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Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin | Recensione - Mi manda Nioh

Può bastare usare la base di Nioh e metterci all'interno elementi dal mondo di Final Fantasy per creare un gioco di successo? Ve lo raccontiamo nella nostra recensione.

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Informazioni sul prodotto

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Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin
  • Sviluppatore: Team Ninja
  • Produttore: Koei Tecmo
  • Distributore: Square Enix
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , PS5
  • Generi: Azione
  • Data di uscita: 18 marzo 2022

Di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin ne avevamo parlato quasi un anno fa, quando la prima demo aveva già dato un'idea di come sarebbe stato il titolo sviluppato da Team Ninja. Se la buona base è senza dubbio presa di peso da Nioh (ecco la recensione del secondo capitolo), diversi dubbi aleggiavano invece sulla narrativa, a cui il materiale promozionale non aveva di certo dato una grossa mano.

Ricorderete a tal proposito diverse situazioni che causavano involontariamente un po' di ilarità, sfociando con decisione nei territori del trash non voluto. Oggi, dopo aver scoperto di che pasta è fatto Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, possiamo dirvi che certe scene non sono esattamente tra le più azzeccate e memorabili viste negli ultimi anni. Eppure, non si tratta nemmeno del problema più grande.

Il titolo che voleva creare una riuscita commistione tra Nioh e Final Fantasy rischia seriamente di non incontrare il favore di nessuna delle due frange di estimatori, e i motivi sono da ricercare in alcune semplificazioni di troppo, nel palese riciclo, nella scarsa ispirazione e in una narrativa a dir poco grezza.

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin, la storia

La storia di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin non parte esattamente nel migliore dei modi. La scarna premessa vede Jack, il protagonista, determinato a sconfiggere Caos a tutti i costi, senza che ci sia mai un contesto narrativo a corredo né nient'altro che possa far capire in qualche modo le motivazioni del collerico personaggio che controllerete. Risulta pertanto ilare che costui si presenti proprio davanti al re di Cornelia e che non sappia nemmeno spiegargli perché voglia uccidere Caos, asserendo in definitiva che si sente di doverlo fare e basta.

In tutta risposta, il sovrano del regno dà il suo benestare, convinto dal grande nulla che gli è appena stato comunicato. Comincia così un'avventura che vi spingerà a cercare un nemico che potrebbe anche non esistere, secondo quanto spiegato da alcuni personaggi, ma l'ardente desiderio di estinguere la minaccia ha evidentemente la meglio su qualunque altra ipotesi o logica del racconto. Assieme a Jed e Ash, suoi fidi compagni che condividono lo stesso obiettivo finale, Jack parte alla ricerca di Caos, e scopre nel frattempo che quattro cristalli ormai opachi da tempo possono essere risvegliati. Il tutto viene giustificato dal fatto che "Il ricordo della lotta giacerà nel profondo dei loro cuori", ma Team Ninja sembra aver approfittato un po' troppo di questo escamotage per non esporsi mai più del dovuto.

Il popolo del regno inizia così a pensare che possano essere proprio loro gli eroi di cui parla l'antica profezia, ma nessuno sa davvero quale verità è in procinto di essere svelata. Da questo momento in poi, la storia di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin si dispiega lungo una sequela di capitoli che prevedono dungeon su dungeon, senza che ci siano zone di raccordo o fasi di interludio che ampliano in modo importante le sparute informazioni che avrete sin dall'inizio.

Esattamente come in Nioh potrete aprire un menù dal quale selezionerete le missioni, e tutte le volte leggerete un breve file di testo, assisterete a un filmato di apertura e di chiusura, e andrete nella prossima zona per far progredire lo striminzito racconto, che rimane uno dei punti più deboli di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin. Gli amanti di Final Fantasy non rimarranno dunque soddisfatti da come Team Ninja ha preso in mano le redini della storia, che appare un po' parcheggiata nelle retrovie in favore di un sistema di gioco con cui gli sviluppatori si trovano certamente più a loro agio.

Se è vero che ci sono dei riferimenti che i fan coglieranno all'istante, e che in definitiva vanno al di là della cosiddetta lore legata ai quattro Guerrieri della luce e ai loro destini, non è stato fatto lo sforzo che ci si aspettava per arricchire ciò che a lungo è rimasto appena sottinteso fin dal primissimo gioco della saga. A tutto ciò va aggiunta una qualità della scrittura di livello piuttosto basso, con momenti imbarazzanti e altri che vengono propinati senza nessun adeguato approfondimento, lasciando in sospeso interrogativi o facendo subire al giocatore gli eventi solo perché è tutto così che doveva andare sin dall'inizio.

Gameplay

Come già lasciato intendere a inizio recensione, Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin usa la buonissima base di Nioh e inserisce al suo interno qualche elemento legato alla saga di Final Fantasy. Nella fattispecie, i personaggi possono sbloccare e selezionare un grandissimo numero di classi e adattare così in tempo reale l'approccio alle battaglie. Ciò avviene sia per Jack, sia per gli altri due membri del party che agiranno assieme a voi. Visto che i personaggi saranno in misura maggiore rispetto ai tre con cui partirete, dovrete di conseguenza gestire il party in questione e decidere da chi farvi accompagnare e chi lasciare in disparte, operando direttamente da un menù espanso che diventa disponibile tutte le volte che toccherete un prisma, che funge anche da punto di salvataggio.

Altre operazioni più snelle e per certi versi meno compromettenti possono essere svolte in qualunque momento, come l'equipaggiamento dell'armentario, l'impostazione delle due classi di base da poter cambiare al volo e tutta una serie di accorgimenti fondamentali per avere sempre la meglio durante gli scontri. Il sistema di combattimento e persino la mappatura dei tasti sono pressoché identici a quelli di Nioh, ma con alcune semplificazioni. Non dovrete più gestire il ritmo Ki e in generale ci sono meno tecnicismi a cui dover prestare attenzione. Tuttavia, se deciderete di selezionare la difficoltà più alta bisognerà fare attenzione - soprattutto verso la metà del gioco - a quali classi combinare insieme per avere le build più efficaci per le diverse situazioni che vi si presenteranno di volta in volta.

Considerando che il bestiario è mutuato proprio da Final Fantasy, il più delle volte saprete già quali sono alcune delle debolezze più conclamate che potrete usare a vostro vantaggio. Se per i nemici di base non è comunque un problema venirne a capo anche con classi meno indicate, il discorso cambia con le boss fight, decisamente più ostiche e in linea coi precedenti lavori di Team Ninja. In ogni caso, subito dopo aver fallito il primo tentativo, troverete un paio di suggerimenti che vi spiegano a chiare lettere come approcciarvi per vincere. Se nemmeno così riuscirete ad andare avanti, sappiate che Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin prevede la scelta di una difficoltà narrativa indicata per i giocatori meno abili, che possono semplificare ulteriormente il gioco attivando la modalità assistita.

Così facendo sarà come giocare bendati o col pilota automatico, senza dover badare nemmeno allo scarto esistente tra il livello della missione e quello dell'armamentario che avrete addosso. Questo, naturalmente, elimina del tutto il livello di sfida che cercano gli estimatori di Nioh, ma al contempo apre le porte a tutta quella fascia casual che ha sempre amato Final Fantasy. Da una parte è un buon compromesso, perché Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin decide di abbandonare gli elementi soulslike per abbracciare maggiormente l'azione pura; dall'altra parte, questo comporta purtroppo qualche semplificazione di troppo. Stavolta troverete dungeon davvero poco ispirati, in gran parte dei casi con strutture troppo simili tra loro e con qualche cambio di ambientazione a giustificarne la diversità.

Il design dei livelli è convoluto, spesso persino confusionario e studiato in modo da farvi allungare la strada con metodi da jrpg anni '90. Per esemplificare quanto detto, vi capiterà ad esempio di trovarvi a un palmo dalla porta principale, dovendo però prima fare il giro di tutte le altre stanze dalla parte opposta solo per trovare una chiave, attivare un ascensore o avere accesso a una zona preclusa. Il tutto, mentre tra corridoi e stanze poco diversificate dovrete combattere di continuo fino ad arrivare al boss. L'impressione piuttosto lampante è quella di avere a che fare con un lavoro fatto in modo piuttosto sbrigativo e con pochissime buone idee.

Sempre come accadeva in Nioh, anche qui potrete selezionare la missione principale oppure le secondaria abbinata alla stessa zona, con mansioni davvero semplicistiche che mirano solamente a farvi livellare un po' e avere così maggiori chance di riuscita nella campagna. Non è stata migliorata nemmeno la gestione del bottino, con armi e pezzi di armature sempre sovrabbondanti e spesso totalmente inutili, che vi obbligano a scartare tutto ciò che non fa al caso vostro. Premendo il trackpad potrete però equipaggiarvi con le parti migliori, mentre le abilità speciali delle classi e altri parametri vanno impostati singolarmente e al momento del bisogno.

Classi e combattimenti

Spiccano per varietà ed efficacia le classi e le variabili che queste comportano all'interno delle dinamiche di gioco. Se anche qui Team Ninja si è portato dietro molto del lavoro fatto in precedenza, non si può non ammirare lo sforzo extra fatto con classi magiche o altre che in passato erano effettivamente assenti. Ogni classe ha un proprio albero delle abilità, esistono delle affinità di abbinamento dedicate e certe evoluzioni consentono di sbloccare skill che diventano equipaggiabili in qualunque momento. Inoltre, viene incoraggiato il miglioramento di più classi possibili proprio per avere più frecce al proprio arco nel momento in cui le situazioni si complicano. Succederà infatti di avere di fronte avversari deboli ad armi laceranti, perforanti o a specifiche magie; pertanto, diventa fondamentale sapersi adattare di continuo senza aderire sempre alle classi a cui ci si è affezionati.

Ve ne accorgerete in particolar modo dopo la metà di gioco e nelle fasi finali, quando l'abbinamento di due classi avanzate riesce a creare build capaci di avere grandi capacità compensative. Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin vi richiederà implicitamente di sperimentare parecchio, soprattutto a elevate difficoltà, dove la percentuale di errori concessi si assottiglia molto e non lascia grande scampo. In una quarantina di ore potreste arrivare a vedere i titoli di coda, ma tutto dipende chiaramente dalla difficoltà selezionata e da quante secondarie avrete intenzione di portare a termine.

Tornando al sistema di combattimento, Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin prevede un attacco leggero e pesante, la parata, la schivata e anche una barra di logoramento che risulta importante per voi e per i nemici. Tramite il cosiddetto scudo spirituale potrete consumare un po' di barra per assorbire determinati attacchi; se reagirete subito dopo, eseguirete un potente contrattacco. L'abilità lux è molto utile invece quando verrete circondati, poiché agisce sulla barra del logoramento e induce i nemici a un rapido crollo. Quando questo diventerà realtà, potrete eseguire un colpo di grazia, efficace anche per ultimare la prima fase di un boss e per concludere definitivamente lo scontro. Ci sono poi delle tecniche avanzate che rendono più agevole il passaggio tra una classe all'altra, dando modo di concatenare colpi diversificati e devastanti in grado di alternare arma bianca e magia, ma sono tutti processi che apprenderete con la pratica e se sarete davvero esigenti con voi stessi.

Al di là di questo, Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin tende molto alla ripetitività, e ciò è dovuto principalmente a come è gestita l'intera avventura, che è piuttosto statica e bloccata nelle sue schematicità dai tempi del primo Nioh. Sappiamo bene qual è il modus operandi di Koei Tecmo, che tende a creare una base per poi riciclarla per moltissimi anni e con migliorie davvero minime e spesso poco rilevanti. Lo abbiamo già visto in serie come Dynasty Warriors e Dead or Alive e anche in questo caso, bisogna dirlo, la solfa è la medesima. L'aderenza col mondo di Final Fantasy è dunque non così marcata, al punto che ci sono moltissimi momenti in cui il gioco appare come un reskin con qualche cambio chiaramente imposto da Square enix.

Comparto tecnico e prova su PS5

Abbiamo avuto modo i provare Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin esclusivamente su PS5, pertanto non abbiamo la più pallida idea di come il gioco giri su PC e su altre macchine. Vi ricorderete che lo scorso anno avanzammo dei dubbi sulle tenuta del comparto tecnico, che appariva non proprio solidissimo. Ebbene, sappiate che gran parte delle criticità sono state sistemate, in un processo di avvicinamento all'uscita che ha ricalcato per filo e per segno quello già visto con la prima avventura di William Adams.

Va però ammesso che Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin non è esattamente esente da difetti, soprattutto se si pensa al fatto che di progressi in ambito tecnico ce ne sono stati pochi, dall'ultimo gioco di Team Ninja. Siamo grossomodo sui livelli di The Nioh Collection, approdata lo scorso anno su PS5. Nonostante il discreto lavoro sui modelli dei personaggi, stavolta si nota qua e là qualche sbavatura e anche qualche glitch, mentre si avverte durante l'avventura un po' di stacco tra i protagonisti e gli elementi dello scenario, che hanno una conta poligonale inferiore e una qualità tendente al ribasso, soprattutto per quanto concerne i terreni e la realizzazione di alcune architetture spartane.

Il supporto ai grilletti adattivi e al feedback aptico è nella media e senza particolari meriti, mentre le modalità di selezione grafica consentono le due classiche opzioni di base che prediligono da una parte la risoluzione, e dall'altra la fluidità. Visto il tipo di gioco, la scelta è ricaduta principalmente su quest'ultima, e davvero in rarissimi casi abbiamo assistito a qualche perdita di frame appena percettibile. In definitiva, Team Ninja ha ancora una volta fatto lo stretto necessario, esportando un modello di gioco di cinque anni fa senza apportare migliorie ed ereditando gli stessi difetti che si porta dietro dall'inizio, con l'aggravante di aver semplificato diverse meccaniche che disinnescano parzialmente il potenziale di quella struttura.

Versione recensita: PS5

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Voto Recensione di Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin - Recensione


7.2

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Molte classi con cui sperimentare e parecchi approcci ai combattimenti

  • I pochi elementi appartenenti al mondo di Final Fantasy riescono a funzionare

  • Eredita gli stessi pregi di Nioh...

Contro

  • Scrittura povera e gestione del racconto non all'altezza di un Final Fantasy

  • Design dei livelli convoluto, ripetitivo e antiquato

  • ... Ma anche gli stessi difetti, facendo oltretutto una semplificazione degli elementi migliori e più tecnici

Commento

Stranger of Paradise: Final Fantasy Origin è una riproposizione di Nioh a cui sono stati integrati degli elementi provenienti dal mondo di Final Fantasy, come le classi, il bestiario e chiaramente una base di storia in grado di presentare la premessa narrativa che fa da colonna portante al gioco. Tuttavia Team Ninja non è riuscito a sfruttare al meglio questa occasione, proponendo una storia raffazzonata, scarna e talvolta involontariamente ilare. Buona l'idea di aprirsi a un certo pubblico casual che ama Final Fantasy, che grazie a una difficoltà selezionabile non si sentirà tagliato fuori, ma questo compromesso ha portato a qualche semplificazione di troppo che, inspiegabilmente, si riverbera anche nel design dei dungeon e nel modo sbrigativo di realizzare elementi di gioco in verità di grande peso per la riuscita di un prodotto che doveva essere importante e che si è infine rivelato un'occasione mancata.
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