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Xenoblade Chronicles 3 e il mondo dilaniato dalla guerra, ancora una volta

La terza opera magna di Monolith Soft provata per voi

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Informazioni sul prodotto

Immagine di Xenoblade Chronicles 3
Xenoblade Chronicles 3
  • Sviluppatore: Monolith Soft
  • Produttore: Nintendo
  • Distributore: Nintendo
  • Piattaforme: SWITCH
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 29 luglio 2022

Tra le saghe che maggiormente hanno caratterizzato fin qui il ciclo vitale di Nintendo Switch c'è sicuramente quella di Xenoblade Chronicles: dopo un secondo episodio ed un remaster (quasi remake) del primo, rigorosamente in quest'ordine, il pubblico della grande N è pronto per godere di Xenoblade Chronicles 3, in arrivo il prossimo 29 luglio in esclusiva sulla macchina ibrida della grande N.

Siamo alle prese con il codice finale del gioco da una decina di giorni e siamo pronti a dirvi il minimo indispensabile per farvi aumentare la salivazione in vista della recensione finale, che troverete su queste pagine a ridosso della pubblicazione del titolo.

Dieci anni di morte

Immaginate un mondo, Aionios, in cui un soldato nasce, vive per combattere e muore nel corso di soli dieci anni, durante i quali non si impegna in altro che non sia la battaglia, al netto delle più basilari funzioni corporali. Immaginatelo dilaniato da un conflitto eterno, in cui due enormi colossi e parte delle creature che li abitano si fronteggiano senza quartiere, con l'unico scopo di terminare più vite nemiche possibili.

Queste sembrano le premesse narrative di una vicenda al cui centro c'è Noah, arruolato nell'esercito di Keves, eternamente contrapposto a quello di Agnus, un tramandante che guarda a tutto ciò che lo circonda con triste distacco, e che sembra più attratto da una pace impossibile che da una guerra senza conclusione.

Ma cos'è un tramandante? Si tratta di un soldato capace di traghettare la forza vitale dei soldati caduti sul campo di battaglia in maniera che questa rientri nel grande flusso delle anime, come materia prima organica, pronta a dare vita a nuovi soldati e ad alimentare il ciclo vizioso di morte e distruzione.

Come per entrambi i giochi che l'hanno preceduto, Xenoblade Chronicles 3 tratta temi raramente banali, e vede nel conflitto, spesso insensato e cruento, l'unico, vero protagonista delle vicende: in una tristemente attuale allegoria del genere umano, i protagonisti dei titoli firmati da Tetsuya Takahashi (sin dai tempi degli Xenogears sulla prima PlayStation) si spendono in battaglie non necessarie, si rendono conto degli orrori che li circondano eppure imbracciano le armi perché, dinanzi alla stupidità, alla cupidigia e alla sete di sangue dell'umanità, non c'è altro modo di rispondere.

Lo sguardo disilluso e perennemente perso nel vuoto di Noah durante le prime ore di gioco rappresenta un po' anche quello del game director sul mondo contemporaneo, e visti i numerosi conflitti in corso nel mondo nell'esatto momento in cui scriviamo questo pezzo, quello di tutti noi dinanzi a tanta violenza e a tanta follia.

Tornando al gioco, la prima decine di ore in compagnia del titolo ha denunciato soprattutto due cose: la grande attenzione ai dialoghi e all'approfondimento psicologico dei personaggi, tipica del franchise, e la bontà della sottotitolazione italiana, che consente di non perdersi nulla degli scambi tra i personaggi e della sconfinata lore del gioco – tanto che si opti per la traccia originale giapponese quanto per quella, divenuta ormai un marchio di fabbrica, in un inglese molto "cockney", con diversi accenti britannici messi in bocca ai personaggi del gioco.

Squadra che vince...

La prima impressione, pad alla mano, è di incredibile familiarità: cinematiche dal taglio piuttosto maturo si alternano a fasi di giocato che ricordano da vicino quelle del secondo episodio e, più recentemente, della rimasterizzazione del primo: il combat system posizionale, i nemici visibili sulla mappa, l'equipaggiamento ridotto all'osso e un ritmo sempre piuttosto sostenuto, grazie a nemici sempre molto reattivi e ad un gran numero di punti di interesse sparsi per le mappe, ancora una volta di notevoli dimensioni.

Difficile, d'altronde, dar torto a Takahashi ed al suo team: il giocattolo non era affatto rotto, e non c'era quindi alcun bisogno di sconvolgerne le meccaniche o di mettere mano in maniera pesante al combat system o alla gestione del party.

D'altronde, voti alla mano, il franchise può vantare risultati eccellenti non solo sulle nostre pagine ma, più in generale, sulla stampa specializzata e non, e tutti i punti di forza dei primi due capitoli sembrano tornare in questo terzo: l'esplorazione è ancora tanto libera quanto piacevole, il sistema di combattimento, che pure non incontrerà il favore di tutti vista la sua natura quasi da MMO, raggiunge un ottimo bilanciamento tra azione pura e strategia in tempo reale, e si fa decisamente impegnativo selezionando il livello di difficoltà massimo disponibile.

Certo, vanno valutate la profondità dell'esperienza sul lungo periodo, la ricchezza e la bontà del cast principale, per ora numericamente piuttosto scarno, e la curva di apprendimento delle novità inserite, ma queste prime ore di gioco, pur restituendo un piacevole senso di familiarità (o forse proprio per quello...), si sono rivelate assai godibili.

L'impressione è di trovarsi dinanzi ad un prodotto della medesima, elevata qualità offerta dai due che lo hanno preceduto, ma ci attendono ancora decine di ore prima di lasciarci andare ad un giudizio definitivo, che potrete ovviamente leggere tra qualche settimana qui sulle pagine di SpazioGames.

Bei compromessi

Difficile giudicare a livello tecnico un titolo talmente mastodontico già dopo poche ore: di certo abbiamo già notato alcune delle accortezze che il team di sviluppo ha dovuto adottare per mantenere accettabili le prestazioni, come abbassare la risoluzione ed il frame rate degli elementi sullo sfondo, utilizzare tecniche di messa a fuoco progressiva dei personaggi ed ambientazione e non esagerare con i dettagli – soprattutto durante le fasi di esplorazione a mondo aperto, quando tra fauna, cascate, uccelli e nemici il motore grafico è davvero sotto sforzo.

Mentiremmo, quindi, se dicessimo che tutto è filato liscio: Switch era un hardware sotto potenziato rispetto alla concorrenza già al lancio e oggi, ad oltre cinque anni dal debutto, il gap è ulteriormente aumentato dopo l'esordio delle nuove console Sony e Microsoft.

Eppure, nonostante la necessità di scendere a compromessi sempre più stringenti, il colpo d'occhio generale e la godibilità del prodotto non sono usciti troppo ridimensionati nelle aree visitate in queste prime ore di gioco, e se è vero che il prosieguo dell'avventura potrebbe riservare momenti più stressanti per il motore di gioco proprietario, è altrettanto vero che arriveranno delle patch (prima tra tutte la day-one) per sistemare per tempo queste problematiche.

Quel che è certo è che la direzione artistica, pur non troppo dissimile da quella vista nei due prequel, rimane uno dei punti più alti toccato da Switch durante questo 2022.

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Commento

Non siamo stupiti dal fatto che le prime ore in compagnia di Xenoblade Chronicles 3 ci siano piaciute molto: il team alle spalle del prodotto è il medesimo dei precedenti due episodi, a cominciare dal leggendario director Tetsuya Takahashi, i valori produttivi sono piuttosto alti tanto per una produzione nipponica quanto per un gioco di ruolo e, cosa più importante, la squadra vincente non è stata cambiata, puntando piuttosto su miglioramenti incrementali. Certo, una decina abbondante di ore non sono nemmeno lontanamente sufficienti per giudicare un prodotto che promette, come i suoi predecessori, diverse decine di ore per essere completato, ma se chi ben comincia è a metà dell'opera, allora la prossima esclusiva Switch promette davvero bene.
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