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Wolfenstein: The New Order

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Avatar di LoreSka

a cura di LoreSka

Pubblicato il 25/02/2014 alle 00:00
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Quando si parla di “nostalgismo” ci si riferisce a quella nostalgia morbosa nei confronti del passato. Neofascisti, neonazisti, neostalinisti hanno spesso cercato di operare un profondo revisionismo storico, trovando il buono nelle dittature dello scorso secolo e arrivando persino a negare i fatti raccontati dai libri di storia e confermati da milioni di testimoni oculari. Essere nostagici porta spesso ad essere estremisti, e ogni forma di estremismo – come ben sappiamo – sfocia nell’odio e nella violenza.
Non potevamo fare a meno di pensare alla definizione di nostalgismo quando, qualche giorno fa, ci siamo trovati al cospetto di Wolfenstein: The New Order, titolo che riporta sui nostri schermi un marchio classico e che, appunto, lo fa in una maniera alquanto nostalgica.
Il trionfo della volontà
Wolfenstein: The New Order è uno sparatutto in prima persona in via d’estinzione. Parliamo di un gioco caratterizzato da un gameplay che fa leva su alcune meccaniche vetuste, ma non per questo malfunzionanti. Nello specifico, il gioco include un HUD con energia e scudi, bisogna lesinare sui proiettili, medkit, giubbotti antiproiettile e caricatori galleggiano a mezz’aria ed è necessario premere un tasto per ottenere munizioni e scudi. Allo stesso modo, le mappe risultano più labirintiche e meno guidate di quelle degli sparatutto contemporanei, e non è raro perdersi nei meandri di qualche luogo infestato dai nemici.
Questi ultimi sono caratterizzati da un’intelligenza artificiale abbastanza basilare: si dirigono verso di noi ad armi spianate, talvolta ripiegano in copertura e la loro tattica si basa quasi esclusivamente sul fatto di essere sempre in sovrannumero. Sono carne da cannone, ma possono risultare davvero pericolosi.
Come avviene in ogni corrente nostalgica, anche in Wolfenstein: The New Order troviamo alcuni elementi che attingono dalla modernità: è presente un sistema di perk suddiviso in vari rami, i quali incarnano un diverso stile di combattimento. Tali abilità si attivano in maniera automatica completando determinate azioni in gioco. Si tratta di un sistema che abbiamo già visto – seppur in misura infinitamente più ampia – in The Elder Scrolls V: Skyrim. Un giocatore incline alle azioni furtive, ad esempio, vedrà il suo albero delle abilità dedicate allo stealth espandersi maggiormente. Anche se nelle tre ore a nostra disposizione non siamo riusciti a sbloccare che una manciata di perk, la sensazione è positiva e siamo convinti che il gameplay si possa differenziare parecchio a seconda della tipologia di giocatore. Il solo fatto che, come detto, sia anche possibile affrontare il gioco in maniera furtiva, ci lascia immaginare quanto sia diverso il gioco rispetto ai capitoli originali della saga. Ma non aspettatevi un Metal Gear Solid al sapore di crauti: in Wolfenstein il sangue scorre sempre a fiumi, e le parti stealth tornano utili soltanto in alcune particolari situazioni.
A parte questi sprazzi moderni, The New Order è un gioco che sembra voler omaggiare una tipologia di FPS ormai scomparsa. Forse non sarà facile da digerire, visto anche il cambiamento dei gusti nei giocatori contemporanei e l’assenza di elementi grafici che fanno gridare al miracolo, ma siamo felici della scelta degli sviluppatori di restare fedeli alla linea del grande classico che sono stati chiamati a reinterpretare. Un vero e proprio trionfo della volontà, per citare un capolavoro del cinema nazista.
I tedeschi sono cattivi
Uno dei pregi di Wolfenstein: The New Order, già chiaro in questa fase di preview, si riscontra nella storia. La vicenda si svolge nel 1960, in una realtà alternativa nella quale i Nazisti hanno scoperto la bomba atomica prima degli americani, l’hanno lanciata su Washington DC e hanno vinto la guerra. Il mondo è diventato una grande colonia tedesca, e gli orrori del partito di Adolf Hitler sono diventati parte della quotidianità.
Questo scenario, in una parola, è terribile. Occorrono appena pochi secondi per capire quanto l’odio abbia pervaso la quotidianità: il mondo di Wolfenstein: The New Order è a dir poco inospitale, un vero e proprio inferno in terra. Il giocatore è letteralmente sopraffatto dalle immagini violente, dalla deturpazione di uomini e luoghi, che finisce per identificare nei nazisti un nemico vero. Capita raramente di provare un tale sentimento verso i propri avversari in un videogioco, un aspetto che ci ha indubbiamente colpiti anche in questa sessione di gameplay relativamente breve.
Il gioco si apre nel 44, dove i nostro eroe B.J. Blaskowicz è impegnato su di un B29 che vola sopra l’Oceano. Passano pochi minuti, e la fortezza volante viene attaccata da alcuni aerei capaci di raggiungere velocità mai viste prima: un chiaro segno che i Nazisti hanno una tecnologia di rara potenza. L’aereo viene abbattuto, e dopo alcune sequenze alquanto rocambolesche, ci ritroviamo intenti a infiltrarci in un complesso fortificato che pullula di soldati tedeschi. Qui facciamo la conoscenza di alcune SS potenziate, avvolte in una maschera antigas e assolutamente incuranti della propria vita.
Giunti all’interno di un castello che sovrasta l’intero complesso, cadiamo nella trappola del generale Deathshead, una sorta di dottor Mengele che compie esperimenti sui soldati nemici. Siamo costretti ad assistere a una scena agghiacciante, nella quale uno dei nostri commilitoni viene vivisezionato dal folle generale, che gli cava gli occhi poco prima di salutarci chiudendoci in un inceneritore. Riusciamo a fuggire, e veniamo salvati da una nave polacca di passaggio. Passeremo i quattordici anni successivi in un manicomio in uno stato semi-vegetativo, accuditi dall’infermiera Anya.
La pulizia genetica nazista, tuttavia, spinge il governo ad eliminare tutti gli infermi mentali. Un drappello di soldati fa irruzione nel nostro ospedale, uccide tutti i pazienti e rapisce Anya. La vista di tanta violenza sembra risvegliarci dal torpore: piantiamo un bisturi nel collo di una guardia e siamo di nuovo liberi. Liberi in un mondo prigioniero.
La premessa è elettrizzante. La realtà alternativa raccontata da Wolfenstein: The New Order è oltremodo affascinante, e siamo convinti che vi sia ampio spazio per colpi di scena, storie di vendetta e, perché no, di un’avventura romantica con la bella Anya. Elementi che rendono il gioco interessante anche da un punto di vista narrativo e che, di fatto, lo rendono ancora una volta moderno nella sua fedeltà alle origini.

– Storia intensa ed emozionante

– Ottima fedeltà al gameplay di un tempo

– Alcuni elementi moderni interessanti

Mancano un paio di mesi all’arrivo di Wolfenstein: The New Order, e anche se il gioco non ha saputo incantarci con grandi fuochi d’artificio tecnici, riconosciamo un buon potenziale in questo titolo che ci è parso capace di coniugare il classicismo con la modernità, con un risultato che va al di là delle nostre aspettative iniziali. Di certo, The New Order ci dà delle buone motivazioni per premere il grilletto, e questo aspetto – spesso trascurato negli FPS – è enormemente positivo. Attendiamo dunque l’arrivo del gioco, nella speranza che il ritmo si mantenga alto ed appassionante come nelle prime tre ore.

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