Tokyo – Più passano i mesi e più The Last Guardian rimane avvolto da un fumoso alone di mistero. La colpa (o il merito) va sicuramente al suo ermetico e premuroso padre, Fumito Ueda, che a differenza dei più estroversi colleghi continua a tenere il pargolo sotto la sua ala protettrice e si limita, solo raramente, a rilasciare qualche informazione, centellinando con attenzione i dettagli. Tutto questo riserbo incondizionato farebbe quasi pensare che si tratti del quarto Segreto di Fatima, più che di un comune videogioco. Tant’è che, dall’ultima volta che ne abbiamo parlato, ovvero nel Settembre scorso, non si è mosso più nulla. Fortunatamente, dopo tanto tempo, siamo potuti volare dal buon Ueda e provare una striminzita versione dimostrativa in sua compagnia, rompendo in parte il sacrale e innaturale silenzio che ruotava attorno a questo progetto.
Il bambino e la creaturaDai primi trailer e dalle informazioni trapelate è impossibile non notare come le influenze provenienti dalla narrativa per ragazzi abbiano condizionato il concept alla base di The Last Guardian. Senza troppa difficoltà è facile ricordare (ovviamente per chi li ha letti) romanzi preadolescenziali come il Grande Gigante Gentile di Roald Dahl o The Iron Man di Ted Hughes (più famoso per la sua trasposizione animata, Il Gigante di Ferro), tutti accomunati dal forte sentimento di amicizia che lega incondizionatamente il bambino protagonista, simbolo di ingenuità e amor puro, ad una creatura gigantesca o mostruosa, che per sua natura fatica a socializzare con gli umani ma vede nell’infante una sincera fonte di empatia. Ne abbiamo citati solo un paio, ma sono molti i casi della narrativa che hanno insegnato come i rapporti sentimentali più improbabili possano essere allo stesso tempo quelli più forti; e il geniale Fumito Ueda lo ha sempre saputo. Non è infatti un caso se ai nostri microfoni ha dichiarato che l’ispirazione per questo suo nuovo lavoro provenga dalle più disparate correnti artistiche e, facendo un esempio, ha citato proprio E.T. di Steven Spielgerg, che esemplifica alla perfezione lo stereotipo dell’amicizia fra bambino e “mostro” appena citata. Tuttavia la relazione fra i due protagonisti di The Last Guardian, il bambino e Trico, (una gigantesca creatura fantastica che ricorda un sorta di ibrido fra un rapace e un gatto) non sarà da subito idilliaca, soprattutto a causa dell’incapacità dei due di comunicare tra loro. Per questo motivo inizialmente il colossale animale ignorerà il giovane, mettendosi senza troppi complimenti a dormire di fronte a lui. L’unico modo per attirare la sua attenzione e svegliarlo sarà mettere davanti al suo gigantesco naso degli oggetti di suo gradimento, che si riveleranno il primo e rudimentale sistema di comunicazione. Come avrete capito, non sarete direttamente voi a muovere Trico, che invece deciderà di sua spontanea volontà come agire, magari per avvicinarsi a botti, giare fumanti, piccoli animali, erba e quant’altro si riveli in grado di stuzzicare la sua fervida curiosità. Sarà necessario utilizzare questi oggetti con intelligenza e parsimonia, in modo da riuscire a mettere il peloso amico nella posizione più adatta a superare ostacoli o raggiungere altezze altrimenti invalicabili. Una volta ottenuta la postura ottimale, potrete saltare sulla sua schiena e arrampicarvici per raggiugere il punto desiderato; il tutto sarà gestito dallo stesso sistema di rilevamento delle collisioni già apprezzato in Shadow of the Colossus. Proseguendo nell’avventura, la cooperazione raggiungerà livelli superiori, ma Ueda non ha ancora deciso se verrà inserita un’interfaccia grafica dedicata. Si tratta di una scelta che desta molta preoccupazione nel designer Giapponese, ed in effetti potrebbe fare la differenza circa l’approvazione da parte dei videogiocatori più viziati. Ricapitolando, la componente interattiva fra il bambino e Trico comprenderà comunicazione, cooperazione, ma non meno importante mantenimento, nel vero senso della parola. Se è vero che l’amicizia sarà importate, altrettanto lo sarà lo stomaco del gigantesco compagno, confermando il famoso proverbio romagnolo: “ a pancia piena si ragiona meglio”. Dovrete infatti prodigarvi nel cibare l’animale affamato scegliendo con molta attenzione, oppure potrebbe seguirne un disgustoso rigurgito. A chiudere il cerchio interazionale sarà la possibilità di agire anche sullo stato d’animo di Trico, ad esempio tranquillizzandolo con una dolce carezza.
Tra stealth e avventura graficaDurante la prova ci è apparso subito chiaro come l’anima di The Last Guardian risiederà nel rapporto d’amicizia fra Trico e il giovane protagonista, ma è importante ricordare che, trattandosi di un’avventura grafica, il gameplay verterà anche sulla risoluzione degli enigmi grazie all’aiuto del fido compagno, ma che purtroppo abbiamo potuto testare solo in minima parte vista la brevità della demo. Il buon Ueda ci ha tuttavia assicurato che intende trovare un giusto equilibrio nella complessità dei puzzle, garantendo al contempo un buon livello di sfida. Una mossa fatta con la chiara intenzione di ampliare il ventaglio dei potenziali giocatori, che nei precedenti titoli erano composti da una nicchia fin troppo ristretta. Per scongiurare la ripetitività ed aggiungere un po’ di pepe alla formula, il Team Ico ha deciso di inserire delle situazioni di gioco stealth accompagnate da azioni effettuate grazie all’assistenza del piumato compare. In alcuni livelli troverete delle guardie corazzate, ma dato che nei panni del bambino non potrete combatterle, ma solo sgattaiolare da un anfratto all’altro cercando di non farvi scoprire grazie alla vostra superiore velocità, sarà il possente Trico a occuparsi del lavoro sporco. Speriamo vivamente che nell’economia del gioco completo, tale feature possa inserirsi in modo armonioso e senza snaturarne il contesto. Dalla prova è inoltre sembrato che Trico disponga di una sorta di barra della vita, anche se non è ben chiaro cosa accadrà nel momento in cui questa dovesse azzerarsi per vari motivi. Diversamente, se sarete maldestri e quindi vi farete catturare dalle guardie, non ci sarà da preoccuparsi. Anche da prigionieri potrete sfuggire dai vostri aguzzini, ma dovrete fare in fretta, perché trascorso un certo tempo dalla cattura, arriverà inesorabile il Game Over.
Che fisico, Trico!Uno dei punti su cui Ueda ha spinto maggiormente è nel mostrarci le doti del motore fisico sviluppato dal team che, a suo dire, dovrebbe portare la credibilità delle azioni dei due personaggi ad un livello di realismo mai raggiunto prima. Ad esempio, le orecchie di Trico saranno sensibili all’impatto con le pareti, oppure quando il bambino si troverà vicino ad un muro o allo stesso Trico, vi appoggerà le mani. Piccoli dettagli che a detta del designer giapponese enfatizzeranno la sensazione di appartenenza ad un mondo reale. A questo si aggiungono una moltitudine di elementi gestiti in tempo reale, come la polvere, le piume di Trico e una grande quantità di elementi ambientali. Forse era troppo per il PhysX o l’Havok? Difficile a dirsi, tuttavia durante la nostra prova il risultato è stato davvero notevole, e le azioni su schermo sono apparse veramente fluide e realistiche. Una chicca interessante è senza dubbio la scelta di utilizzare una lingua Gibberish (lingua inventata) per la narrazione, che vista la particolarità del progetto ci è parsa molto azzeccata.
INTERVISTA A FUMITO UEDA
– Profondità del rapporto fra Trico e il bambino
– Azioni dei personaggi realistiche
– Ueda è una garanzia!
Dopo un periodo di totale oscurità circa le caratteristiche di questo titolo, usciamo finalmente da una prova sul campo carichi di entusiasmo e sano ottimismo. Le sensazioni provate pad alla mano di fronte al misterioso mix di emozioni e originalità rappresentate da The Last Guardian sono molto positive. Purtroppo abbiamo visto ancora troppo poco, eppure tanto è bastato per accendere la speranza che il padre di ICO e Shadow the Colossus sia pronto a portare a compimento il suo terzo capolavoro.