Steam Deck brucia sul tempo Switch Pro, ma a Nintendo non importa

Si possono immaginare dei punti di contatto, ma la Nintendo Difference è troppo marcata

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a cura di Paolo Sirio

L’annuncio di Steam Deck ha dato l’impressione a tanti che Nintendo si fosse fatta rubare la polpetta dal piatto, per usare un’espressione cara alla cultura partenopea, appena prima di una potenziale presentazione di Switch Pro. Ma, per una varietà di ragioni che approfondiremo in questo articolo, appare evidente che una considerazione simile sia soltanto frutto di superficialità o di voglia di vedere un conflitto laddove abbastanza palesemente è difficile che ce ne sarà mai uno.

Entrambe le piattaforme, Steam Deck e Nintendo Switch, hanno dalla loro un numero di pro e contro che le fa diventare pericolosamente seducenti, laddove il pericolo è che, nel corso dell’esperienza utente, i contro prendano il sopravvento mentre non sono così marcati nella fase della presentazione. Ne discuteremo approfonditamente, valutando anche quali pubblici (molto diversi) stiano parlando e quali siano i loro obiettivi dichiarati o meno.

Perché è vero che c’è curiosità per il debutto di Valve in un campo completamente nuovo (per lei) e per la possibilità che quest’innesto contribuisca a creare una vera e propria categoria merceologica laddove prima esisteva soltanto Switch tra le grandi firme; ma lo è pure che, nonostante il gancio di un form factor familiare, sarebbe riduttivo e un po’ ingannevole immaginare una casa di Steam travestita da Grande N.

Un pubblico in comune?

Un prodotto del genere risponde innegabilmente al palato del pubblico hardcore che si pensava avrebbe puntato Nintendo Switch Pro. Com’è noto, la console 4K del gigante di Kyoto è stata quantomeno rinviata, poiché al suo posto è stato annunciato un modesto upgrade poche settimane fa (il modello OLED) che introdurrà dei miglioramenti alla qualità della vita e allo schermo sì utili, ma di certo lontani da una “next-gen nintendara”.

In questo senso, si potrebbe pensare ad una Nintendo colpita o messa in difficoltà da tale mossa: si tratta del resto della prima volta in cui vediamo un grande nome del gaming fare un’invasione di campo così decisa nel segmento delle ibride, che prima dello sforzo di Nvidia e, appunto, dell’azienda dietro Mario non esisteva neppure (come gran parte dei rami in cui quest’ultima opera, va riconosciuto).

La realtà è che il platform owner di Kyoto ha almeno tre punti a suo favore che gli faranno dormire sonni tranquilli – li analizzeremo in una fase successiva dello speciale – e che lo differenziano in maniera poderosa al confronto non soltanto con Valve, non soltanto con la fetta di mercato cui ambisce arrivare, ma pure con ogni altro player voglia scendere nell’arena con un ritardo tanto spesso (sull’hardware e, soprattutto, sul software).

Intanto da questa vicenda, ancora una volta, possiamo cogliere come Nintendo sia letteralmente il laboratorio dell’industria dei videogiochi, dispensando ad un mercato ammirato, pronto a prendere nota all’istante dopo aver passato anni asservito alla logica della crescita incrementale (più memoria, più velocità, più tutto), perle di genio e sregolatezza.

L’intuizione di Valve – replicare questo modello in un’area che non è mai stata toccata dal gaming portatile e anzi l’ha guardato sempre con un certo astio – può essere apprezzabile, ma è chiaro come sia stata ispirata dalla svolta del platform holder giapponese in un momento nel quale aveva bisogno di unificare il suo pubblico portatile e quello casalingo (quando quest’ultimo soccombeva e il primo fioriva).

Il passaggio intermedio sono stati i controller che hanno trasformato gli smartphone in Switch: il padrone di Steam non ha fatto altro che cogliere quella domanda, e mettere insieme le esperienze (fallimentari) di Steambox e Steam Controller per provare a soddisfarla. Il gioco è stato fatto e pure in fretta, ma non è da dimenticare che parlerà a tutt’altro tipo di utenza (al quale, non a caso, sciorina come questo PC sarà completamente personalizzabile).

Steam Deck

Steam Deck è un prodotto interessante di per sé, ma quello che colpisce maggiormente (che non è mai un complimento, eppure rappresenta un selling point della macchina) è la possibilità di rimuovere SteamOS e usarlo come un PC portatile a tutti gli effetti, con tutti gli store – compreso Xbox Game Pass, oltre al già vagliato Epic Games Store con i suoi mille giveaway settimanali.

Questo è sia attraente, perché vuol dire ampliare ulteriormente la gamma di titoli a disposizione a prescindere dal catalogo originale e dal servizio, sia una rassicurazione, se pensiamo ai tanti prodotti lanciati e abbandonati da Valve; quand’anche Deck dovesse passare per sorti simili, infatti, vi ritrovereste comunque con un PC di buona fattura e libero di far girare qualunque sistema operativo, e assolvere a qualunque compito vogliate destinarlo, senza dover assecondare i capricci di un produttore che ricorda molto da vicino Google per modus operandi “sperimentale”.

Di contro, la differenza tra i diversi modelli è estremamente profonda, con il primo che è praticamente inservibile nell’ottica illustrata finora: l’installazione di titoli tripla-A che non siano piccoli indie – che, allora sì, si potrebbe dire “giocateli su Nintendo Switch” – sarebbe da profondere col contagocce e lo stesso dicasi di sistemi operativi diversi da quello equipaggiato di base, viste le dimensioni dello storage.

Per il tipo di pubblico cui si rivolge, insomma, la fascia dei $399/€419 è solo un modo per dire “ci siamo arrivati pure noi” – una cifra shock che serviva per attirare subito l’attenzione dei giocatori e allinearsi in qualche maniera alle loro aspettative per una console portatile. Se sullo schermo anti-riflesso si può chiudere un occhio, poi, l’SSD abbiamo capito che differenza faccia con l’inizio dell’attuale generazione e il mondo PC al quale si affaccia Deck lo sa da anni.

Un altro aspetto interessante è la possibilità di collegare controller Bluetooth e giocarci liberamente: questo è affascinante per due ragioni, con la prima che è rappresentata dall’opportunità di giocare con un pad Xbox o PlayStation su una piattaforma portatile, e la seconda che invece si rifà alle dimensioni – enormi – del prodotto. Una volta che saremo stanchi di reggerla, potremo poggiarla sulle gambe e usare un più comodo pad, per fare un esempio, anche se la situazione potrebbe non essere così drammatica.

Il tema dell’ergonomia ci sta molto a cuore e, chi ci conosce lo sa, ce ne lamentiamo di continuo per quanto riguarda Nintendo Switch. Si potrebbe immaginare che con un device ancora più ingombrante siamo sul piede di guerra, ma la realtà è che Valve potrebbe aver preso accorgimenti come l’impugnatura sotto i grilletti e l’ampio spazio sul fronte in cui poggiare i polsi senza toccare lo schermo. Restano grosse perplessità sulle proporzioni e sulla disposizione dei tasti (alcuni in alto a destra addirittura sporgono) ma questi due argomenti mi fanno venire voglia di provarlo prima di riparlarne.

Un argomento controverso è invece quello delle specifiche: numeri alla mano, Steam Deck sarà per gente che accetterà compromessi, ma l’utente PC davvero ne accetterà? Eppure (nonostante Valve proverà chiaramente ad ampliare la sua userbase con questo prodotto all’infuori della sfera dei propri clienti già esistenti) è da quel pool che proverranno supporto iniziale ed early adopter.

800p, ci sta venendo detto, sono più che abbastanza per una console portatile ed è così se consideriamo la densità dei pixel su un 7 pollici. Tuttavia, parliamo di giochi della generazione PS4 e Xbox One fatti girare a settaggi medio-alti nel 2021, e questo – nonostante, per l’architettura adottata, feature next-gen come ray tracing e VRR siano potenzialmente implementabili – potrebbe costituire un serio ostacolo per lo sviluppo della piattaforma nel tempo (e per la considerazione presso il pubblico hardcore che adesso ne sta valutando l’acquisto).

L’utente Nintendo

Come accennato, Nintendo ha tre assi nella manica che le permettono – pur guardando con rispetto e attenzione al possibile ingresso di grandi firme nello spazio che ha reso popolare – di dormire sonni tranquilli. Sono assi, anzi asset, che hanno richiesto anni per venire costruiti e inculcati nella compagnia più creativa e innovativa nel panorama industriale dei videogiochi, e che per questo sono difficilmente emulabile (ancor più da “esterni”).

In primis, il prezzo. Per quanto si dica che Switch Modello OLED sia costosa, è solo la terza console di una famiglia che ha l’entry level ad un prezzo super rispetto al valore proposto (su tutti, la possibilità di accedere ad un parco titoli eccellente) e un divario tecnico tra i modelli meno profondo a confronto con Steam Deck. E, in generale, è la console più accessibile in questo momento sul mercato.

In secondo luogo, i giochi Nintendo sono il reale valore della console e sono disponibili solo su Switch. Non su Switch, PlayStation e Xbox; non su Switch e PC. Solo su Switch. È per questo che le terze parti hanno storicamente avuto vita dura sulle console della casa nipponica, perché prima ancora di essere le console con cui giochi The Witcher 3 Wild Hunt in giro, Switch è la console dove hai Mario, Zelda e tutti gli altri.

Steam Deck è in questo momento una piattaforma dove giochi titoli già usciti altrove (un po’ lo stesso problema di Stadia, avviata a cavallo tra una generazione finita e una che stava appena iniziando con tutti i dubbi sulla sua capacità di reggerne l’impatto) in portabilità; il che ha il suo fascino ma fosse solo questo l’appeal di Switch si sarebbe esaurito da tempo – anche per la fatica di star dietro a nuovo hardware più performante.

Infine, l’esperienza Nintendo, che è un fattore sottovalutato. Quando giochi su una console della famiglia Switch, non giochi solo un titolo di uno studio della Grande N o third-party – lo giochi come dice Nintendo. Ogni console ha una sua gimmick, più o meno riuscita, e più riesce, più è trasformativa per l’esperienza. Un esempio è Super Mario Party, che ci siamo goduti in settimana in una divertente live su Twitch.

Parliamo di un prodotto che non solo ha un contenuto “diverso” (e fin lì ci si può arrivare), ma pure un controller come i Joy-Con che viene plasmato a piacimento attorno all’esperienza per cambiarla ad ogni battito: mentre nei giochi regolari li usi entrambi, magari collegati alla console, qui ne prendi uno solo e in un minigioco lo disponi in verticale, in un altro in orizzontale… insomma, le funzioni di una gamma di periferiche in un solo oggetto, che è lo stesso che ti è stato venduto al day one della piattaforma.

Sono esperienze che fanno solo loro, ed è da loro che devi andare se le vuoi, non dal produttore random di una ibrida random (ce n’erano tante già prima di Valve, naturalmente) che ti fa girare tutti i giochi indistintamente o quasi ma non ha titoli che siano stati fatti apposta per lei. Finché hai una visione comune che guida hardware e software insieme (un po’ come sui dispositivi Apple), il fattore potenza è secondario, se non oltre.

In conclusione

Per quanto riguarda Steam Deck, la capacità di far “girare tutti i giochi indistintamente o quasi ma non ha titoli che siano stati fatti apposta per lei” potrebbe essere persino un pro, grazie al dato di fatto (osannato non a caso da Tim Sweeney di Epic Games) che la piattaforma sarà aperta e dunque plasmabile a piacimento dei giocatori.

Quello che perdi, però, è l’esperienza customizzata che è tipica di Nintendo e che, perlomeno, ti esclude subito la possibilità di competere con lei – ammesso che ti interessi davvero farlo – quando pure questa dovesse decidersi a commercializzare un modello di Switch capace di raggiungere il tanto agognato 4K. E ciò non vale solo per la label di Gabe Newell: col tempo, anche Xbox e PlayStation hanno imparato che non le conviene mettere bocca dove lo fa la casa di Mario.

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