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Immagine di The Witcher Blood Origin | Recensione - il prequel che non serviva
RECENSIONE SERIE TV

The Witcher Blood Origin | Recensione - il prequel che non serviva

Abbiamo visto The Witcher Blood Origin, la serie spin-off prequel Netflix dedicata al celebre franchise fantasy: leggi la recensione!

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Avatar di Marcello Paolillo

a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Pubblicato il 27/12/2022 alle 11:11
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  • Pro
    • Carina l'idea del prequel.
    • Personaggi e attori di peso...
  • Contro
    • ... purtroppo sfruttati al minimo sindacale.
    • Trama e plot davvero esigui.
    • Vi annoierete dopo pochi minuti.

Il Verdetto di Cultura POP

4
The Witcher Blood Origin è il proverbiale passo falso, la serie TV che non serviva e che di fatto non aggiunge nulla di nuovo a un franchise già di suo ricchissimo e sfaccettato. Purtroppo, infatti, lo show messo in piedi da Declan de Barra e Lauren Schmidt Hissrich mette sul piatto quattro episodi piuttosto blandi e privi di chissà quali guizzi creativi, i quali faranno sbadigliare sia i fan storici che gli spettatori casuali. Il franchise di The Witcher merita di meglio, anche e soprattutto sul piccolo schermo.

Informazioni sul prodotto

Immagine di The Witcher Blood Origin
The Witcher Blood Origin
  • Sviluppatore: Netflix
  • Produttore: Netflix
  • Distributore: Netflix
  • Data di uscita: 25 dicembre 2022

Il franchise di The Witcher sta vivendo un momento particolarmente florido: dalla versione next-gen del terzo capitolo (ossia il seminale Wild Hunt, che trovate anche su Amazon), passando per la nuova trilogia attualmente in lavorazione in quel di CD Projekt – incluso il remake dello storico primo episodio della saga di Geralt di Rivia – le avventure nel Continente stanno attraversando una vera e propria seconda giovinezza.

Il tutto, senza contare anche il successo mondiale della serie Netflix, con la terza stagione ormai ai nastri di partenza. Con The Witcher Blood Origin il colosso dello streaming si è però imposto di continuare a sfruttare il marchio in un modo decisamente inedito, ossia raccontando una storia precedente le avventure dello Strigo, con tutto ciò che una scelta del genere può comportare.

Tradotto: nuovi personaggi, nuovi eventi e, soprattutto, niente Geralt in prima linea a emozionare i fan, i quali del resto stanno ancora tentando di riprendersi dall'addio di Henry Cavill nei panni dell'eroe, il quale verrà rimpiazzato da Liam Hemsworth a partire dalla quarta stagione della serie regolare. Vero anche che già con il film animato dedicato alle avventure del giovane Vesemir, ossia The Witcher Nightmare of the Wolf (qui la nostra recensione), le cose non erano andate poi così male, dimostrando che la mitologia messa in piedi dallo scrittore polacco Andrzej Sapkowski ha davvero tantissimo da cui attingere.

Con Blood Origin, tuttavia, Netflix ha forse fatto il proverbiale passo più lungo della gamba, preferendo sfruttare un marchio celebre senza troppo impegno piuttosto che tratteggiare una nuova ed epica vicenda che riuscisse a ingannare l'attesa che ci separa dal ritorno di Geralt, previsto durante la prossima estate. Scopriamo quindi pro e contro della nuova serie di The Witcher nella nostra recensione completa.

La trama di Blood Origin

Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, The Witcher Blood Origin è di fatto uno spin-off ambientato più di un secolo prima delle vicende di Geralt di Rivia, con personaggi, eventi e situazioni che andranno a costruire la mitologia che tutti noi abbiamo imparato a conoscere nei romanzi e nei videogiochi omonimi.

Il duo composto da Declan de Barra (nelle vesti di showrunner) e Lauren Schmidt Hissrich (in quelle di produttrice esecutiva) ha infatti scelto la via del prequel per portare a schermo una nuova serie fantasy che saziasse l'appetito dei fan, in vista del ritorno di Geralt nella terza stagione regolare.

Ma di cosa parla Blood Origin? 1200 anni prima delle vicende di Ciri e Yennefer, il prequel di The Witcher si pone come obiettivo primario quello di raccontarci la storia dei primi cacciatori di mostri, in un universo in cui creature, uomini ed elfi si attendono la nascita del primo witcher, un eventi destinato a cambiare per sempre il corso della storia e del Continente.

In appena quattro episodi ciò che saremo chiamati a scoprire sarà un intrigo politico che attanaglia in primis il mondo degli elfi, nel quale nani e altri popoli in guerra contro una temibile dittatura metteranno ogni terra a soqquadro. Fulcro del problema è lo scontro senza pietà tra la principessa Merwyn (Mirren Mack) e il capo druido Balor (Lenny Henry), un duello che vedrà alcuni temerari guerrieri tentare di fare il possibile per impedire la catastrofe.

Guarda su

L'apertura di nuovi portali fra mondi estranei e l'apparizione di un saggio in possesso di una creatura apparentemente invulnerabile (nel periodo in cui avviene la cosiddetta Congiunzione delle sfere), metteranno a dura prova i sette eroi, i quali saranno chiamati a dare via a un nuovo "mostro", il primo prototipo di witcher che tutti noi abbiamo imparato a conoscere nel corso del tempo. Se messa così la trama di Blood Origin non sembra neppure troppo male, tratteggiando una vicenda fantasy in linea con lo spirito dei romanzi di Sapkowski, sappiate che purtroppo non è così. E i motivi sono piuttosto palesi, sin dal primo episodio dello show.

Come prima cosa, essendo Blood Origin una vicenda originale che non attinge da nessun romanzo in particolare, i creatori hanno dovuto mettere in piedi una storia che si reggesse sulle proprie gambe, inciampando però in alcuni grossolani errori produttivi. Innanzitutto, il numero di episodi realmente esiguo non basta a tratteggiare un mondo fantasy di tale complessità: un prequel che si pone come obiettivo quello di scavare nelle profondità di una mitologia davvero complessa non può e non deve risolversi in appena quattro puntate, lasciando da parte un setting narrativo potenzialmente molto complesso. Questo perché The Witcher Blood Origin ha sì le carte in regola per appassionare i fan e non solo, ma non lo fa con la giusta convinzione, specie per il fatto che i personaggi a schermo semplicemente non esistono. O quasi.

I personaggi di Blood Origin

Il gruppo di guerrieri e maghi che si assumono l'onere di portare a termine la missione di contrastare Merwyn e Balor è infatti composto in prima linea dalla cantastorie errante Éile (Sophia Brown), dal guerriero tormentato Fjall (Laurence O’Fuarain) e, soprattutto, da Sciàn, ultima superstite di un clan di elfi erranti interpretata dalla bravissima Michelle Yeoh.

Se sulla carta gli eroi tratteggiati nei (pochi) episodi sono perfetti per una vicenda del genere, è la loro presenza ad essere spesso marginale ai fini della storia. E ciò è senza ombra di dubbio il problema più grande di tutta la miniserie. Proporre un cast di personaggi così numeroso in un tempo totale relativamente breve sacrifica infatti gran parte delle potenzialità del plot.

La rapida successione con cui avvengono gli eventi mette lo spettatore di fronte a una storia che, con il "vero" The Witcher, ha davvero poco a che fare. La giusta profondità introspettiva dei personaggi, unita agli intrighi di palazzo e all'azione cappa e spada vengono infatti sovrascritti da dialoghi e soluzioni estetiche piuttosto banali, così come la mancanza pressoché totale scene di azione memorabili rende Blood Origin il peggior prodotto dedicato al franchise mai concepito.

E la cosa spiace oltremodo quando ci si rende conto che il non avere alcun obbligo di fedeltà letteraria o videoludica avrebbe permesso ai creatori de Barra e Schmidt Hissrich di sbizzarrirsi con una trama davvero ricca e originale, potendo infatti osare maggiormente rispetto alla serie principale (su cui gli occhi dei fan sono perennemente puntati, specie per quanto riguarda il grado di fedeltà).

Tutto da buttare, quindi? Più sì che no. Essendo di fatto piuttosto breve, Blood Origin può facilmente ingannare l'attesa che ci separa dalla terza stagione originale, pur non andando di certo a soddisfare le aspettative degli appassionati, i quali tra le altre cose noteranno solo qualche fugace e per nulla eccitante connessione con lo show principale. Alla fine della fiera, fan e non si troveranno di fronte a una semplice serie fantasy senza alcun guizzo creativo o sequenza particolarmente memorabile, il cui budget avrebbe potuto essere speso – meglio – per la realizzazione di un secondo film animato sulla falsariga di Nightmare of the Wolf, maggiormente godibile e di qualità indubbiamente superiore.

Così com'è, infatti, The Witcher Blood Origin non farà la gioia di nessuno, né dei fan sfegatati dei romanzi, né degli amanti dei videogiochi di CD Projekt RED, né tantomeno dei curiosi che decideranno per la prima volta di avvicinarsi alla storia del Continente e dei suoi eroici personaggi – un universo narrativo dagli spunti e dalle potenzialità infinite, qui sfruttate nel modo più blando e svogliato possibile. Il nostro consiglio, quindi, è di saltare a piè pari questa serie prequel: non bella, non brutta, bensì semplicemente inutile.

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