Anteprima

L.A. Noire

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a cura di andymonza

Londra – Nelle vecchie foto di cronaca, quelle che ogni tanto si vedono sulle pagine dei giornali di cinquanta o sessant’anni fa, il sangue colpisce lo sguardo ancora più del solito, nero ed opaco. E’ quel tipo di immagine che gli appassionati dei romanzi di James Ellroy conoscono bene, ricordi di una Los Angeles di fine anni ’40 bella e pericolosa come le sue femme fatale, Mecca del cinema e dell’opulenza eppure corrotta, una macchina nuova in ogni vialetto ed un cadavere ad ogni angolo di strada, e tutti naturalmente “zitti zitti”. Da sempre alla ricerca di luoghi suggestivi in cui ambientare le proprie storie di crimine, dannazione e redenzione, i ragazzi di Rockstar hanno deciso di lasciarsi andare tra le braccia della città degli angeli con il loro L.A. Noire, un “thriller noir investigativo” sviluppato esternamente dall’indipendente Team Bondi.

Chiacchere e distintivoSebbene i suoi lati migliori si nascondano altrove, la storia di L.A. Noire si fa subito riconoscere per un curioso primato: è la prima volta che un titolo firmato Rockstar mette i giocatori dalla parte “giusta” della legge. Il protagonista Cole Phelps è infatti un giovane veterano della Seconda Guerra Mondiale appena entrato nei ranghi della prestigiosa LAPD come Detective, guidato da sani principi di giustizia e lealtà, ma nondimeno ambizioso e determinato a fare carriera. Sullo sfondo, una Los Angeles in pieno boom economico da Dopoguerra, anni strani e pericolosi in cui enormi ricchezze si accumulavano sulle cicatrici ancora aperte di un conflitto lungo e penoso, facendo da terreno fertile per criminalità e corruzione. Per quanto la città sia stata riprodotta con grande cura e sia completamente esplorabile, il nuovo titolo si allontana dalle meccaniche free roaming tipiche dei titoli firmati dalla grande R: l’attenzione è spostata sui singoli casi che Cole si troverà a risolvere, i quali si susseguiranno secondo una struttura lineare, permettendo via via al giovane Detective di farsi un nome e di avere accesso a nuovi dipartimenti. Ogni nuova investigazione avrà inizio nella sala briefing della Centrale, dove il capitano Gordon Leary vi spiegherà i dettagli della scena del crimine di turno, per poi dare il via libera alle indagini. Durante la presentazione tenutasi negli uffici Rockstar di Londra gli sviluppatori hanno giocato per noi la missione nota come The Fallen Idol (lett. L’Idolo Decaduto), la quale prende il via a poche centinaia di metri dalla Centrale dell’LAPD, quando una macchina si schianta a tutta velocità ferendo gravemente le due occupanti, una star di Hollywood sulla via del tramonto ed una giovane ragazza intenzionata a sfondare nel mondo del cinema. Quando l’ex star June Ballard viene rinvenuta al volante dichiara di essere stata drogata a sua insaputa poco prima di salire in macchina, ed una strana testa indiana, chiaramente un accessorio di scena per qualche film in lavorazione, viene ritrovata a bloccare il pedale dell’acceleratore. Una volta giunti sul luogo del delitto insieme al nostro collega avremo totale libertà di movimento, potendo scegliere se iniziare a lavorare sui resti della macchina oppure passare direttamente agli interrogatori delle dirette interessate. Secondo logica scegliamo di passare al setaccio il rottame, così da accumulare qualche elemento per meglio porre le domande in un secondo momento. La raccolta degli indizi proposta da L.A. Noire ricorda molto l’esperienza offerta dai classici titoli punta-e-clicca: la visuale in terza persona permetterà di aggirarsi liberamente per le scene del crimine, ma la vista non sarà l’unico dei cinque sensi coinvolto nel procedimento. La musica diventerà infatti un fattore importantissimo, in quanto gli sviluppatori hanno fatto sì che essa si enfatizzi man mano che Phelps si avvicina ad elementi importanti della scena, e note alte di piano risuonino nel momento in cui ci si trova davanti ad un indizio fondamentale. Alla pressione di un tasto, la telecamera zoomerà sul dettaglio mentre il protagonista lo raccoglierà, permettendo al giocatore di manipolarlo con gli analogici, così da trovare un angolo di visuale ideale per registrarne tutte le caratteristiche. Ogni indizio rinvenuto nella macchina, tra cui la testa indiana, della biancheria femminile strappata e la borsetta di June, è andato a raccogliersi nel taccuino del protagonista, strumento fondamentale per mantenere ordine nello svolgersi delle indagini. Tutto, dalle trascrizioni dei dialoghi, alle persone coinvolte, agli indizi raccolti, andrà ad aggiungersi automaticamente alle pagine dell’agenda, che in qualunque momento potrà essere portata in primo piano e sfogliata a piacimento.

Lie to meIl taccuino è anche lo strumento cardine su cui si basa la meccanica degli interrogatori, la cui comprensione è fondamentale: per quanto L.A. Noire conceda, come vedremo, diversi interludi action ed inseguimenti a piedi ed in macchina, la dialettica, la deduzione ed una buona raccolta degli indizi saranno le vostre armi principali, facendo del titolo un vero “detective thriller”. Ogniqualvolta ci si avvicina ad un sospettato con l’intenzione di interrogarlo, la telecamera zooma sul taccuino di Phelps, sul quale troverete annotate le possibili domande: queste ultime potranno essere più o meno a seconda degli indizi raccolti, ragion per cui è sempre meglio setacciare la scena del delitto prima di darsi agli interrogatori. Una volta fatta una domanda, occorrerà prestare particolare attenzione al modo in cui il sospettato risponderà: l’eccezionale sistema di performance capture utilizzato per L.A. Noire ha infatti permesso agli sviluppatori di riprodurre i volti degli attori e la loro recitazione con uno straordinario realismo, la cui funzionalità va ben oltre il mero vezzo tecnico. Piccoli dettagli come la direzione dello sguardo, l’irrigidimento dei muscoli della mascella, smorfie, sorrisi ed espressioni di sfida saranno indispensabili per capire quando qualcuno ci sta mentendo. In seguito alla risposta dataci dal nostro interlocutore potremo decidere come comportarci secondo tre possibilità: credergli, accusarlo o forzarlo a dire la verità. Il primo caso sarà naturalmente il più raro: a Los Angeles, quasi tutti hanno qualcosa da nascondere. L’accusa andrà gestita con molta cautela, in quanto porterà a conseguenze positive per l’indagine solo se supportata da un indizio schiacciante, il quale andrà scelto dalla lista presente sul taccuino: nel caso si avanzi un’imputazione senza prove, oltre a non ottenere niente dal punto di vista legale, faremo probabilmente arrabbiare il teste, il quale si chiuderà precludendo qualunque ulteriore sviluppo. Forzare potrà invece servire a muovere un po’ le acque nel caso un sospettato si dimostri oltremodo reticente, ma anche qui occorrerà a volte un po’ di tatto per non andare a toccare certi nervi scoperti. Per quanto la struttura portante di L.A. Noire sia sostanzialmente lineare, ovvero una lunga sequenza di casi con una sola soluzione finale, i modi per arrivare alla conclusione di ogni indagine sono molti; compiere degli errori o portare avanti gli interrogatori con successo aprirà a possibilità sempre nuove, rendendo più facile o difficile il prosieguo dell’indagine a seconda del nostro comportamento sul campo. Nel caso si compiano troppi passi falsi si potrà addirittura arrivare al Game Over, il quale ci riporterà all’ultimo checkpoint, solitamente collocato presso l’ultimo interrogatorio affrontato. Per quanto i lunghi interrogatori costituiscano la spina dorsale del particolarissimo gameplay proposto da Team Bondi e Rockstar, il titolo offrirà anche inseguimenti a piedi e in macchina, combattimenti e sparatorie che si presenteranno durante lo sviluppo delle indagini più complesse. Per quanto non ci sia stato possibile mettere le mani sul pad, le sessioni di guida sembrano ispirarsi alla grammatica ludica tipica della serie Grand Theft Auto, mentre la parte più action pesca apparentemente dal più recente Mafia II, concedendo fasi shooting con copertura e punti esplosivi da colpire. Queste sezioni appaiono al momento le più bisognose di attenzioni, ma il tempo a disposizione degli sviluppatori e la cura certosina che Rockstar da sempre ripone nei suoi titoli fanno sperare per il meglio. L’esplorazione libera della città, per quanto possibile durante le indagini, risulta con L.A. Noire tutto sommato superflua: per quanto il Team Bondi si sia prodigato per fornire alle indagini di Phelps uno sfondo credibile e vivo, gli elementi interattivi sparsi sulla mappa si limitano per ora ai telefoni della polizia, spesso presenti agli angoli di strada nelle città americane degli anni ’40, utili per chiamare e richiedere alla centrale l’identificazione o la posizione di un soggetto.

Cast d’eccezioneOltre a meccaniche di gameplay interessanti ed innovative, L.A. Noire porta con sé anche una potenziale rivoluzione tecnologica. Se finora il paragone per la recitazione virtuale era nell’ambiente videoludico l’opera ultima di Quantic Dream, Heavy Rain, Team Bondi sembra intenzionata a fare un ulteriore passo in avanti grazie al MotionScan, un’innovativa tecnica di performance capture che pone gli attori in carne ed ossa di fronte ad un set di telecamere a 360 gradi, catturando ogni minima inflessione della loro recitazione. Senza neanche bisogno dei classici sensori utilizzati nel motion capture, né dell’ulteriore intervento degli animatori, la performance degli attori reali viene letteralmente trascritta nel gioco, riprodotta senza perdere un solo battito di ciglia. Tanta meraviglia tecnologica dà il meglio di sé quando vista in movimento: per quanto quest’ultima generazione videoludica abbia portato con sé un netto miglioramento delle tecniche d’animazione, niente può sostituire la genuina performance di un grande attore. Grazie alla tecnologia sviluppata dal Team Bondi, presto in vendita anche per altri studi di sviluppo interessati, potremmo assistere ad una piccola (o grande) rivoluzione nell’ambito videoludico, dove i giochi potranno essere letteralmente “interpretati” da attori celebri, la loro performance perfettamente riprodotta a schermo. Le infinite possibilità a cui questo potrebbe portare sono decisamente troppe da immaginare: quello che al momento conta è che la tecnologia funziona e che rende la meccanica di interrogatorio di L.A. Noire unica nel suo genere, credibile e coinvolgente. La stessa cura è stata riposta nella riproduzione della Los Angeles anni ’40, “molto vicina alla controparte reale” secondo gli sviluppatori, e nell’atmosfera del periodo, comprensiva di auto originali, abiti ed arredamento d’interni. Non ultima la colonna sonora, già in grado di distinguersi nei pochi temi ascoltati durante la demo, ed ovviamente il doppiaggio, ad opera degli stessi attori coinvolti nel progetto.

– Performance capture d’eccezione

– Tecniche d’interrogatorio innovative e divertenti

– Casi interessanti

Il nuovo progetto Rockstar e Team Bondi ci ha regalato due ore di vere novità. Abbandonate le meccaniche free roaming tipiche di Grand Theft Auto e Red Dead Redemption, gli sviluppatori propongono una formula completamente diversa, che fa dell’investigazione e della riproduzione di un setting indiscutibilmente affascinante i suoi punti di forza. Le tecniche d’interrogatorio e il performance capture, pilastri del gamplay, rappresentano inoltre una rivoluzione tecnologica in grado di elevare la videoludica a nuovi livelli qualitativi grazie all’intervento di attori in carne ed ossa. Tenete d’occhio L.A. Noire del quale, ne siamo certi, torneremo a parlare molto presto: tra le vie di Los Angeles potrebbe nascere una vera rivoluzione.

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