La dura vita di Wii U, parte 2 (2014 - 2017)

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Se vi foste persi il primo episodio di questa piccola rubrica alla riscoperta delle tappe che hanno segnato la vita di wii U, lo trovate qui, altrimenti, buona lettura!
Avevamo lasciato Wii U in grande difficoltà, con un primo anno tutt’altro che stellare in termini di vendite. Nintendo, però, nutriva ancora speranza: molti dei suoi brand mancavano all’appello sulla console, e sarebbe bastato anche solo uno di essi per invertire la tendenza e tornare a galla. Il 2014 sarebbe stato quindi l’anno decisivo per il destino di Wii U.
Il secondo anno: 2014
Il 2014 non fece che confermare il trend dei “pochi ma buoni” visto in precedenza. A Febbraio, Donkey Kong Country: Tropical Freeze vide luce sulla console, portando lo scimmione per la prima volta nel mondo dell’alta definizione. E’ incredibile come uno dei più grandi platform 2D della storia sia passato così in sordina, ma Wii U è anche questo: non solo i numerosi sbagli di un’azienda in piena crisi esistenziale, ma anche la macchina che ha ospitato capolavori di questo calibro.
A Maggio seguì Mario Kart 8, da molti considerato l’incarnazione definitiva della serie arcade di Nintendo: un gioco dalle potenzialità infinite, grazie anche a una modalità online che, pur con i limiti imposti dal Nintendo Network, riusciva (e riesce ancora) ad offrire un divertimento senza fine. Pur vendendo bene, il gioco non riuscì a invertire la tendenza delle vendite della console. Il 2014 fu anche l’anno che vide l’arrivo di un titolo a lungo atteso dai fan: Bayonetta 2. Annunciato due anni prima, Bayonetta 2 era l’esempio più lampante di una Nintendo in cerca della sua fan base perduta. L’accordo di esclusività raggiunto con Platinum Games avrebbe dovuto giovare all’immagine di Nintendo e della sua console, ma il risultato non fu quello sperato. Ciò non toglie che Bayonetta 2 sia uno dei migliori esponenti del suo genere videoludico degli ultimi anni, ennesimo titolo eccellente contraddistinto da un’uscita sul mercato troppo silenziosa. Ad accompagnare questo periodo non mancò Hyrule Warriors, titolo di Tecmo Koei che beneficiava della licenza Nintendo che, nonostante l’attenzione ai dettagli, non è riuscito del tutto a far breccia nel cuore dei giocatori occidentali, poco avvezzi al genere musou.
A concludere l’anno ci furono due titoli: Super Smash Bros. U e Captain Toad: Treasure Tracker
Super Smash Bros. U è stato, come c’era da aspettarsi, un successo presso critica e pubblico, raccogliendo consensi anche tra chi era rimasto deluso dalla precedente incarnazione della serie. Un titolo gigantesco, pieno zeppo di segreti da scoprire e oggetti da sbloccare; un titolo che, insieme a Mario Kart 8, ha vantato il supporto più longevo fra i giochi Wii U, con DLC e continui aggiornamenti. Nonostante l’apprezzamento globale, anche Smash Bros. non riuscì a far cambiare opinione al pubblico più ampio, che rimase, analizzando i grandi numeri, totalmente indifferente a quest’altro tentativo di Nintendo di recuperare terreno.
Captain Toad: Treasure Tracker, invece, è un puzzle game atipico, quel gioco che nessuno sapeva di volere fino a quando Nintendo non lo ha lanciato sul mercato. Nonostante non abbia goduto del successo dei titoli più blasonati, questa piccola perla rimane imperdibile per chiunque abbia posseduto, o mai possiederà, un Wii U. 
La fine del 2014 sanciva così il termine del primo biennio di Wii U: due anni caratterizzati da non troppi titoli, ma tutti di elevatissima qualità e dall’abbandono progressivo delle terze parti che, con il passare dei mesi, davano sempre più la console per spacciata. Ma Nintendo non si era ancora arresa: come Pokèmon aveva risollevato le vendite di Game Boy, esempio spesso citato da Iwata, anche Wii U avrebbe potuto risollevarsi grazie al suo parco titoli. Così, nonostante le cartucce più importanti in termini di possibili vendite (Mario, Smash Bros., Mario Kart) fossero già state sparate, Nintendo cercò di trovare un modo per salvare la sua console.
Il secondo biennio: 2015/2016
Nintendo era ormai da sola, impegnata nel difficile tentativo di tenere in vita una console ormai spacciata, senza però abbandonare il più fortunato 3DS. Avendo già usato le sue serie più blasonate, a Nintendo non rimase che una strada, quella intrapresa con Captain Toad. In questo biennio, Nintendo si diede a progetti più piccoli, diversi da quello che ci si sarebbe solitamente aspettati da una home console del colosso nipponico.
Togliendo Mario Party 10 e Mario vs Donkey Kong: Tipping Stars, episodi di sotto-serie già affermate in passato, Nintendo cominciò a sperimentare sia con le sue vecchie IP che con idee totalmente nuove. Kirby e il Pennello Arcobaleno e Yoshi’s Woolly World rientrano nella prima categoria: due episodi atipici delle rispettive serie che, sebbene riprendessero idee da titoli passati, dimostravano una personalità unica. Yoshi’s Woolly World, soprattutto, si rivelò un ottimo titolo, e la sua riproposizione su 3DS è l’occasione perfetta per chi si sia perso questo gioiellino al tempo della sua uscita.
Sempre nel 2015 vide luce anche Splatoon. Qui Nintendo non solo si cimentava in una nuova IP, ma lo faceva anche in un campo a lei quasi sconosciuto, quello dei third person shooter. Grazie al magico tocco della casa di Kyoto,Splatoon si rivelò un titolo atipico, a tratti innovativo ma soprattutto incredibilmente divertente proprio in virtù della sua diversità rispetto a ciò che il panorama del genere aveva da offrire. Purtroppo il gioco, più di ogni altro, metteva anche in luce i difetti del Nintendo Network: un online sì migliorato rispetto all’epoca Wii, ma ancora non assolutamente in grado di competere con la concorrenza, mancando addirittura di un sistema di chat vocale integrato.
A Settembre fu il turno di Super Mario Maker, il primo capitolo della serie dedito quasi esclusivamente alla creazione di livelli, ennesimo esempio di sperimentazione su brand già conosciuti. Anche questo titolo sta godendo una seconda vita in versione 3DS, ed anche qui l’invito è quello di provare questo gioco che, per quanto atipico, si rivela irrimediabilmente coinvolgente.
Il resto del 2015 vide l’uscita di titoli relativamente minori, che non ricevettero l’attenzione del pubblico (immeritatamente nel caso di Project Zero V): Mario Tennis: Ultra Smash, Animal Crossing: Amiibo Festival e Project Zero V.
L’anno si chiuse con l’uscita di un peso massimo a lungo atteso, vale a dire Xenoblade Chronicles X, titolo osannato da pubblico e critica e che costituisce, ancora oggi, uno dei migliori motivi per recuperare un Wii U.
Era tuttavia ormai evidente che Wii U non aveva più molto da dire, e viste le scarse vendite, la paura degli investitori per il futuro di Nintendo nel mercato delle console era comprensibile. Fu per questo che Iwata, durante un incontro con gli azionisti, annunciò che Nintendo stava già lavorando su una nuova console, dal nome in codice NX. Pochi mesi dopo, il presidente Nintendo scomparve, precisamente l’11 luglio 2015, a soli 55 anni. Sebbene ormai il destino di Wii U fosse tracciato, la dipartita di Iwata portò un cambiamento nelle strategie comunicative di Nintendo: niente più Direct, niente più conferenze. La casa di Kyoto si chiuse in un riserbo quasi sacrale, come per simboleggiare il lutto che aveva colpito l’intero mondo videoludico.
Ciò nonostante, il 2016 vide numerose esclusive in uscita: dal remake HD di The Legend of Zelda: Twilight Princess a Pokkèn, da Star Fox Zero a Tokyo Mirage Sessions #FE, per finire con Paper Mario: Color Splash. Tutti titoli che vanno dal discreto all’ottimo, come potete leggere nelle recensioni delle nostre pagine. E’ evidente, però, che il numero di titoli importanti uscito nell’anno passato è esiguo, ulteriore testimonianza della fine della console, che adesso sappiamo avere una data definita: Marzo 2017, ovvero il mese a venire.
La fine: 2017
Inizialmente previsto per l’ormai lontano 2015, The Legend of Zelda: Breath of the Wild si appresta a giungere su Wii U (e Switch) a Marzo 2017, costituendo da una parte il canto del cigno di Wii U e dall’altra l’inizio dell’avventura di Nintendo Switch. La saga di Zelda è stata completamente assente su Wii U, almeno per quanto riguarda l’uscita di titoli inediti. Breath of the Wild è la promessa che più a lungo Nintendo ha fatto ai suoi fedelissimi, che finalmente potranno mettere mano sul gioco prima di dire definitivamente addio alla loro console, che non godrà più del supporto della casa madre.
Wii U è arrivato alla fine così, zoppicando, arrancando, tenuto in vita da una Nintendo che cerca di correre ai ripari dagli errori commessi. Un peccato, perché Wii U non ha avuto solo difetti: ha avuto pochi titoli, è vero, ma la qualità di essi è incredibilmente tarata verso l’alto, con giochi del calibro di Super Mario 3D World, Donkey Kong Country: Tropical Freeze, Mario Kart 8, Bayonetta 2, Super Smash Bros. U, Xenoblade Chronicles X, solo per citarne alcuni, che hanno fatto storia nei rispettivi generi, e avrebbero meritato molta più attenzione di quanta non gliene è stata effettivamente riservata. Se le cose fossero andate diversamente, se Nintendo fosse riuscita a trovare quel pubblico che tanto ha cercato in questi anni, Wii U avrebbe senza dubbio potuto darci ancora molte soddisfazioni; ma la storia, quella videoludica, è stata inclemente con questa console sfortunata che non ha mai avuto la seconda possibilità che meritava.

Nonostante l’imminente sostituzione da parte di Switch, Wii U rimane una console degna di essere recuperata da ogni appassionato di videogiochi che si rispetti. Pur con tutte le sue carenze a livello di parco titoli, pur con i suoi difetti strutturali, come nella componente online decisamente arretrata, Wii U può contare su quel qualcosa in più che solamente Nintendo sa offrire. Se non siete mai entrati in contatto con il mondo Nintendo, fatevi un favore e, non importa quando, recuperate questa console. Potreste scoprire che questa macchina, tanto bistrattata, aveva molto da dire, ha avuto solamente la sfortuna di non trovare persone disposte ad ascoltarla.