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Gran Turismo 6

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Pubblicato il 19/11/2013 alle 00:00
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Roma – in attesa dell’uscita fissata il prossimo 6 dicembre, siamo stati negli uffici di Sony Italia per provare finalmente con mano Gran Turismo 6. Per l’occasione, abbiamo messo le mani su un codice preview che ci ha permesso di salire a bordo di un numero limitato di autovetture lungo quattro tracciati, due dei quali completamente inediti per la serie. Dopo un tempo sufficiente per farsi un’idea su cosa offrirà l’ultimo Gran Turismo di questa generazione, le sensazioni sono inevitabilmente contrastanti: se da un parte le migliorie sono evidenti fin da subito e testimoniano tutta la bontà del lavoro svolto da Polyphony dopo il controverso quinto capitolo, dall’altra è impossibile non notare come la permanenza di alcuni problemi storici della serie continui a creare dei dissidi all’interno del concetto stesso di “simulazione”.

Una luce all’orizzonte
Durante la nostra prova abbiamo guidato una Renault Clio Sport sul circuito britannico di Brands Hatch (una delle new entry), una Honda Fit del 2010 sugli ormai storici High Speed Ring e Autumn Ring Mini, e la particolarissima KTM X-Bow R nella pista californiana di Willow Springs. Ancor prima di far rombare i motori, però, risulta subito evidente come i menù siano adesso molto più snelli, intuitivi e agevoli nel mettere immediatamente davanti agli occhi degli utenti tutto ciò di cui avranno bisogno, dalle competizioni a disposizione, all’ampio parco auto da acquistare, fino ad arrivare alle parti da montare sulle vetture. L’interfaccia è quindi stata sviluppata con criterio e non sembra avere singhiozzi di sorta durante i caricamenti tra un sottomenù e l’altro. Una volta preso il controllo della Clio, abbiamo effettuato un paio di giri in solitaria su Brands Hatch, in quello che appariva più un sorta di tutorial che non una vera e propria competizione. Il modello di guida appare certamente migliorato ed è più preciso, così come più realistica è la risposta delle auto durante le sollecitazioni. Si tratta di piccole migliorie che rendono però ancora più realistico il comportamento delle auto su strada, soprattutto in fase di derapata. Il lavoro più grande e certosino resta infatti quello effettuato sulle sospensioni, che offrono uno spaccato di realismo impossibile da non elogiare. Solo per farvi un esempio, percorrendo l’High Speed Ring mentre si affronta la grande curva scorrendo sulla zona alta della pista, l’automobile appare finalmente piegata in maniera realistica, con le gomme del lato sinistro più incassate nel corpo della vettura per via della pendenza. Allo stesso modo, è adesso chiaramente visibile il rollio che obbliga la macchina a spostarsi su un lato, e salendo sopra a un cordolo il feedback è assolutamente dei migliori. Bisogna ancora verificare (per quello ci saranno le classiche endurance a darci una risposta) quanto le gomme subiscano effettivamente le conseguenze di questa nuova feature o se gran parte della cura è stata riposta più per fini estetici. In ogni caso, adesso non avrete più la sensazione di essere al comando di un modellino poggiato su quattro ruote fisse, ed era ora.
Sul fronte tecnico la situazione risulta invece piuttosto altalenante. I giochi di luce sono splendidi: uscendo da una galleria si viene colpiti improvvisamente da una luce bianca che offusca per qualche attimo la vista, prima che il bagliore si attenui gradatamente e i colori ritornino alla saturazione originaria; i riflessi sulle carrozzerie sono più credibili e le deformazioni dopo aver subito un danno si presentano sempre con grande immediatezza; il ciclo giorno notte è graduale e procede a fasi senza che ci sia uno stacco troppo netto, anche quando decideremo di accelerarlo; guidando la KTM X-Bow R a Willow Springs in piena notte, i coni catarifrangenti restituivano dei riflessi ottimamente realizzati. Dall’altra parte, però, era presente un lieve tearing, soprattutto durante le sterzate improvvise; qualche piccolo problema di aliasing faceva capolino soprattutto quando le ombre si stampavano sull’asfalto; il pubblico continua a essere di cartone; è presente qualche compenetrazione poligonale se andate ad appoggiarvi a un guardrail e in generale, nonostante la bellezza restituita dalla resa estetica del titolo, è come se ci fosse sempre un po’ di stacco tra le auto ultra definite e il paesaggio circostante. Specifichiamo chiaramente che si tratta di una build non ancora completa, pertanto è lecito aspettarsi alcune migliorie sotto questo punto di vista, perlomeno per quanto riguarda il tearing. 

Last ride
Mettiamo in chiaro una cosa: i problemini tecnici non rappresentano nulla di cui preoccuparsi, al confronto di quello che abbiamo potuto vedere nostro malgrado sull’intelligenza artificiale. Passati alle vere e proprie competizioni, nella fattispecie alla classica Sunday Cup, non eravamo ovviamente più da soli a gareggiare, e tutto lo sconforto emerso vedendo delle vetture così passive non ha rappresentato solamente un momento di déjà vu, ma la consapevolezza che questo sia ormai diventato uno dei marchi (in negativo, certo) della serie. Come se la gentilezza, la cortesia e il grande ordine del popolo giapponese fossero stati assorbiti dai piloti antagonisti da battere, le auto si spostavano lungo la linea di una traiettoria che semplicemente non cambiava mai. L’intelligenza artificiale, da quello che abbiamo potuto vedere finora, è rimasta assolutamente invariata: quello è il binario da seguire, e quello, sempre e puntualmente, seguiranno. Il classico sorpasso effettuato mentre ci si lancia addosso a una fiancata è sempre possibile e non abbiamo notato alcun tipo di resistenza mentre ciò accadeva. Per estinguere ogni dubbio in proposito, abbiamo anche aumentato la difficoltà al massimo livello, ma non è cambiato nulla. La durezza della competizione si basa sul margine di errore sempre più ristretto della loro guida, e non anche sul comportamento correlato alle nostre azioni al volante. In sostanza, potevamo sorpassare anche in modo scalmanato, volendo, mentre le altre auto stavolta non sbagliavano nulla e proseguivano nella loro personalissima gara. Niente di nuovo, a ben vedere, ma arrivati al sesto capitolo, ci si aspettava qualcosa in più su questo versante.
Un’ottima sorpresa è invece arrivata dalle condizioni meteorologiche variabili durante la gara, anche se non tutte le piste pare subiscano questo trattamento. In Willow Springs abbiamo guidato prima in notturna, poi partendo dal primo pomeriggio fino ad arrivare al crepuscolo, poi ancora una volta cominciando col l’asfalto leggermente bagnato che andava man mano ad asciugarsi, e infine abbiamo effettuato un altro giro in condizioni meteo ottimali prima che una leggera pioggerella si presentasse a metà gara. All’inizio della gara potrete scegliere se annullare queste variabili, decidere in che percentuale è possibile che si verifichi un cambiamento climatico, in che condizioni vorrete partire e a che ora della giornata. E la stessa cosa vale per la velocità con cui il giorno lascia il posto alla notte e viceversa. Non abbiamo potuto verificare quale fosse il comportamento dell’auto con una percentuale molto elevata di acqua sull’asfalto o durante una forte pioggia, ma con un buon 10%, la KTM X-Bow R era ancora più difficile da governare rispetto al solito. Difficoltà che cresceva ulteriormente se eliminavamo del tutto ogni tipo di aiuto, optando infine per una conduzione più simulativa e meno amichevole. Il parco auto, a cui abbiamo potuto dare una rapida occhiata, è davvero vastissimo, così come anche le piste a cui vanno aggiunte le loro versioni specchiate. I danni appaiono ancora piuttosto carenti e superficiali, ma è anche vero che le auto da noi provate non erano esattamente delle schegge e di conseguenza non potevamo schiantarci contro un muro alla folle velocità che potrebbe raggiungere per esempio una Bugatti Veyron. Nonostante ciò, di proposito siamo andati a sbattere un po’ ovunque, notando che effettivamente il sistema di danni era abbastanza reattivo, ma non così completo da essere definito convincente. Tutt’altro. Buono invece il campionamento sonoro dei motori, a cui abbiamo prestato attenzione eliminando del tutto le tracce audio (tra gli artisti coinvolti anche Nine Inch Nails, Wolfmother e altre soprese). Bisogna ovviamente verificare anche qui se tutte le vetture avranno un suono differenziato o se per alcune si è deciso di mantenere un rumore standardizzato e dunque un po’ meno fedele rispetto ad alcuni marchi più altisonanti e in vista. Uscendo dagli uffici Sony, sotto un acquazzone molto più forte della lieve pioggia di Willow Springs, la voglia di continuare a giocare era ancora molto forte, e nonostante ci siano diversi nodi da sciogliere in sede di recensione, questo Gran Turismo 6 sembra capace di avere un’ottima presa sull’utente grazie a un modello di guida più realistico, raffinato e credibile, e a una mole di contenuti davvero impressionante, che impreziosiscono l’ultima corsa di questa generazione prima di vedere cosa ci riserverà il prossimo tragitto next-gen.

– Modello di guida ottimo

– Grandissimo lavoro su sospensioni ed effetti luce

– Incredibile mole di contenuti

Gran Turismo 6 dà molte certezze a chi ormai conosce a menadito la serie automobilistica più famosa e importante della storia PlayStation; nondimeno, è innegabile che si trascini dietro fin dagli albori alcuni vecchi problemi che forse vedremo risolti solo in un eventuale seguito. Le migliorie apportate sono importanti ed evidenti, ma l’intelligenza artificiale pare ancora una volta il punto più dolente dell’intera produzione. Manca ormai poco all’arrivo del gioco, e noi saremo lì sulla linea di partenza, pronti a giudicare la performance finale del team di Yamauchi durante la lunga prova che ci attende.

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