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Tactics Ogre - Let Us Cling Togheter

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Avatar di AleZampa

a cura di AleZampa

Pubblicato il 18/02/2011 alle 00:00
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Milano – Siamo abbastanza sicuri che nominare la serie Ogre Battle al giorno d’oggi desterebbe in ben pochi qualche ricordo. Vuoi perché non è mai giunta in Europa, vuoi perché schiacciata da altri brand più famosi, la saga non ha avuto, almeno in occidente, il successo che avrebbe invece meritato. Grazie a Tactics Ogre: Let Us Cling Together abbiamo finalmente la possibilità di goderci il remake di un titolo che ha contribuito in maniera determinante a stabilire i canoni di un genere, quello degli RPG tattici giapponesi, che su PSP sta vivendo una seconda giovinezza, e che si arricchisce ora di un diretto pretendente al trono di migliore nel suo genere. Grazie ad Halifax/Digital Bros siamo stati in grado di provare l’intero primo capitolo del titolo che, saremo chiari sin da subito, ci ha lasciato un’impressione incredibilmente positiva.

Let us cling together as the years go by
Come spesso succede in queste situazioni, è doveroso premettere che Let Us Cling Together non è esattamente un titolo stand alone, bensì il VII capitolo della saga Ogre Battle, uscito originariamente nel 1995 su Super Nintendo e successivamente convertito anche per Saturn e PlayStation, arrivando infine a quest’ultima versione per PSP. Non fatevi spaventare dalla numerazione così avanzata: il titolo è perfettamente godibile anche senza avere cognizione degli eventi precedenti e anzi vi trascinerà in una trama che, pur non avendo elementi rivoluzionari (teniamo pur sempre conto che fu scritta oltre 15 anni fa), presenta un taglio decisamente maturo, capace di farsi apprezzare per alcune scelte narrative e colpi di scena che partono sin dalle primissime fasi e vi trascineranno con trasporto nelle tormentate terre di Valeria. Una terra scossa da decennali conflitti e lotte di potere, nelle quali i Bacrumese detengono di fatto tutto il potere, a discapito dei Gargastan, la stragrande maggioranza della popolazione, e dei Walstanian, una piccola minoranza a lungo oppressa di cui fanno parte i protagonisti del titolo Denam e Catiua. I due fratelli hanno giurato vendetta nei confronti dei Dark Knights, un gruppo di cavalieri Bacrumesi che uccisero loro padre.
E’ questo il background in cui muoveremo i nostri passi carichi di odio e di vendetta, che ci porteranno a conoscere amici e nemici ed a prendere decisioni difficili e sofferte: scelte mai fini a sè stesse, ma in grado di incidere sullo stesso gameplay, che risulterà modificato proprio dagli atteggiamenti che terremo in determinate situazioni. Questo particolare impianto narrativo si palesa sin dall’inizio, dove saremo chiamati appunto a prendere decisioni perlopiù morali ed etiche davvero difficili, le quali ci porteranno a poter assoldare alcuni nuovi membri piuttosto che altri (in base all’ordinamento morale che risulterà dalle nostre decisioni) e ad accedere, ma solo più avanti nel gioco, a diversi finali.
Tatticismo vecchia scuola
Giocare a Tactics Ogre: Let Us Cling Togheter è come fare un passo indietro nel tempo: dai menù, dalla narrazione, dagli sprite dei personaggi e dal complesso battle system traspirano una cura e un amore per i dettagli che purtroppo non sono più così frequenti nelle produzioni odierne. Dicevamo del gameplay: preparatevi ad essere rilassati e mentalmente concentrati, perchè Tactics Ogre richiede impegno e profonda conoscenza della propria squadra, oltre che una pianificazione più che attenta di ogni scontro. La trama servirà come collante ed intermezzo  per le diverse battaglie, le quali si terranno su arene suddivise in caselle ed inquadrate da una visuale isometrica. Suddette arene sono molto ampie e presentano terreni o elementi sempre diversi, rendendo così ogni battaglia bisognosa di un’attenta strategia, in modo da non ritrovarsi con qualche membro della propria squadra bloccato in aree dove il movimento è rallentato. L’impianto è quello classico del genere, con turni prestabiliti nei quali potremo decidere se muovereil nostro personaggio o farlo agire, attaccando nemici in prossimità o dalla lunga distanza, eseguendo magie di attacco o di difesa. Nonostante fosse a nostra disposizione solo il primo capitolo dell’avventura, le possibilità offerte dal job system e dalla personalizzazione del personaggio paiono decisamente impressionanti: 40 diverse classi tra base e avanzate, ed ogni membro della squadra è ulteriormente customizzabile tramite l’acquisizione di Skill Point che ci permetteranno di far apprendere abilità specifiche ad ogni personaggio, i quali potranno anche imparare diverse magie, sbloccabili tramite l’utilizzo di pergamene. Fanno la loro comparsa anche i “tarocchi”, particolari item che se utilizzati ci daranno abilità temporanee, boost alle statistiche o magie particolari. Data la presenza in taluni scontri di oltre 10 personaggi per fazione, si rivela indispensabile un’ottima padronanza del proprio esercito e parecchio tempo speso per equipaggiare ognuno al meglio, in modo da avere sempre un party equilibrato pronto a fronteggiare qualsiasi insidia. 
Il passare del tempo ed il livellamento verso il basso del livello medio di difficoltà dei giochi odierni hanno tuttavia portato Minagawa, responsabile di questo remake PSP, ad ideare un sistema chiamato Chariot, il quale ci permetterà di “riavvolgere” fino a 50 turni per cambiare l’esito di una battaglia o evitare di perdere un’unità dopo una mossa avventata. Nonostante questa trovata possa in qualche modo intaccare la pianificazione degli scontri, concedendo sempre un margine per recuperare un errore macroscopico, non ci sentiamo di criticarla eccessivamente, considerate sopratutto la notevole difficoltà del titolo ed i cambiamenti avvenuti in questi ultimi 15 anni di storia videoludica.
Ogre vecchio fa buon brodo
Graficamente non ci troviamo certo davanti ad un miracolo. Nonostante tutto trabocchi di fascino old style, Square Enix non ha di fatto fatto nulla per nascondere l’età del titolo, aggiungendo giusto la possibilità di qualche inquadratura opzionale, nuovi effetti per le magie e gli sprite di qualche personaggio ridisegnati. A tal proposito occorrerà fare molta attenzione ai propri personaggi, dato che talvolta non sarà difficile confonderli con i nemici: data la presenza del “fuoco amico”, non vi converrà sbagliare il target delle magie. Superbo, come spesso capita quando si tratta di Square Enix, l’audio, ricco di effetti sonori e musiche oltre che d’atmosfera e azzeccate, molto ben eseguite.

– Uno dei migliori giochi di ruolo a turni giapponese

– Oltre 40 classi disponibili

– Gran numero di unità schierabili

L’impressione lasciataci da Tactics Ogre: Let Us Cling Togheter è certamente più che positiva. Se già l’idea di riproporre uno dei migliori esponenti del genere (quale Let Us Cling Together a tutti gli effetti è) è ottima, aggiungendo qualche miglioria grafica (che rimane in ogni caso marginale in un titolo così gameplay-centrico), una nuova modalità multiplayer ed il Chariot System, allora non possiamo che definirci speranzosi nei confronti del progetto Square Enix. L’unica controindicazione, volendo definirla tale, è che il titolo richiederà dedizione e attenzione, perché padroneggiare il game system sarà sì incredibilmente gratificante, ma altrettanto impegnativo.

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