Anteprima

Batman: Arkham Knight

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a cura di LoreSka

Gotham City è sotto attacco. I peggiori criminali, radunati dal terrificante Spaventapasseri, hanno messo in scacco l’intera città trasformandola in un inferno. Violenza, distruzione, crudeltà: Gotham è sconvolta da un turbinio di anarchia e omicidi. Il governo è impotente, e l’unica soluzione è evacuare. Le strade sono ormai deserte, e qualche coraggioso tutore della legge resta indietro per assicurarsi che anche l’ultimo abitante abbia lasciato questo luogo infestato dal crimine. Una dimostrazione di cuore, ma anche un rischio troppo grande: uno dei poliziotti viene infatti raggiunto da Due Facce e Pinguino, che non perdono un secondo a condannarlo a morte ed eseguire la sentenza. Basta un solo, terrificante istante: l’uomo cade esanime. I suoi occhi, paralizzati in una smorfia a metà tra l’impotenza e il terrore, fissano ormai il vuoto, tra i sogghigni perfidi dei presenti.
Qualcuno, però, è rimasto vivo a Gotham. E ha proiettato l’inconfondibile simbolo di giustizia nel cielo, quelle ali di pipistrello che significano una sola cosa: ci servi Batman, e ci servi al più presto. Così, dalle strade violente della città, saliamo verso i palazzi, oltrepassiamo gli ultimi piani e raggiungiamo i tetti, dove l’inconfondibile sagoma dell’eroe mascherato attende di dare l’ennesimo contributo alla legge, lanciandosi nel vuoto e planando verso quella che si prospetta essere una lunghissima notte.
Il filmato iniziale di Batman: Arkham Knight è impressionante. Forte come un pugno nello stomaco, questa sequenza è perfetta per creare l’atmosfera che accompagna questo capitolo conclusivo della trilogia di Batman firmata Rocksteady. Il gioco di sguardi, movimenti e smorfie è perfetto per indurre nel giocatore le emozioni necessarie ad affrontare l’avventura con il giusto spirito. C’è solo un piccolo dettaglio: quello che abbiamo appena visto non è un filmato, ma il motore grafico del gioco.
Next gen, gente!
Lo diciamo subito: da un punto di vista prettamente grafico, Batman: Arkham Knight è un gioco di nuova generazione. Il passaggio dalla sequenza appena descritta alla fase di gameplay, infatti, avviene in maniera estemporanea, senza soluzione di continuità, senza l’ombra di un caricamento e – soprattutto – senza una tangibile differenza in termini visivi. Ed è tutto così: Batman: Arkham Knight, infatti, ha deciso di integrare gioco e storia optando per cutscene che non sembrano per nulla “cut”, e che si attivano in maniera naturale ed efficace. Dobbiamo ammettere che, in effetti, è anche questo quello che ci aspettiamo dalla grafica di nuova generazione, e Rocksteady sembra avere capito come rendere più immersiva l’esperienza di gioco senza rinunciare a uno strumento chiave nella narrazione videoludica quale la sospensione dell’interattività. In altre parole, se proprio non possiamo sbarazzarci delle cutscene, è così che le vorremmo vedere d’ora in poi.
E non è finita: le animazioni – uno dei fiori all’occhiello delle produzioni precedenti di Rocksteady – sono allo stato dell’arte. Il mantello di Batman è più realistico che mai, e non crea quell’effetto “asciugamano da bagno” che abbiamo spesso visto in tanti altri titoli con protagonista un eroe con indosso una cappa. E poi c’è la pioggia: decine, forse centinaia di gocce trasparenti che scivolano lungo il volto di Bruce Wayne, lucidando la superficie della sua maschera nera e andando ad infrangersi chissà dove dopo essere cadute dal suo mento.
La città è gigantesca e pulsante. L’idea di svuotarla dai civili non porta alla morte di Gotham: le strade pullulano di nemici, e ad ogni angolo si possono scoprire quest secondarie attivate in maniera inattesa, semplicemente passando accanto a un luogo o scovando le conversazioni dei malviventi dalla propria radiotrasmittente. Al contempo, Gotham è una città vera. Non è la solita accozzaglia di grattacieli e di palazzi anonimi: in questa metropoli ci sono i quartieri, alcuni caratteristici, altri meno riconoscibili. C’è Chinatown, ci sono i bassifondi, il quartiere finanziario. Ci sono le autostrade e i ponti. E, a quanto pare, passeremo molto tempo attraversando a gran velocità questi luoghi. Perché in Batman: Arkham Knight c’è la Batmobile.
Benvenuta, cara Batmobile
Gli sviluppatori di Rocksteady hanno le palle d’acciaio. Perché introdurre una meccanica di guida in un gioco della serie Batman: Arkham è una scelta che può portare sull’orlo del baratro. Se, poi, consideriamo che la Batmobile in Arkham Knight giocherà un ruolo cruciale, i rischi aumentano in maniera quasi esponenziale. Purtroppo nell’hotel di San Francisco dove Rocksteady ha mostrato la sua ultima creazione non ci è stata data la possibilità di mettere le mani sul gioco, cosicché al momento non vi sappiamo dire se l’handling della migliore amica di Batman sia buono. Ma, dalla confidenza mostrata dagli sviluppatori, parrebbe proprio di sì.
Inoltre, la Batmobile è una sorta di veicolo corazzato apparentemente invincibile e con una tenuta di strada da fare invidia a un carro armato. L’auto di Batman può viaggiare su qualunque superficie solida e oltrepassare pendenze piuttosto ripide senza troppa difficoltà. Può inoltre sfondare muri e cancelli, e pertanto consentire al nostro eroe di raggiungere molti luoghi senza preoccuparsi troppo di restare nelle righe che delimitano la carreggiata. Pertanto, non ci dobbiamo aspettare un Batman intriso di meccaniche racing, bensì un gioco in cui il veicolo diventa un alleato indispensabile in determinate situazioni, oltre che uno strumento fondamentale per colmare le lunghe distanze introdotte dalla gigantesca Gotham City, la cui mappa di gioco supera di ben venti volte l’intera superficie del primo Arkham Asylum.
Batman e la Batmobile sono in simbiosi: basta la semplice pressione di un pulsante per richiamare il veicolo, che ci raggiungerà in un batter d’occhio. Una volta a bordo, è sufficiente premere un altro tasto per catapultare Batman fuori dall’abitacolo, e lanciarlo in cielo pronto a planare verso qualche criminale o di nuovo in cielo, grazie a una migliorata grappling gun per lanciare i rampini. Questa meccanica ci consente di passare in continuazione tra terra con il veicolo, cielo, terra a piedi e di nuovo a bordo in maniera incredibilmente fluida. Le sequenze mostrate da Rocksteady – rigorosamente giocate in tempo reale – erano indubbiamente d’effetto.
La Batmobile, infine, avrà un ruolo fondamentale nelle sequenze dell’Enigmista, che questa volta ci proporranno degli enigmi alla guida dell’auto, con percorsi che si fanno sempre più complessi e che richiedono al giocatore una certa attenzione ambientale al fine di non andare incontro a morte certa. Questo sarà solo un diversivo dalla campagna principale, ma quanto abbiamo visto ci ha lasciato una buona impressione, pur non rappresentando l’apice dell’originalità di Batman: Arkham Knight.
Ritorna il free flow system
Marchio di fabbrica della serie Arkham, anche questo quarto capitolo della saga avrà il sistema di combattimento free flow. Si tratta, in breve, di una meccanica sostanzialmente identica a quella presente nei precedenti capitoli, con l’aggiunta di alcune mosse nuove e di qualche accorgimento per rendere il tutto ancora più coreografico.
Tra le novità, si segnala la possibilità di rubare le armi ai nemici e di usarle contro i propri avversari. Nella demo abbiamo visto Batman disarmare uno sgherro di Due Facce dotato di mazza da baseball, per poi eliminare i restanti a suon di colpi inferti proprio con l’attrezzo sportivo. Allo stesso modo, Batman può combattere interagendo con l’ambiente, e dare luogo ad alcune finisher uniche che fanno uso di ciò che circonda il nostro eroe. In questo caso, abbiamo potuto ammirare l’uomo-pipistrello fracassare la testa di un nemico nel monitor di una sala di sorveglianza, con un’animazione totalmente assente in qualunque altro luogo. Nel complesso, però, questi piccoli tweak non vanno a intaccare una meccanica di gioco che ha sempre funzionato bene, ma che inizia a sentire il peso dei suoi anni. Questo, forse, è l’unico aspetto di Batman: Arkham Knight su cui manteniamo qualche riserva.
Il free flow combat system non è l’unico elemento mutuato dai precedenti capitoli della saga: fa il suo ritorno il detective mode, si ritrovano tutti i gadget del passato (più qualche new entry non ancora svelata) e, come di consueto, si possono attraversare alcune sequenze di gioco in modalità stealth. A tal proposito è stato introdotto un coreografico fear takedown, una mossa che si sbarazza di tre nemici in un colpo solo. 
Tutti questi accorgimenti sembrano puntare a un maggior grado di epicità dell’intero gameplay, piuttosto che a un vero e proprio beneficio in termini di interazione e di possibilità offerte al giocatore. In questo aspetto, Batman: Arkham Knight sarà certamente più bello. Ma non è detto che sarà più divertente.
Chi è Arkham Knight?
Quando il gioco è stato ufficialmente svelato al mondo, si era parlato di Spaventapasseri come supercattivo principale dell’avventura. All’evento tenutosi a San Francisco, però, abbiamo scoperto che Arkham Knight potrebbe celare un nemico forse gerarchicamente meno importante, ma almeno altrettanto pericoloso. Parliamo proprio di Arkham Knight, colui che dà il nome al gioco e che avevamo erroneamente identificato con Batman stesso. D’altro canto, chi poteva mai essere il “cavaliere” di Arkham? E invece no, Arkham Knight è un personaggio tutto nuovo, un nemico creato da Rocksteady in collaborazione con DC Comics, un antieroe dotato di una corazza metallica, di una maschera inquietante che ricorda quella di Batman e armato con una pistola il cui calibro, probabilmente, si aggira attorno a quello dei fucili a lunga gittata.
Non abbiamo fatto in tempo a scorgere la sagoma metallica di questo nemico, che il nostro tempo al cospetto di Batman: Arkham Knight si era già concluso. E, francamente, avremmo voluto fermarci di più.
Il gioco ha indubbiamente presentato alcuni spunti a dir poco interessanti, e dal lato tecnico è certamente una delle esperienze più vicine alla nostra idea di next gen che abbiamo mai avuto il piacere di provare. Purtroppo, il gioco necessita ancora di molte rifiniture: gli sviluppatori hanno glissato sullo stato del codice presentato alla stampa, ma i frequenti e insopportabili cali di frame rate denunciano la mancanza di parecchi mesi di polishing prima del rilascio.

– Grafica spettacolare e davvero next gen

– La Batmobile aggiunge pepe al gameplay

– Apparentemente la miglior Gotham City della serie

Rocksteady ha compiuto il miracolo di realizzare un gioco basato su di un supereroe che fosse anche un capolavoro, e con questo capitolo conclusivo della trilogia l’azienda si prepara a chiudere una pagina della sua storia nel migliore dei modi. Forse è troppo presto per poter definire Batman: Arkham Knight un gioco totalmente next gen, e alcuni elementi di gameplay denunciano uno certo affidamento al passato che potrebbe rivelarsi deleterio. Ma, allo stesso modo, la nostra mascella si è schiantata sul pavimento diverse volte di fronte a questo gioco spettacolare, pieno di momenti epici e capace di offrirci la miglior Gotham City che un videogioco abbia mai saputo creare. Il tutto, ripetiamo, senza un solo caricamento e con l’aggiunta di una meccanica completamente nuova introdotta dalla Batmobile. Non è facile tenere le redini di un concept dopo quattro giochi e cinque anni, ma questo capitolo conclusivo potrebbe davvero rivelarsi una degna chiusura di una pagina indimenticabile nella storia dei videogiochi.