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Shadow of the Tomb Raider: la Lara Croft classica non è del tutto scomparsa

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Avatar di Marco Giannotta

a cura di Marco Giannotta

Pubblicato il 07/09/2018 alle 00:00 - Aggiornato il 16/01/2019 alle 09:01
Quando nel lontano 2011 Crystal Dynamics e Square-Enix hanno deciso di comune accordo di riavviare interamente la serie di Tomb Raider, riscrivendo dal principio la biografia di Lara Croft, la reazione degli appassionati palesò una certa sorpresa, unita a una punta di generalizzato pessimismo. A seguito degli alti e bassi che la saga ha affrontato dopo la release di Tomb Raider: The Angel of Darkness – un prodotto dall’enorme potenziale purtroppo rilasciato sul mercato prematuramente per un’annosa questione commerciale – Lara Croft ha divorziato da Core Design ed è passata nelle mani dello studio di Crystal Dynamics.
Bisogna riconoscere che, grazie a Tomb Raider Legend
(2006), Lara tornò finalmente alla ribalta dopo anni di penombra. Un gameplay nuovo, una biografia parzialmente riscritta e un motore di gioco finalmente adatto alle console di allora permisero alla bella archeologa di tornare a farsi notare senza dover sgomitare troppo. A Tomb Raider Legend, primo prodotto partorito dalla software house della California, seguirono Tomb Raider Anniversary – remake omaggio al primissimo titolo di Tomb Raider uscito nel 1996 – e Tomb Raider Underworld, formando una trilogia dal successo apprezzabile.

Ciò nonostante, ben presto l’assenza di innovazione nel gameplay – che rimase sostanzialmente il medesimo per tutti e tre i titoli, non senza qualche bug – portò il franchise ad arenarsi nuovamente. Se poi ci si aggiunge una trama non particolarmente coinvolgente, la frittata è fatta e nel giro di pochi anni si tornò punto e a capo. Lara aveva nuovamente bisogno di essere rilanciata. La suadente voce della doppiatrice italiana di Lara Croft, Elda Olivieri, le ambientazioni mozzafiato, gli arrovellati rompicapi e l’inconfondibile carisma della protagonista purtroppo non bastavano più.

Da qui la decisione di variare il publisher del gioco, trasferendo la proprietà intellettuale del marchio direttamente a Square-Enix. Come sempre, mamma Square è abituata a volare alto e senza troppi fronzoli concordò con Crystal Dynamics di azzerare quanto finora realizzato, dividendo la saga in due grandi brand distinti: Tomb Raider e Lara Croft. Il marchio di Tomb Raider avrebbe narrato da capo le vicende di un’eroina inesperta destinata a diventare la predatrice di tombe che tutti noi abbiamo imparato ad amare; il marchio di Lara Croft avrebbe invece raccolto un parco di titoli secondari in cui rivedere l’esploratrice nelle sue vesti classiche – top azzurro, pantaloncini corti, doppie pistole e lingua tagliente – con spin-off in cui si inseriscono a oggi giochi come Lara Croft: Relic Run, Lara Croft: GO oppure Lara Croft and the Temple of Osiris.

L’esigenza di dividere i due marchi nasce da un’innegabile presa di coscienza da parte degli sviluppatori: ricreare la storia di Lara, infatti, ha provocato una profonda spaccatura presso i fan, dividendo i sostenitori incalliti della Lara classica dai fan della nuova linea narrativa, in cui certamente bisogna riconoscere che il suo personaggio è stato reso più umano, nel bene e nel male.

Quando si parla di “Lara classica”, ci si riferisce al suo personaggio così come appare nei titoli realizzati da Core Design, dal primissimo TR all’ultimo TR: The Angel of Darkness. In queste avventure, Lara si è distinta non solo per il suo irresistibile fascino, ma anche per la sua straordinaria sagacia, la sua atleticità e la sua sorprendente forza. Non è un caso se a oggi Lara Croft è ancora uno dei personaggi femminili più influenti del mondo dei videogiochi. E’ stata sostanzialmente la prima vera combattente dell’ondata prettamente maschilista che aveva dominato il panorama videoludico fino a quel momento, potremmo definirla l’apripista delle quote rosa nell’industria dei videogiochi.

Quando ci si riferisce alla “nuova linea narattiva”, invece, si pensa ad una Lara più giovane, più innocente, che attraverso prove di sopravvivenza estrema è destinata a trasformarsi nella predatrice di tombe per eccellenza. Questa costruzione del suo personaggio trova posto nella nuova trilogia avviata da Crystal Dynamics: si parte con Tomb Raider (2013), si prosegue con Rise of the Tomb Raider (2015) e si termina con Shadow of the Tomb Raider, in uscita il 14 Settembre di quest’anno su Xbox One, Playstation 4 e PC. In queste tre avventure, gli sceneggiatori hanno cercato di delineare con maggiore profondità il ritratto psicologico dell’archeologa, accentuandone le emozioni più tipicamente umane, quali il dubbio, il rimorso, la paura, la sofferenza. In genere, chi ha intravisto in questa ricerca della vulnerabilità uno snaturamento del personaggio di Lara Croft non ha apprezzato il reboot.
Ma che cos’hanno in comune queste due Lara Croft
? Sono veramente due personaggi distinti, scollegati da sé? E’ un interrogativo la cui risposta rimane probabilmente molto soggettiva, ma bisogna riconoscere che degli elementi in comune non mancano e – trattandosi dello stesso personaggio – è giusto che sia così. E’ cambiata la cornice, ma il destino di Lara Croft è rimasto lo stesso: lasciare un’impronta nella storia. Se nelle avventure classiche ci siamo persi il cammino che l’ha portata ad essere la brillante donna che ci ha conquistato, nel reboot possiamo scoprire il prezzo del suo successo, un calvario fatto di sfide, sacrifici e rinunce.

I canoni classici e moderni condividono anche un certo approfondimento del background familiare della protagonista, ripreso poi anche dalle pellicole riprodotte al cinema. In tutte queste avventure, ritroviamo sempre una Lara fiera, determinata, inespugnabile come una fortezza e dotata di un’intelligenza fuori dal comune. Ritroviamo una Lara Croft bella per il suo aspetto e per la sua capacità d’interpretare miti e antiche scritture, di riportare alla luce reperti dormienti da secoli senza profanarli, di saper dare se stessa per una causa superiore. Soprattutto, ritroviamo una ragazza e una donna capace di essere folle al punto di rinunciare alle proprie innate comodità per perseguire i propri obiettivi, i propri sogni.

In definitiva, il 14 settembre Shadow of the Tomb Raider si appresta a chiudere una nuova trilogia, stavolta incardinata su una nuova consapevolezza per Lara e per i giocatori: ogni traguardo richiede di abbandonare qualcosa. Se non è ammesso rinunciare alla propria umanità, allora bisognerà trovarsi di fronte alla dura legge delle priorità. Se per Lara questo significa dover lasciare alle spalle le velleità di uno spirito giovane, per gli sviluppatori equivale ad uniformare un poco il gameplay ai prodotti action-adventure già presenti sul mercato. Risultato: un’avventura ricca di azione, forse un po’ lontana dalle silenziose e meditative dinamiche dei classici Tomb Raider, ma non per questo priva di spessore. Lo spazio che prima era dato alla risoluzione dei più intricati enigmi si assottiglia nel reboot per calare il giocatore in un viaggio di una complessità forse altrettanto interessante, quello di percorrere la psicologia di un eroe.

Vi ricordiamo che Shadow of the Tomb Raider uscirà in data 14 Settembre 2018 su PC, Playstation 4 e Xbox One.

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