro si è spiaggiata la nostra nave, con i pochi superstiti a bordo costretti a rimboccarsi le maniche per far fiorire una nuova società e capire dove diavolo si è arenata l’imbarcazione.

Ricostruire una città con un lancio di dadi

Il naufragio diventa ben presto un lontano ricordo, perché le nuove lande nascondono pericoli maggiori e, si sa, dei cittadini lasciati a loro stessi è facile che finiscano con il dare fuoco a quelle case di paglia e a ribaltare i palazzi del potere. L’unico modo per tenere in pugno la situazione è dunque mettersi sotto immediatamente con il duro lavoro.

Il loop di gioco di Dice Legacy è abbastanza lineare e non presenta differenze stravolgenti rispetto a quelle presentate da molti altri gestionali. Si inizia con la raccolta delle risorse messe a disposizione dal territorio, come legna, pietre, ferro e cibo e poco a poco si iniziano ad investire questi materiali per costruire edifici più complessi. Accanto alle case sorgono così campi di grano e mulini, piazze e municipi, avamposti militari e mercati, birrerie e cucine, queste ultime utili per rigenerare il numero di azioni dei nostri dadi.

Come dadi? Scusate, ci era sfuggita l’informazione più importante. I nostri cittadini hanno delle forme un po’ strane, non hanno braccia e gambe, ma sei facce.

I nostri paesani a sei facce

Tutti i city builder ci hanno sempre fatto pensare ad una massa di lavoratori - più o meno specializzati - da distribuire sulle varie mansioni a seconda delle nostre necessità. Serve della legna da bruciare durante i freddi inverni? Che si spedisca un manovale nei boschi. Manca del cibo al nostro re? In quella tenuta di caccia un nostro servo potrà cercare dei cervi per il signorotto.

In Dice Legacy la situazione è decisamente diversa e le azioni a disposizione delle nostre unità sono letteralmente legate ad un lancio. Nella parte inferiore dello schermo, sulle varie facce dei cubi, appaiono così le tipologie di compiti che i nostri cittadini potranno fare e che vengono eseguiti spostando a mano un dado nel luogo desiderato, come una miniera, un bosco o anche una base nemica da assaltare.

Che la sorte ci assista

Questa meccanica è il fulcro di Dice Legacy, è sicuramente peculiare e si fonde alla perfezione con la natura quasi roguelike del titolo, con partite che possono diventare drammaticamente brevi a causa di inverni rigidi, ribellioni e, soprattutto, tiri particolarmente sfortunati. Mantenere in piedi una città stabile è un compito decisamente arduo, soprattutto alle difficoltà più elevate, che rendono indisponibile la comoda pausa tattica.

Un super-dado immortale è proprio quello che ci vuole per l'inverno

Inoltre, il numero di variabili aumenta decisamente con il passare delle stagioni, gli abitanti si possono ferire o addirittura congelare e le scelte vanno così prese con una fretta crescente e senza mai sapere cosa nasconde il prossimo tiro: sacrificare del cibo per ridare vigore ad un cittadino? Investire il legname in riscaldamento oppure costruire una torre difensiva? Gettare di nuovo i dadi sperando che la fortuna ci sorrida, anche a costo di eliminarne uno per sempre?

Dove è finita la mia taverna??!

Come detto in apertura, l’idea alla base di Dice Legacy è interessante, ma altrettanto non si può dire del come sia stata sviluppata e collegata con tutti i vari elementi di contorno. Prima ancora di esplorare le altre meccaniche di gioco, dobbiamo spendere qualche parola sull’interfaccia di gioco o, per meglio dire, sulla sua assenza. Mano a mano che il territorio viene esplorato, il numero di costruzioni cresce e le caselle vengono tutte occupate da edifici o risorse ed è davvero difficile tenere sott’occhio lo sviluppo complessivo delle città.

Una cittadina che si arrotola su sé stessa

Con ritmi serrati ed un game over alle porte, servirebbero insomma delle icone che facciano riconoscere immediatamente gli edifici - che al contrario alla vista si assomigliano un po’ tutti - e indichino la loro numerosità e posizione, per evitare di avere degli inutili cloni. La lista dei dubbi sulla UI potrebbe continuare e comprendere ad esempio i confini invisibili del riscaldamento prodotto dalle stufe o, ancora, la difficoltà di lettura dei dadi/risorse necessari per sfruttare un edificio.

Uno sviluppo incerto

Con qualche ritocco a menù ed icone, questi inceppi potrebbero finire tranquillamente nel cassetto dei ricordi. Al contrario, restiamo più scettici su alcune scelte di design che, sinceramente, abbiamo faticato a comprendere. Forse per restare alla pari di altri city builder, Dice Legacy ha il suo classico albero delle tecnologie, con i vari perk da sbloccare che danno accesso ad una maggior numero di risorse raccolte da un contadino, al potenziamento dei dadi o, ancora, allo sblocco di nuove classi di cittadini, come mercanti, guerrieri e preti. Nella varie partite che abbiamo portato a termini, crediamo di aver sbloccano giusto un paio di queste tecnologie - quelle che aumentano il materiale raccolto sono effettivamente utili - tralasciando senza troppe preoccupazioni tutte le altre, di cui a questo punto ci chiediamo l’effettiva utilità.

Un discorso analogo può essere fatto per le classi di dado. Ciascuna di esse ha delle azioni uniche, ad esempio il guerriero può attaccare le basi nemiche, il mercante scambia le risorse con i vicini e i cittadini possono essere sfruttati per ottenere i punti da investire nelle tecnologie. Alla prova dei fatti, queste specializzazioni sono diventate quasi un autogol in alcuni momenti dell’avventura.

Complessivamente, i dadi possono raggiungere un numero massimo di dodici, decisamente pochi durante le fasi finali e che costringono a scelte drastiche, con azioni spesso dirette ai fabbisogni basilari: cibo e legno. La probabilità che questi lavori di raccolta appaiano sulle facce dei nostri dadi è decisamente più alta per i paesani, la classe iniziale, mentre scende drasticamente per gli abitanti più specializzati.

Le solite schermaglie con i vicini

Dunque, nonostante cercassimo di avere preti, colti cittadini o mercanti per variare le nostre strategie, più volte abbiamo dovuto fare marcia indietro per assicurarci che la nostra città non soffrisse il freddo e la fame. Inoltre, il passaggio delle stagioni è accompagnato dalla promulgazione di nuove leggi, che accontenteranno solo una delle classi, mentre per le altre si avrà un calo della felicità e un maggior rischio di rivolta.

Ci chiediamo dunque di nuovo a che pro spendere risorse e tempo per promuovere i vari dadi. L’unica vera spinta a sperimentare con le varie tipologie di unità l’abbiamo riscontrata durante l’end game, quando ci siamo trovati faccia a faccia con una civiltà misteriosamente simile alla nostra e non abbiamo avuto altra scelta se non imbracciare spade e torce per spazzare via quelle case del tutto identiche a quelle della nostra città.

Con uno sguardo al futuro

Una volta apprese al meglio le meccaniche di gioco e dopo aver imparato come districarci in quelle scelte sempre sub-ottimali, la nostra prova di Dice Legacy si è un po’ appiattita, con azioni compiute in modo quasi mnemonico. Almeno sotto questo aspetto, guardiamo comunque con molta fiducia al futuro, visto che il team di sviluppo ha già assicurato che al lancio ci saranno scenari differenti, con le carte - o per meglio dire i dadi - che verranno mischiate anche grazie all’introduzione di nuovi personaggi, che garantiranno stili opposti rispetto a quelli da noi adottato.

Quello che invece ci ha convinto sin da subito è lo stile grafico adottato, una direzione artistica colorata e dai toni cartoon che ben si adatta ad un mondo decisamente peculiare.

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