Final Fantasy XIV: A Realm Reborn

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Sono ormai passati tre anni da quando la prima versione di Final Fantasy XIV venne lanciata su PC tra lo sbigottimento di utenti che si trovarono di fronte a un titolo ben lontano dai canoni qualitativi ai quali la più importante serie di Square Enix li aveva abituati. La fretta con la quale la produzione era stata portata avanti era evidente per tutti e l’incuria generale del prodotto aveva ridotto il gioco a essere afflitto da problemi gravissimi, insormontabili, al punto da innescare una reazione a catena che ha costretto la dirigenza a sollevare dell’incarico Hiromichi Tanaka – responsabile del progetto – e decidere di cominciare a programmare una versione 2.0 che potesse azzerare le scabrosità iniziali e permettere di rilanciare Final Fantasy XIV in grande stile, affiancandogli anche una versione per PlayStation 3 (e anche una per PlayStation 4, in uscita nel 2014).

RebirthPotrebbe francamente far discutere la scelta di fare il porting di un gioco strutturalmente così vecchio anche sulla prossima console Sony, e onestamente, resta ancora da capire in che modo Square Enix voglia muoversi non tanto per l’upgrade grafico, ma soprattutto per l’ottimizzazione generale del codice di gioco, del netcode e per la presa di coscienza che un doppio abbonamento costituito dall’accoppiata Plus e canone mensile obbligatori non è esattamente il massimo della convenienza per degli appassionati che a quel punto, davvero, hanno tutte le ottime ragioni per pretendere un servizio impeccabile e senza sbavature. Prima dell’uscita di A Realm Reborn, una beta privata aveva dato un assaggio di ciò che questa nuova versione avrebbe offerto, presentando finalmente paesaggi non più spogli come in passato, un mondo ricco da esplorare e parecchie quest da portare a termine, lasciando intravedere anche le meccaniche di interazione coi gruppi gestiti dagli utenti, i primissimi dungeon, le missioni da affrontare con la propria compagnia e tutta una serie di miglioramenti che al tempo sembravano sinceramente impossibili. A Realm Reborn non è un rattoppo raffazzonato, né l’inutile rianimazione della salma malconcia che era Final Fantasy XIV; è sostanzialmente un gioco nuovo, rinnovato fin dalle fondamenta, che si propone di offrire tutto ciò che il fallimentare lavoro precedente non era riuscito a regalare a causa della sua natura claudicante e decisamente al di sotto di standard qualitativi sufficienti per poterne consigliare l’acquisto. E che ne hanno impedito il successo. Oltre alla beta privata, abbiamo avuto la possibilità di provare le prime ore di gioco dell’early access con le quali si sono cimentati fino a oggi tutti coloro che hanno prenotato il gioco. La recensione naturalmente arriverà più in là, nel momento in cui avremo acquisito l’esperienza necessaria per parlarvi al meglio dell’offerta globale prevista. Ciò che possiamo dirvi al momento, è che rispetto alla nostra precedente prova il gioco appare adesso più pulito e rifinito nell’aspetto generale, mentre bisogna ammettere che il frame rate è piuttosto basso, senza dubbio per colpa della scarsa ottimizzazione di un codice che ha sul groppone qualche anno di troppo. Ciò non diventa troppo penalizzante durante le fasi più impegnative e affollate del gioco, ma quando la presenza di personaggi su schermo arriva già a saturare buona parte dell’ambiente, è innegabile come l’azione cominci a filare in modo meno liscio. Poco male, perché verrete ben presto assorbiti da un mondo di gioco senz’altro affascinante, pregno di contenuti e capace di mantenere alta la vostra attenzione nonostante inizialmente ci si debba giocoforza prestare a qualche peregrinazione di troppo per portare a termine le quest basilari.

Un giro a Ul’dahDopo aver scelto la vostra razza tra le cinque a disposizione, potrete selezionare una classe tra Gladiator, Marauder, Pugilist, Archer e Lancer. Il sistema delle classi, denominato Armoury System, è fortunatamente dinamico, pertanto, successivamente potrete cambiarla utilizzando un nuovo tipo di equipaggiamento, da acquistare dai mercanti delle zone e ottenibile in seguito alle vittorie delle battaglie. Dopo aver personalizzato le fattezze del vostro alter ego e aver fatto ricadere la scelta su quali parametri elementari di base avrete all’inizio, selezionerete il server e potrete finalmente cominciare a giocare. Almeno, questa dovrebbe essere la norma. In verità, dobbiamo con rammarico segnalare dei problemi nient’affatto trascurabili con la cattiva gestione dei server, che già dall’early access (quindi prima che il gioco entrasse a pieno regime) hanno creato non pochi grattacapi agli utenti di mezzo mondo, con la grande insoddisfazione che si è riversata sul forum ufficiale attraverso lamentele che avevano come oggetto le lunghe e inspiegabili attese prima del login e un messaggio di errore che indicava come i server fossero pieni e che si sarebbe dovuta attendere l’uscita di alcuni utenti per poterne fare entrare altri, come se effettivamente fossero pieni fino all’orlo. Square Enix si è scusata e ha invitato alla calma e alla collaborazione, ma è chiaro che la situazione va risolta in tempi molto brevi per evitare ulteriori dissapori che, di fronte a un rilancio così importante, rovinerebbero la festa all’azienda e a tutti i fan. Anche noi siamo stati rigettati da tutti i server, dovendo infine ripiegare sull’unico europeo ancora libero. Optare per quelli americani non è chiaramente un buon affare per questioni di lag, quindi Square Enix deve correre ai ripari immantinente in vista del sovraffollamento fisiologico previsto nei prossimi mesi. Superata l’impasse iniziale, comunque, siamo stati accolti nella città di Ul’Dah, dove abbiamo preso confidenza coi primi personaggi del posto, che ci hanno permesso di iscriverci alla gilda e messo a disposizione i rudimenti di un sistema di gioco senz’altro complesso e che necessita di molte ore per essere padroneggiato al meglio. Nonostante ciò, l’apprendimento graduale, le informazioni centellinate e le sfide sbloccabili solo al raggiungimento di determinati livelli ci sono parsi ben gestiti e difficilmente creeranno confusione. Non pensate di poter combattere fin da subito però, perché le prime ore sono quelle in cui si imparano le basi, si prende gradualmente confidenza con la personalizzazione dei tasti e si va in giro a fare le missioni più noiose che però servono per livellare e prepararvi ai primi scontri. Considerate queste prime ore come un tutorial esteso, come l’immancabile gita in una città sconosciuta da dove ben presto vi allontanerete assieme ai vostri compagni, alla ricerca di nuove avventure, sfide da affrontare all’ultima magia ed eventi inaspettati che scombussoleranno i vostri piani e ribalteranno istantaneamente le sorti apparentemente già segnate delle battaglie. Eorzea è finalmente pronta ad accogliervi (server permettendo): perdetevi all’interno di questo mondo sconfinato e godetevi l’aria che si respira nel Regno Rinato dopo tante tribolazioni e difficoltà; prima di esprimere il nostro giudizio definitivo, lo faremo anche noi. 

Final Fantasy XIV: A Realm Reborn è finalmente arrivato anche su PlayStation 3, ma Square Enix ha ancora molto da lavorare per stabilizzare i server che a breve scoppieranno di utenti intransigenti e che non hanno più voglia di perdere la pazienza, soprattutto in virtù dell’onere rappresentato da un canone mensile obbligatorio che pende sulle loro teste. Il potenziale per un grande rilancio c’è tutto e basta poco per essere affascinati dal mondo di gioco e assuefarsi alla grande mole di contenuti qui presente, ma basta qualche disservizio di troppo per far disaffezionare anche il fan più incallito. E adesso non ci sono più scusanti. Ne riparleremo in occasione della nostra recensione, di questo e di tutto il resto.