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Immagine di Wo Long: Fallen Dynasty | Provato - Sulla scia di Nioh
Provato

Wo Long: Fallen Dynasty | Provato - Sulla scia di Nioh

Wo Long: Fallen Dynasty si prospetta come una buona evoluzione (ma sempre conservativa) di Nioh. Ecco il nostro resoconto dopo averlo provato.

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Pubblicato il 20/09/2022 alle 17:22
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  • Pro
    • Appare come un'evoluzione di Nioh
    • Tanta scelta per il proprio stile di gioco personalizzato
    • Alcune meccaniche possono arricchire ulteriormente il livello di sfida
  • Contro
    • Chi conosce bene Nioh noterà un evidente riciclo
    • Da valutare con attenzione il sistema di morale al fine di stabilire un giusto bilanciamento di gioco

Conclusioni Finali di SpazioGames

Da questa prima prova, Wo Long: Fallen Dynasty ha lasciato intendere chiaramente di non voler stravolgere la solida struttura che ha portato in gloria i due Nioh. Sebbene si notino gran parte degli elementi mutuati di peso da quella serie, le aggiunte potrebbero di fatto cambiare le dinamiche legate a difficoltà e avanzamento. Oltretutto, al netto dei difetti più evidenti che ancora si porta dietro, certe evoluzioni puntano dritto nella direzione di un miglioramento in toto di quell'impalcatura ormai divenuta classica.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Wo Long: Fallen Dynasty
Wo Long: Fallen Dynasty
  • Sviluppatore: Team Ninja
  • Produttore: Koei Tecmo
  • Distributore: Koei Tecmo
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
  • Generi: Soulslike
  • Data di uscita: 03 marzo 2023

In maniera non diversa da quanto avvenuto con Nioh, Team Ninja sta conducendo lungo un percorso già tracciato anche con Wo Long: Fallen Dynasty, prossimo titolo cross-generazionale ambientato nella Cina dei Tre Regni.

Memori delle diverse demo prima del suo approdo sul mercato, fu Nioh a seguire delle precise tappe per raccogliere i pareri dei giocatori affinché potesse diventare nel corso dei mesi un titolo in grado di poter raggiungere un bilanciamento ottimale. Ecco dunque che non stupisce il modus operandi attraverso cui Koei Tecmo sta introducendo gradualmente gli utenti alla nuova opera, che dovrebbe uscire senza intoppi all'inizio del prossimo anno.

Ma cosa devono aspettarsi gli amanti del genere da Wo Long: Fallen Dynasty (potete preordinarlo su Amazon)? Una vera ventata di freschezza o qualcosa che si è già visto non poche volte? Se avete seguito e conoscete la storia di Koei Tecmo, la risposta dovrebbe apparirvi piuttosto chiara.

Wo Long: Fallen Dynasty, la storia

Partiamo da un dato di fatto incontestabile e dalle certezze più evidenti: Koei Tecmo, come già fatto con la saga di Dynasty Warriors, Dead or Alive e diverse altre sue punte di diamante presenti nel catalogo, tende ancora oggi a operare sempre nella stessa maniera. Individua una formula, ci costruisce sopra un gioco e lo ripropone per anni e anni, con variazioni davvero minime e con un tendenza al re-skin palese (e senza reale volontà di camuffamento) che abbiamo sottolineato più volte.

Aspettatevi una storia ricca di elementi storici e tanto folklore.

Finché il mercato dà loro ragione, ossia fino a quando la folta schiera di appassionati continua a foraggiare prodotti che vengono reiterati con scarsi sforzi creativi, non esiste davvero nessuna ragione affinché un'azienda debba cambiare la propria rotta. Anche a costo di non essere visti di buon occhio dalla stampa e da una consistente fetta di pubblico.

Quando nella nostra recensione di Nioh 2 premiavamo l'opera con una valutazione lusinghiera, lo facevamo perché la base creata era talmente valida e solida da garantire ottimi risultati anche al secondo giro. Tuttavia, nei contro parlavamo di un riciclo monumentale degli asset che aveva fatto scattare un pericoloso campanello di allarme per la serie, già arrivata stanca e che addirittura copincollava alcune missioni già viste in precedenza.

Questo lungo preambolo è necessario per spiegare le reazioni che abbiamo avuto provando Wo Long: Fallen Dynasty, che viene presentato come qualcosa di nuovo ma che nuovo non è affatto, configurandosi in ultima battuta come una diretta emanazione di Nioh.

Sarebbe lecito chiedersi a quante persone la si faccia sotto al naso, ma le risposte possono sfuggire verso molteplici direzioni e lasciamo libero spazio a ogni commento sul reale grado di difformità tra questo e il precedente gioco del team di sviluppo. E no, non ci riferiamo necessariamente a Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, che di clonazione se ne intendeva parecchio, era costruito in modo più sbrigativo e aggiungeva le meccaniche essenziali e d'obbligo che ci si aspetterebbe da un Final Fantasy.

Ebbene sì, ci aspettiamo boss fight molto impegnative.

Parliamo proprio del fatto che Wo Long: Fallen Dynasty somiglia davvero sin troppo ai lavori precedenti di Team Ninja, e che difficilmente un cambio di nome, di area geografica e qualche aggiunta comunque degna di nota possano bastare per dare un'incipriata a ciò che sotto la coltre di novità sa palesemente di vecchio. Prima di entrare un po' più nel dettaglio, sappiate che la storia della nuova opera pescherà a piene mani dal periodo storico che gli autori conoscono ormai a menadito.

Siamo nella Cina del 184 d.C., sul finire della leggendaria dinastia Han, giunta ormai sull'orlo del collasso. In un'era di grandi cambiamenti, caos e lotte di sangue, ed esattamente durante la rivolta dei Turbanti Gialli guidata dalla Via dei Taiping di Zhang Jiao, il protagonista tenterà disperatamente l'ultimo atto di repressione.

Com'è ormai consuetudine, in questo spaccato storico reale si va a inserire il tipico folklore orientale fatto di demoni e bestie infernali che fanno capolino sul campo di battaglia, proprio come se fosse ormai a tutti gli effetti il marchio di fabbrica del team di sviluppo – e, a onor del vero, anche di gran parte delle produzioni su questa falsariga.

In attesa di scoprire di più su intrighi, macchinazioni e sui dettagli che andranno a comporre il mosaico narrativo che Wo Long: Fallen Dynasty promette di proporre, i punti di contatto sulla modalità di sviluppo della narrazione appaiono non dissimili da quanto fatto in precedenza da Team Ninja. Proprio per questo motivo è chiaro come i giocatori debbano aspettarsi una buona commistione di eventi storici e tanti, tanti ricami fantastici che fungeranno da classica variazione sul tema.

Ben più di semplici contadini in rivolta.

Gameplay

Forte di una struttura di gioco che funziona ancora molto bene, e che si nutre della scia zuccherina dei soulslike con cui condivide non poche meccaniche, Wo Long: Fallen Dynasty non vuole affatto cambiare certe spiccate e ben rodate caratteristiche. Al contrario, conferma in toto la base di Nioh e la rafforza con delle trovate che rendono il sistema di gioco meno rigido e più alla portata di tutti. Questo chiaramente non significa che si tratta di un titolo che fa un passo indietro sulla difficoltà media proposta: tutt'altro.

L'approdo nel Team Ninja di Masaaki Yamagiwa (già al lavoro su Bloodborne), assunto prontamente dopo lo scioglimento di Japan Studio, dovrebbe in qualche modo lasciar intendere che qualcosa in effetti è cambiato. Non molto, a essere sinceri, perché vi basterà davvero poco tempo per rendervi conto che molte movenze, il moveset delle armi, dei nemici e persino il timing dei colpi somiglia in tutto e per tutto a quello di Nioh. E purtroppo, dobbiamo dirlo a malincuore, anche i difetti più marchiani sono stati ereditati e rimangono dunque ancora non corretti.

Chi conosce benissimo i due capitoli della serie demoniaca si sentirà immediatamente a casa, venendo travolto al contempo da una fortissima sensazione di déjà-vu. Se per esprimere un giudizio netto sulle modalità di progressione, sull'apertura effettiva delle aree e sulle variazioni di peso offerte da Wo Long: Fallen Dynasty è ancora troppo presto, basta già una demo per rendersi conto di come le meccaniche chiave siano state mutuate senza preoccuparsi troppo di renderle appena un po' diverse dal solito.

wo-long-fallen-dynasty-50547.jpg wo-long-fallen-dynasty-50548.jpg

Il protagonista ha adesso un'agilità più spiccata e oltre a parare può rotolare via molto rapidamente, saltare prontamente e in generale essere decisamente più scattante rispetto al passato. Inoltre, sono state aggiunte alcune mosse corpo a corpo che nell'economia dei combattimenti non vanno affatto sottovalutate, soprattutto quando si opta per armi molto pesanti che lasciano sguarniti per qualche istante in più del previsto. Anche qui, indicato da un puntino rosso, è possibile contrastare gli attacchi furanti (e imparabili) degli avversari con una counter che ribalta l'esito dello scontro.

Decisamente più interessante è il sistema di morale che, a seconda delle prestazioni del giocatore, può in effetti cambiare gli esiti dell'avanzamento. Team Ninja parla di una componente strategica, ma in fin dei conti ci sentiamo di affermare che si lega più all'abilità in senso lato, dato che uccidere nemici potenti e morire il meno possibile dovrebbe garantire dei vantaggi all'avventuriero.

Se, al contrario, si andrà spesso incontro alla morte, è prevista una sorta di penalità che pesa sulla difficoltà globale. Naturalmente è ancora presto per capire a fondo i valori di bilanciamento, ma l'idea di base è senz'altro stuzzicante.

A corollario di quanto detto, in Wo Long: Fallen Dynasty è assicurata la possibilità di avere parecchi approcci per gli stili di combattimento: non solo grazie all'armamentario vario (che soffre ancora del difetto dei drop sovrabbondanti e casuali in modo fastidioso), ma anche in base a delle scelte che indirizzano la magia e le tattiche difensive, di attacco e di supporto.

Queste vanno ad approfondire ulteriormente le meccaniche del sistema di gioco, ancora più aperto a sperimentazioni e a un'ibridazione in grado di garantire ancora meno paletti rispetto al passato. Su questo, gli amanti dei titoli di Team Ninja sanno già bene di avere uno degli esponenti di più alto livello all'interno del genere di appartenenza.

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