Molti ce l'hanno con Starfield, ma guai a chi lo tocca | Occhio critico

Molti si divertono a disprezzare Starfield, ma appena si è discusso della possibilità che arrivasse anche su PS5, sono arrivati i forconi. Perché?

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

"Nessuno tocchi Starfield" un po' come "nessuno tocchi Caino", con un rimando a tematiche assai più importanti e divisive di quelle che abitualmente si discutono su una testata dedicata ai videogiochi.

Eppure, mi sembra che questa breve frase fotografi bene la situazione attuale del gioco di ruolo Bethesda, che continua ad oscillare, a circa sei mesi del lancio, tra stati di entusiasmo e di delusione, polarizzando come pochi altri titoli l'opinione dei videogiocatori.

Nessuno ammette di giocarci, le recensioni utenti di Steam sono "solo" nella media, eppure, quando si è diffusa l'indiscrezione secondo cui potesse arrivare su PS5 molti hanno imbracciato i forconi.

In medio stat virtus?

Il bello di Siviglia

Come per il recente pezzo dedicato a PlayStation Portal, apro queste mie riflessioni rimandandovi alla recensione originaria di Starfield (curata dalla nostra caporedattrice Stefania Sperandio), che, riletta oggi, a mesi di distanza, risulta ancora molto attuale – e questo la dice lunga sulla velocità e la qualità degli interventi fin qui operati da Bethesda sul gioco.

Quasi tutte le problematiche evidenziate al lancio del titolo permangono allo stato attuale, dall'incomprensibile mappa di gioco all'eccessivo numero di caricamenti, passando per la grande quantità di pianeti desolatamente vuoti: fin qui il team di sviluppo si è limitato ad ottimizzare le performance del titolo sulle varie piattaforme, ed in particolare su PC, ottenendo peraltro risultati apprezzabili, come vedremo a breve.

Se avessi scritto io la recensione di Starfield per SpazioGames non sarebbe stata troppo diversa da quella di Stefania, dunque – sebbene credo, essendomi confrontato con lei varie volte sull'argomento, che il tasso di divertimento che ho personalmente ricavato dall'avventura spaziale di Bethesda sia stato maggiore rispetto al suo, e questo ha naturalmente a che fare con i gusti personali ed il vissuto videoludico di ognuno di noi.

Ciò che non è opinabile, piuttosto, è che il GDR Bethesda poteva essere molto di più di quello che è stato e che è attualmente, visto il numero di anni di sviluppo che sono stati necessari e considerando che si tratta della prima IP originale dello studio americano in oltre un quarto di secolo.

La definizione di 'Skyrim nello spazio' si è rivelata fin troppo azzeccata, considerando che tantissimi aspetti sono fermi a quindici anni fa.

Per molti versi, invece, la sbrigativa definizione di "Skyrim nello spazio" che in tanti hanno dato al titolo si è rivelata fin troppo azzeccata, considerando che tantissimi aspetti della produzione sono fermi a quindici anni fa e sembrano non aver tenuto minimamente conto dei passi avanti che tanto i giochi di ruolo quanto i titoli a mondo aperto hanno fatto nel corso delle ultime due generazioni di console.

Bethesda è testardamente andata avanti per la sua strada, senza ascoltare le sirene ed i trend del mercato ed anteponendo a tutto quelli che reputava essere i desideri della sua fanbase storica (quella che ha decretato il successo planetario di Skyrim, per intenderci), partorendo un prodotto che ha fatto enormi passi avanti in alcuni campi, come il livello di scrittura generale, il taglio cinematografico ed il doppiaggio, ma che, nel contempo, è rimasto ancorato al passato in tanti altri.

Quanto scritto fin qui dovrebbe portare a pensare ad un possibile flop commerciale, o quantomeno ad un titolo che la community avrebbe risputato dopo averlo masticato ben bene durante le prime settimane dopo il lancio.

Ed invece, e qui casca l'asino, quasi quattordici milioni di giocatori Xbox e PC, stando agli ultimi dati ufficiali Microsoft, hanno dimostrato di essere molto affezionati a Starfield, minacciando di vendere le proprie console (!) in seguito ai leak secondo i quali l'esclusiva Bethesda ed il venturo Indiana Jones e l'antico cerchio sarebbero sbarcati anche su console Sony.

Confusi? Noi no, o meglio... meno di voi.

Problemi e potenzialità

Al netto delle isterie di massa e delle prese di posizione estreme, rivelatesi poi puntualmente inutili vista la portata degli annunci effettivamente fatti da Phil Spencer e compagnia, avevo immaginato che, nonostante l'accoglienza tiepida riservata al gioco, il livello di affezione nei suoi confronti sarebbe stato molto alto, e questo per due motivi.

Il primo, e più ovvio, dipende dalla lentezza con cui le sbandierate esclusive Microsoft stanno fluendo sul mercato: dopo la massiccia campagna di acquisizioni del colosso di Redmond nell'ultimo quadriennio, in molti si aspettavano una pioggia di titoli esclusivi per piattaforma Xbox che, invece, stentano a palesarsi.

Questo dipende tanto dalla moderna elefentiasi dei tempi di sviluppo, divenuti insostenibilmente lunghi per i titoli ad alto budget, quanto dal fatto che, nel frattempo, Microsoft ha parzialmente rivisto la sua politica sulle esclusive, riservandosi di valutare di volta in volta, come appena fatto con i quattro titoli annunciati anche per PS5 e Switch, di portare anche su piattaforme non proprietarie alcune IP di cui è detentrice.

I giochi Bethesda hanno l'innegabile merito di trascinare il giocatore in un mondo-altro.

Era quindi immaginabile che la community Xbox, complici gli standard non troppo soddisfacenti imposti da Halo Infinite prima e da Forza Motorsport poi, si attaccasse a Starfield, che dei tre si è dimostrato il più convincente in termini di contenuti e di qualità ludiche.

La seconda ragione, che spiega poi anche il successo dei titoli Bethesda e l'ostinazione della software house nel riproporli in parte uguali a loro stessi negli anni, consiste nell'oggettiva assenza sul mercato (e, ancor di più, su quello Sony) di esperienza di gioco similari.

Per quanto appesantiti da dialoghi talvolta prolissi e troppo rigidi, i giochi di ruolo partoriti da Bethesda hanno l'innegabile merito di trascinare il giocatore in un mondo vivo, pulsante, di bombardarlo con missioni secondarie e, in ultima analisi, di sottrarlo alla vita reale per almeno un centinaio di ore, che sono poi poco meno di quelle che ho impiegato per raggiungere uno dei finali possibili del titolo solo un mese fa.

Con tutti i suoi conclamati difetti, alcuni dei quali persistono a distanza di circa sei mesi dal lancio, Starfield ha il merito di trascinare l'utenza Xbox e PC in un mondo-altro enorme, nel quale, pur scendendo a diversi compromessi in termini di vuotezza dei pianeti ed effettiva libertà di movimento, è facile sentirsi, di volta in volta, pionieri spaziali, ranger di frontiera, cacciatori di taglie spaziali o potenziali vittime di un misterioso alieno, come in una delle missioni secondarie più memorabili del titolo.

Non so se questo basta a giustificare la rabbia dei giocatori Xbox in merito al possibile lancio multipiattaforma di Starfield, né se questo giustifica la strada conservativa intrapresa da Bethesda per questa sua nuova proprietà intellettuale, né tantomeno se Starfield possa andare incontro ad un "redemption arc" sulla falsariga di Cyberpunk 2077: riesco però a percepire le motivazioni dell'amore dei fan e a condividere la magia di ciò che funziona (e non è poco) nella sci-fi story messa in piedi da Todd Howard e soci.

Uno sguardo al futuro prossimo

Sebbene abbia richiamato Cyberpunk 2077 e la sua rivincita con la recente uscita del DLC Phantom Liberty, che insieme ad un grande numero di patch ha avvicinato considerevolmente il titolo alla visione originale di CD Projekt, la storia di Starfield, pur con qualche similitudine, ritengo sia molto diversa dal capolavoro della software house polacca.

Al netto del limite di 30 fps anche su Xbox Series X e di qualche bug qua e là, Starfield non è andato incontro ad un lancio problematico dal punto di vista tecnico, quanto piuttosto da quello ludico, con molte meccaniche di gioco trascinate sul banco degli imputati dal pubblico prima ancora che dalla critica.

Eppure il potenziale, nonostante i limiti odierni, non manca: la brillante implementazione del New Game Plus alla fine del gioco, sulla quale non mi soffermerò per evitare fastidiosi spoiler, incita alla rigiocabilità, che, in accoppiata con la già annunciata espansione della storia (Shattered Space, prevista per il 2024), potrebbe riportare milioni di giocatori sul titolo Bethesda.

Dal punto di vista meramente tecnico, invece, gli sforzi del team si sono finora concretizzati principalmente su update migliorativi ed incrementali, che non sconvolgono l'occhio di primo acchito ma che, sul lungo periodo, migliorano la resa visiva e le prestazioni del motore di gioco.

Anche solo limitando l'analisi al 2024, in meno di due mesi abbiamo visto giungere due update abbastanza sostanziosi, uno nella terza decade di gennaio, con texture, illuminazione ed ombre migliorati ed il supporto per essi al formato widescreen, ed uno ancora più recente, datato 20 febbraio, che introduce il supporto alla tecnologia FSR 3 su PC – che porta in dote un potenziamento della stabilità e combina le soluzioni più evolute di upscaling e quelle per la generazione dei fotogrammi, con risultati decisamente lusinghieri sulle macchine più potenti.

Stando alla roadmap per l'anno in corso, il bello dovrebbe ancora venire: dalle mappe per le città (buongiorno!) all'aumento delle possibilità di customizzazione per le astronavi, passando per il supporto alle mod (anche su console), il futuro prossimo per l'action RPG Bethesda sembra finanche migliore dei primi mesi di vita.
Staremo a vedere.

In conclusione

Chi mi conosce sa bene che non sono un fan delle cosiddette "piattaforme ludiche", ovvero quei giochi pubblicati come base a cui vengono poi aggiunti contenuti ed opzioni nel corso del tempo.

Ma Starfield, che pure era tutt'altro che monco al debutto sul mercato, è un gioco che ha nel suo arco ancora parecchie frecce, nonostante conclamati problemi che Bethesda sembra aver recepito ma a cui al momento di redigere questo pezzo non ha ancora posto rimedio.

Parlarne male, come spesso accade in Rete oggi, sembra essere diventato uno sport molto praticato, eppure alla sola possibilità che il gioco potesse raggiungere i lidi PlayStation la community Xbox si è sollevata come non faceva da anni, a testimonianza del peso del gioco nell'ecosistema Xbox e delle aspettative che anche i più critici nutrono per il futuro dell'IP.

Starfield può e deve migliorare, ma la base è solida e il team al lavoro è partito con il piede giusto in questo 2024: speriamo che basti per offrire un'esperienza di gioco sempre migliore al pubblico Microsoft.