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Call of Duty: WWII

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a cura di YP

Pubblicato il 14/06/2017 alle 00:00
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Il ritorno allo scenario della Seconda Guerra Mondiale di Call of Duty è stato chiamato a gran voce dalla community, stanca di un setting futuristico fin troppo abusato e che nelle ultime incarnazioni della serie non ha regalato particolari soddisfazioni. Tocca quindi ai ragazzi di Sladgehammer (ri)buttarsi sul campo di battaglia protagonista di tanti shooter nella storia dei videogames, cercando però di dare quel tocco di unicità di cui il brand sentiva davvero il bisogno. All’E3 2017 abbiamo finalmente visto e provato la nuova incarnazione della saga shooter più famosa di sempre: tra una sessione di hands off e un provato della componente multigiocatore possiamo quindi raccontarvi le nostre impressioni su COD WWII.
Lo spettacolo della Guerra
All’interno di un piccolo teatro allestito all’interno dello stand Activision abbiamo assistito a una non troppo breve presentazione della campagna: un gameplay di circa 15 minuti dove abbiamo potuto apprezzare e capire quale sarà l’indirizzo dello storymode di COD WWII. La sequenza d’apertura ci porta in una remota cittadina assediata da truppe e bombardamenti, all’interno della quale il nostro scopo sarà quello di attraversare diversi punti dell’agglomerato urbano in cerca di una via di fuga. L’impatto con la narrazione e lo stile con cui viene raccontata è molto positivo: violenta, brutale, si percepisce tutto l’orrore della guerra, complici le molteplici mutilazioni subite dai soldati colpiti dai proiettili nemici e annessi fiumi di sangue che vediamo scorrere davanti ai nostri occhi. Sembra davvero di trovarsi all’interno di un conflitto credibile e spietato, grazie anche a un sonoro palpitante e di un mondo di gioco che non vuole proprio stare a guardare ma al contrario interagisce costantemente con il protagonista. Vuoi perché la distruttibilità ambientale ci è parsa funzionale, vuoi perché aumentano anche le interazioni con i nostri compagni di squadra che saranno utilissimi per ottenere medikit e munizioni, oppure per via di un’intelligenza artificiale che oltre a concentrare l’attenzione su di noi crea scontri a fuoco credibili anche con i nostri commilitoni nell’arco di tutta la sezione di gioco che abbiamo visto. Non potendo avere un feedback diretto in termini di gameplay, ci siamo concentrati su quello che la modalità in singolo giocatore di COD WWII ha da offrire; e allora che con l’avanzare dello stato della missione il nostro soldato entra all’interno di una chiesa che sarà lo scenario del momento più spettacolare dell’intero hands off. In seguito a un bombardamento nemico partirà una cutscene perfettamente integrata al gameplay e orfana di qualsiasi tipo di transizione che, oltre ad offrire un’interessante parentesi in quicktime event, palesa in maniera ancor più forte l’impronta cinematografica che il team di Sladgehammer ha voluto dare alla modalità: polvere, pareti distrutte e momenti concitati e davvero esaltanti veicolano tutta la nostra attenzione sullo schermo, creando quasi uno stato d’ansia per quello che sta accadendo per poi ripiombare immediatamente nel gameplay senza neanche una minima sbavatura. Insomma, nell’attesa di poter giocare anche questa campagna in singolo possiamo ritenerci davvero soddisfatti di quello che abbiamo visto: se l’esperienza manterrà questa qualità per tutta la durata della storia allora COD WWII potrà tornare a glorificare un game mode troppo trascurato negli ultimi capitoli della saga.
Mors tua vita mea
Se della campagna di COD WWII abbiamo avuto solo un semplice assaggio, al contrario abbiamo potuto provare con discreta profondità la storica e da sempre acclamata modalità multigiocatore. Una mezz’ora abbondante di gameplay divisa fra un semplice team deathmatch e la nuova modalità War, di cui parleremo in seguito. Prima di tutto vogliamo sottolineare come il sistema di classi e sottoclassi di questo nuovo Call of Duty sia stato rivisto. Ora abbiamo le Divisions, ovvero cinque macrocategorie di specializzazione che il nostro soldato potrà adottare, nello specifico: assalto, SMG, mitaglioni, fucili a pompa e cecchino. Ognuna di queste Division poi avrà due opzioni disponibili, per un totale di dieci profili selezionabili che oltre a differenziarsi per la categoria di armi che utilizzano hanno anche abilità passive (chiamate Basic Training) diverse per ogni Divisions. Il nostro soldato poi avrà un sistema di progressione unico, ma anche uno legato alla classe che utilizziamo, con la possibilità quindi di specializzarsi in uno o nell’altro ramo. Scelta questa che oltre a bilanciare in maniera efficace gli scontri, permette anche di aggiungere una certa profondità alla rigiocabilità che davvero non ci aspettavamo. Scesi in campo il feeling è quello classico dei COD: ritmo schizofrenico e time to kill molto veloce (ma non troppo), condito da un’inerzia dell’azione che abbassa i ritmi rispetto ai vari capitoli futuristici ma che comunque non scende sotto i minimi storici. Al contrario, la mappa da noi provata (Point du Hoc) era una fitta rete di trincee all’interno della quale divincolarsi e provare a freddare gli avversari, magari aggirandoli e cogliendoli di sorpresa. La modalità War invece si propone con l’ambizione di rappresentare il fiore all’occhiello della produzione. La mappa Operation Break Out divide le squadre in attacco e difesa, con i primi che saranno chiamati a portare a termine diversi obbiettivi nel corso della partita per avanzare nello scontro e raggiungere la vittoria. La modalità ricorda Rush di Battlefield, ma aggiunge obbiettivi più dinamici e sopratutto obbliga il giocatore a cambiare Division per risultare sempre efficace. La prima fase per esempio, che richiedeva di irrompere in un edificio e conquistare una zone, era ottima per i fucili d’assalto e gli smg. Al contrario la seconda porzione di gameplay richiedeva una classe da cecchino per uccidere i nemici appostati nei vari anfratti che tentavano di impedirci di costruire un ponte per continuare la nostra incursione. Nell’attesa di raccontarvi di più su COD WWII e su questa modalità (troverete un’interessante intervista al team di Sladgehammer non prossimi giorni) possiamo dire che nonostante l’offerta sia abbastanza classica in termini di gameplay, riesce comunque a trovare buonissimi spunti per quanto riguarda le modalità e, soprattutto, una dinamicità che non diventa accessoria ma fondamentale.

Campagna violenta, credibile e cinematografica

War Mode molto interessante e dinamica

Divisions utilissime al bilanciamento e alla rigiocabilità

COD WWII ci ha stupito: Sladghehammer sembra aver capito la chiave di volta per svecchiare un po’ il brand, prestando più attenzione al mood della campagna in single player, più violenta, credibile e cinematografica, e provando ad ampliare l’offerta delle modalità multigiocatore proponendo questa War Mode che abbiamo molto apprezzato. Certo, la struttura e la natura del gameplay rimangono molto fedeli alle classicità del brand, ma ormai abbiamo capito che questo è un sentiero percorso più che volentieri dagli studi ai quali Activision affida lo sviluppo dei suoi COD. Piuttosto siamo curiosi di addentrarci nei meandri della storia in singolo per capire se la qualità che abbiamo visto si manterrà nel corso di tutta l’avventura, e ovviamente sarà importante continuare a scoprire e testare il multiplayer, sperando che i buoni propositi proposti in questi giorni si confermino anche nel gioco completo

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