The Last of Us - Part II inizialmente era open world, Druckmann svela i cambiamenti

Il direttore Neil Druckmann ha svelato alcuni interessanti retroscena sulla realizzazione del suo The Last of Us - Part II, come il fatto che il gioco fosse inizialmente open world e alcuni importanti colpi di scena poi spostati

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a cura di Stefania Sperandio

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Non ci sono dubbi che, che vi sia piaciuta o meno la via scelta da Naughty Dog per il suo The Last of Us – Part II, questo sia un videogioco che sta facendo parlare di sé, con dalla sua la forza indiscussa che gli ha consentito di essere così atteso prima e così chiacchierato dopo – purtroppo, anche da chi spreca il suo diritto di parola per esibirsi in grottesche minacce. I protagonisti delle vicende firmate da Neil Druckmann, direttore del gioco, e dalla scrittrice Halley Gross sono infatti incisi a fuoco nell’immaginario dei videogiocatori.

Tuttavia, non tutto quello che abbiamo visto in The Last of Us – Part II era esattamente dove lo abbiamo trovato, nei piani iniziali. A parlarne sono stati proprio i due autori, che intervenendo ai microfoni dei colleghi di IGN USA hanno raccontato alcuni interessanti retroscena dello sviluppo.

The Last of Us – Part II era open world

Attenzione! Quanto segue contiene spoiler titanici da The Last of Us – Part II. Se non avete completato il gioco, vi raccomandiamo di interrompere qui la lettura per non avere anticipazioni.

Il concetto iniziale del gioco lo voleva essere un «open world con hub diversi», tra i quali il giocatore si sarebbe spostato di volta in volta. A riprova di ciò, il primo hub sarebbe stato proprio quello di Jackson, la cittadina nella quale vediamo effettivamente cominciare l’opera finale.

Ci sarebbe stata, però, una differenza sostanziale: Abby. La deuteragonista dell’opera Naughty Dog sarebbe ancora una volta arrivata a Jackson in questo frangente, ma avremmo giocato nei suoi panni l’inizio del gioco. Soccorsa da Joel e Tommy Miller, la ragazza sarebbe stata addirittura accolta a Jackson, dove saremmo stati chiamati a completare alcune missioni e incarichi.

Alla fine, come nel copione poi finale, si sarebbe arrivati a un punto in cui Abby avrebbe comunque ucciso Joel, anche se più avanti nel timing del gioco rispetto a quanto abbiamo visto nel titolo completo – e ancora più avanti avremmo scoperto le sue motivazioni. A questo punto, ucciso Joel, il giocatore avrebbe svestito i panni di Abby per vestire quelli di Ellie e partire per Seattle in cerca di vendetta. Lo scopo sarebbe stato quello di rintracciare uno ad uno Abby e tutti i suoi amici per ucciderli, così da ripagare il sangue di Joel con il loro – fino al climax in cui Abby ed Ellie si sarebbero affrontate.

Come mai si è deciso di cambiare questi dettagli? Perché, spiega Druckmann, «questi aspetti della storia erano in conflitto con una struttura open world». Ossia: raccontare una storia di questo tipo con una struttura diluita come quella degli open world avrebbe reso difficili i tempi della narrazione.

L’avvento di Halley Gross

Nel corso dell’intervista, Druckmann e Gross hanno sottolineato l’importanza rivestita, per la realizzazione del gioco, dall’arrivo della scrittrice, nota anche per il suo lavoro in un paio di episodi di Westworld. È stato infatti quando Gross si è unita al team, che The Last of Us – Part II ha trovato l’equilibrio tra le sue componenti, tra i suoi punti di vista e nella sua struttura di gioco, che ha abbandonato la natura di open world.

Secondo Druckmann, il lavoro svolto da Gross ha aiutato a fissare degli obiettivi «di alto livello» nella scrittura, ha convinto ad adottare un approccio di gioco più lineare e, da quel momento in poi, il team ha fatto in modo che la morte di Joel avvenisse nel più breve tempo possibile, per dare il la alla storia – e dare subito il via, come da teoria dello storytelling, al “nuovo mondo” nel quale l’eroe, in questo caso Ellie, è costretto a immergersi.

Vi ricordiamo che The Last of Us – Part II è disponibile esclusivamente su PS4. Il titolo di Naughty Dog, per noi il manifesto di questa intera generazione e una delle più fulgide manifestazioni della forza veicolante dell’interazione all’interno di una storia, sta facendo segnare un record di vendite.

Nei giorni scorsi, il nostro Valentino Cinefra ha discusso dell’uso dei trailer in sede di promozione del titolo, che come fu ai tempi di Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty hanno fatto in modo che i giocatori travisassero il bilanciamento tra i protagonisti dell’opera, scoprendo solo una volta messe le mani sul titolo tutti i dettagli.

Fonte: IGN

Se volete arricchire la vostra collezione a tema The Last of Us – Part II, vi raccomandiamo le cuffie ufficiali PlayStation 4 impreziosite dal tatuaggio di Ellie.