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Father and Son

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a cura di JinChamp

Pubblicato il 31/01/2017 alle 00:00
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Napoli – 24 gennaio 2017, praticamente all’alba partenopea (circa mezzogiorno). Il teatro dell’evento è addirittura il celebre Museo Archeologico Nazionale, a due passi dal centro storico del capoluogo campano. Vi chiederete: ma cosa c’entra con i videogiochi un museo? Eppure l’industria videoludica ci ha già mostrato come l’archeologia si presti molto come tema, tanto da rendere Lara Croft e Nathan Drake due vere icone senza tempo. Ebbene, proprio il tempo è stato uno dei protagonisti di questo evento di presentazione di Father and Son, il primo videogioco al mondo mai sviluppato da un museo archeologico, che potremo giocare gratuitamente sui nostri dispositivi mobile, iOS e Android, a partire dal prossimo marzo.

Il videogioco, finalmente, come forma d’arteAccolti da magnifiche e mastodontiche statue millenarie, ancor prima di scendere nei dettagli del videogioco stesso, la sensazione predominante è stata quella di aver vinto una grossa ed importante battaglia, se non la guerra. Finalmente il videogioco inizia seriamente ad essere preso in considerazione come una forma d’arte anche da coloro che l’arte la vivono e la respirano ogni giorno. Questo è stato chiaro sin da subito ascoltando le parole del Dott. Parolo Giulierini, direttore del MANN, e del Prof. Ludovico Solima, da cui è partito l’intero progetto soli 9 mesi fa.Un importante accenno è stato fatto ai numeri che l’industria videoludica è stata in grado di produrre negli ultimi tempi. Numeri che ad oggi sono difficili da ignorare ma che rappresentano, almeno in questo caso, non una volontà di voler ritargliarsene una fetta quanto quella un po’ più sottile, e forse potremmo definire anche nobile, di raggiungere tante e nuove persone, stuzzicarle e lasciare che si incuriosiscano e vogliano sinceramente scoprire, visitare, conoscere.Questi sono probabilmente i motivi predominanti per cui la via intrapresa è quella più “semplice”, per così dire, ossia portare un prodotto assolutamente gratuito sui dispositivi mobile, ormai nelle tasche di quasi chiunque. Come è ovvio pensare, però, non è semplice per chi si è sempre occupato nella sua vita di archeologia, di amministrazione o di insegnamento tuffarsi in un mondo molto tecnico, professionale e variegato come quello dei videogiochi. Sorge dunque la necessità di affidarsi a qualcuno che faccia già parte di quel mondo e di costruire, per la prima volta, un nuovo ponte di collegamento tra la storia classica e le tecnologie più moderne che porti ad una collaborazione inedita e, si spera, fruttuosa.Così entra in gioco Fabio Viola, presente anch’egli all’evento, e conosciamo tramite contributo video Sean Wenham. Restiamo, in verità, anche abbastanza colpiti dal sapere che il MANN ha cercato seriamente di trovare dei professionisti che avessero sì un bagaglio di esperienza già importante ma assolutamente giovani, che sapessero dunque rappresentare quello che probabilmente è il target fondamentale di Father and Son. Ragazzi che hanno già lavorato con aziende di primo piano come Sony, Electronic Arts, Vivendi e Ubisoft. Un po’ più curioso è che il compositore delle musiche si chiami Arkadiusz. No, non è il polacco Milik, tanto famoso a Napoli di questi tempi, ma Reikowski, già conosciuto per il suo lavoro in produzioni come Layers of Fear e Kholat.

Story-doing tra le vie di NapoliSpostando l’attenzione sull’essenza vera di Father and Son, cosa troviamo? Abbiamo potuto vedere pochissimo del gioco in sé, probabilmente perché sarebbe tutto spoiler, ma abbiamo vari elementi da condividere con voi. Il concept nasce dai disegni di Wenham, tavole che ricordano tantissimo lo stile della pittura con gli acquerelli e che vengono a loro volta ispirate non solo dall’architettura – sia interna che esterna – del Museo Archeologico di Napoli ma anche di alcune strade principali caratteristiche del centro storico. A tal proposito, sia grazie alla testimonianza registrata dello stesso Sean che scambiando quattro chiacchiere con Fabio Viola, il team di sviluppo è rimasto molto affascinato da alcuni elementi peculiari che solo Napoli ha da offrire in tutto il mondo, esaltato poi dalle luci e dai colori che contraddistinguono epoche diverse. Esatto, anche se le location sono essenzialmente le stesse, all’interno del gioco sarà possibile vederle in tre versioni diverse: moderna, borbonica e classica. Sarà dunque compito del giocatore riuscire a trovare le tre opere famose (ma rimaste ancora avvolte dal mistero) per portare a termine il gioco.Resta quindi da capire il perché del titolo. “Padre e figlio”, può essere interpretato volutamente con una doppia chiave di lettura. La prima, abbastanza scontata, è basata sulla storia che viene raccontata: un figlio che cerca di riavvicinarsi al padre che mai ha conosciuto e quando ormai sembra esser troppo tardi. Ma è davvero troppo tardi? L’istinto ci farebbe propendere per il no, ma ci riserviamo di approfondire il discorso poi in sede di recensione tra poco più di un mese. L’altra chiave di lettura riguarda invece il target a cui questa opera è destinata. Non solo un pubblico giovane ma, magari, coinvolgere anche i loro genitori per giocare insieme, condividere un’esperienza ludica che abbia anche voglia di sorprendere, di intrigare e di incuriosire.Gira un po’ tutto lì il leitmotiv di questo titolo: generazioni diverse, generi diversi, ma che in realtà non sono poi così distanti.In Father and Son pare si voglia proprio puntare su questo specifico aspetto, creare dei collegamenti solo all’apparenza improbabili tra realtà che, in fondo, non sono poi così differenti l’una dall’altra una volta che si va a guardare la sostanza che c’è in fondo.

– Un progetto assolutamente originale

– Napoli e il Museo Archeologico Nazionale alla portata di tutti

Per quanti sostengono che alcuni videogiochi dovrebbero stare nei musei, da oggi apprendiamo che addirittura un museo di primo livello può assumere un ruolo attivo all’interno del mondo videoludico, utilizzandolo come mezzo di coinvolgimento e diffusione verso il grande pubblico per le proprie importanti opere storiche. Marzo è alle porte e finalmente potremo scoprire tutto quanto Father and Son abbia da offrire, pur condensato in circa un’ora di gioco ma con dalla sua la possibilità di vedere finali diversi. Personalizzando un po’ di più la cosa, da napoletano fa davvero piacere vedere iniziative del genere, quanto cogliere i riferimenti degli scenari e ricondurli a luoghi che si vivono e respirano ogni giorno, e che presto sarà anche possibile condividere facilmente (e gratuitamente) con chi, purtroppo per loro, non hanno questa stessa fortuna.

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