I giochi stealth devono dimenticare il passato ed evolversi

I videogiochi stealth ripropongono da troppo tempo meccaniche che non sono mai cambiate sin dagli albori del genere: i tempi sono maturi per evolvere.

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

Ci sono tanti videogiochi con meccaniche stealth, là fuori, ma ben pochi videogiochi stealth veri e propri. La decadenza del genere dei titoli furtivi era già stata affrontata da Stefania Sperandio in questo interessante articolo, ancora oggi molto attuale, nonostante siano passati quasi tre anni. Le meccaniche stealth non hanno l'immediatezza di un gioco d’azione: vanno bene come un contorno in molti titoli, ma a quanto pare non possono mai essere la portata principale.

Gli ultimi videogiochi basati su meccaniche stealth usciti sul mercato hanno però evidenziato un'altra problematica rilevante per il genere, ossia una pigrizia generale nel provare a fare qualcosa di nuovo, riproponendo ancora oggi meccaniche vecchie di vent’anni e mai realmente evolute.

Questo mancato passo avanti nel genere tende in molti casi a giustificare il perché poi l’utenza preferisca le esperienze action, dato che nel 2023 ci ritroviamo ancora fermi, nascosti nell’erba alta – massimo sistema di mimetizzazione mai concepito in un videogioco – per scagliare una pietra o fare un fischio per distrarre una guardia.

Non sarebbe ora di realizzare qualcosa di davvero nuovo?

Sassi, fischi ed erba alta

Come si può intuire da quanto scritto poco sopra, la goccia che ha fatto traboccare il vaso e mi ha portato a scrivere questa riflessione è stata Assassin’s Creed Mirage. Il nuovo capitolo della longeva saga di Ubisoft viene promosso come un ritorno ai fasti della saga, in un’operazione nostalgia che quasi disconosce gli open world vuoti e poco interessanti nati con Origins e portati all’estremo con Valhalla, per vantare la presenza delle meccaniche che hanno fatto innamorare i giocatori di Altair ed Ezio dal 2007 in poi.

Eppure, leggendo anche i commenti entusiasti di vari utenti relativi a Mirage, sembra quasi che tutti abbiano dimenticato che i grandi cambiamenti introdotti in Assassin’s Creed Origins e i suoi seguiti erano stati realizzati proprio perché anche i giocatori più affezionati al franchise si erano stufati di giocare sempre allo stesso gioco anno dopo anno.

Per questo non comprendo come mai, improvvisamente, il gameplay di Mirage dovrebbe andare bene, nonostante sia praticamente uguale ai capitoli che avevano stancato il pubblico.

Nel 2023 mi sono ritrovato dunque a nascondermi nei carri pieni di fieno o nell’erba alta, sbucando fuori solo per assassinare guardie attirate da un semplice fischio, con i loro compagni che, a due metri di distanza e con lo sguardo rivolto verso di me, non notavano nulla. Non importa se lasciavo in giro stuoli di cadaveri: gli altri soldati, dopo un primo momento di sorpresa e dubbio, tornavano a pattugliare e a fare i propri comodi come se non fosse successo nulla.

Assassin's Creed Mirage ha riproposto nel 2023 le stesse dinamiche stealth delle origini della saga, senza provare a sforzarsi con nuove idee o affinamenti che sarebbero stati consoni, visti gli anni trascorsi dal 2007.
Un momento di Mirage che mi è rimasto particolarmente impresso riguarda una delle missioni principali, che in teoria dovrebbero avere una costruzione un po’ più elaborata delle secondarie. Senza entrare nei dettagli della storia, nel Bazar di Baghdad si tiene un’asta per comprare un oggetto importante per la missione. Il gioco dà persino una scelta al giocatore: vincere l’asta oppure di perderla.

Decido di perderla sia per curiosità, per vedere come si evolverà la missione, sia perché sono tirchio e voglio tenermi i soldi per i potenziamenti. L'asta viene vinta da un facoltoso mercante, ma devo comunque rubare l’oggetto, perché fondamentale per compiere un assassinio importante.

Mi aspettavo già una missione in cui superare zone pesantemente sorvegliate o con enigmi ambientali per trovare un accesso. Invece, il ricco mercante era al piano superiore, da solo con l’oggetto. Vado di fronte all’oggetto: mi aspetto almeno un dialogo o un modo per fregare il malcapitato – e invece nulla, compare semplicemente l’opzione ruba.

Prendo l’oggetto e me ne vado come se niente fosse, mentre il mercante, che improvvisamente si stupisce dell’assenza del suo acquisto, non sospetta minimamente che a rubarlo sia stato io, uno sconosciuto apparso per pochi secondi dove non c’era nessun altro e che è sparito nello stesso momento in cui è scomparso anche il tanto agognato oggetto pagato con fior di quattrini. Nessun allarme, nessun inseguimento successivo.

Assassin's Creed Mirage è stato un gioco che mi ha fatto pensare: com’è possibile che nel 2023 le meccaniche stealth non si siano minimamente evolute? Perché non stiamo parlando solo del nuovo titolo di Ubisoft e dei suoi difetti, ci sono molti altri giochi che negli anni non hanno evoluto le proprie fasi stealth di una virgola, indipendentemente dal fatto che fossero centrali o ausiliarie.

Prendete ad esempio A Plague Tale: Requiem, titolo dell’anno scorso elogiato (qui la video recensione) per il suo grande comparto tecnico. Anche qui troviamo una componente stealth in cui ci sono ancora erba alta dove nascondersi e sassi per distrarre le guardie e prenderle alla sprovvista di spalle.

Persino il nuovo arrivato Marvel’s Spider-Man 2, ottimo gioco, evolve in maniera egregia ogni aspetto rispetto ai suoi predecessori (come potete leggere nella recensione), tranne la componente stealth.

Questa non soltanto è rimasta praticamente uguale a quella dei precedenti titoli (con un sistema basato in larga parte su quello di Batman: Arkham Asylum, titolo del 2009), ma le sezioni legate alla modalità furtiva sono state di molto ridotte. Anche in questo caso ci si ritrova a passare da una posizione sopraelevata all’altra catturando gli ignari nemici nella tela del supereroe, senza che a nessuno dei nemici venga mai in mente di guardare in alto.

È comprensibile che in un videogioco le meccaniche stealth non possano essere eccessivamente realistiche, con nemici che si accorgono della nostra presenza a decine di metri di distanza o che danno l’allarme rendendo impossibile nascondersi dopo un cadavere trovato. Essendo in un videogioco, chiaramente tutto ciò renderebbe l’approccio furtivo troppo frustrante e complesso e bisogna sempre capire come ludicizzare una meccanica.

Tuttavia, basterebbe trovare una via di mezzo che non spezzi la sospensione dell’incredulità come un calcio volante in faccia all’ennesima guardia che viene attirata da un fischio, e che rinnovi un gameplay stantio ormai da tempo.

Il problema di gran parte dei videogiochi stealth degli ultimi anni infatti, è che sembra non vogliano proprio provare a cambiare, adagiandosi su formule che potevano andar bene vent’anni fa, ma che ormai definire obsolete sarebbe riduttivo.

Nascosti in piena vista

Ovviamente ciò non vuol dire che non ci siano stati titoli di grande valore nel genere strealth, anche in tempi recenti. La saga di Dishonored, per esempio, offre un mix tra poteri dei protagonisti e il sopraffino level design delle aree di gioco create da Arkane – che consente ai giocatori di muoversi come vogliono e di tentare approcci molto diversi tra loro per risolvere una singola missione.

Anche se è contemplata l’opzione strage, il gioco premia molto di più l’approccio silenzioso, che dà indubbiamente anche molte più soddisfazioni quando è ben riuscito.

Anche Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, nonostante i vari problemi da cui risulta affetto, ha dimostrato dal lato gameplay di aver raggiunto il culmine di quelle meccaniche nate con il capitolo del 1998.

I due ultimi Deus Ex, Human Revolution e Mankind Divided, prima dei vari problemi di Eidos, tra la vendita avvenuta da parte di Square Enix e gli attuali disastri di Embracer Group, erano titoli che riuscivano a implementare delle buone meccaniche stealth applicate a un universo cyberpunk – molto più del Cyberpunk di CD Projekt Red per dire – nonostante fossero usciti rispettivamente nel 2011 e nel 2016.

Nonostante sia uscito nel 2015, Metal Gear Solid V è ancora oggi un ottimo esempio di gameplay stealth.
Persino The Last of Us - Parte 2 (che potete recuperare ormai a un prezzo basso su Amazon), nonostante il suo focus fosse più improntato sull’azione che sulle meccaniche stealth, riusciva a proporre delle buone idee di guerriglia silenziosa tra trappole da piazzare e, soprattutto, una intelligenza artificiale nemica spanne sopra anche ai più recenti Assassin’s Creed Mirage e A Plague Tale: Requiem.

Il gioco che invece, al giorno d’oggi, è tra i migliori in quanto stealth puro è la saga di Hitman di IO Interactive, che fortunatamente è riuscita a tenersi stretta l’IP dopo essere stata scaricata da Square Enix.

Gli ultimi tre capitoli della serie, che ormai si sono fusi in un unico titolo chiamato Hitman: World of Assassination, sono delle vere perle per gli amanti del genere. Ogni bersaglio è inserito in un livello che è strutturato come un piccolo sandbox, dove è possibile trovare decine di metodi diversi per assassinarlo, da quelli più scriptati e suggeriti dal gioco stesso ad altri più unici e creativi.

Nonostante nel gioco ci siano parecchie armi da fuoco a cui ricorrere, non ho mai sentito il bisogno di utilizzarne una, perché il bello è sfruttare ogni possibilità data dalla mappa, tra travestimenti, passaggi segreti e trappole ambientali, per preparare l’assassinio perfetto. La soddisfazione maggiore di Hitman è infatti quella di riuscire a eliminare il bersaglio senza essere stati visti da nessuno, facendolo passare per un incidente: ci si nasconde in piena vista, senza che nessuno sospetti di noi.

Attualmente IO Interactive, dopo il successo del terzo Hitman (potete recuperare l'intera trilogia anche in versione next gen su Amazon), è al lavoro su un titolo dedicato a James Bond e la speranza è che la formula che ha da sempre accompagnato gli assassinii dell’Agente 47 possa riadattarsi e magari anche evolversi per il leggendario 007.

Eppure tolti questi titoli, di cui molti usciti anche sette o otto anni fa, di recente c'è stato molto poco che abbia consentito a questo genere di fare un passo avanti.

Rivoluzione furtiva

Dopo il primo Metal Gear Solid, ci fu un periodo in cui i videogiochi stealth ebbero una certa fama, con tanti titoli che provarono a variare la formula, tra Tenchu, Syphon Filter e Splinter Cell, per citarne alcuni.

In pratica un po’ come sta succedendo da pochi anni ai soulslike: quando un gioco stabilisce un nuovo standard molte altre software house tentano di replicarne il successo, provando anche a variarne la formula alla base. Purtroppo quella fase, per i giochi stealth, si fermò agli anni 2000, con poche mosche bianche nel corso degli anni successivi.

Certo le meccaniche stealth non sono mai sparite, anzi sono sempre molto presenti in tanti giochi diversi, anche se spesso come seconda scelta all’azione dura e pura. Il vero problema è però che nessuno prova veramente a immaginare uno stealth nuovo e diverso dai canoni che esistevano vent’anni fa.

È come se l'industria si fosse auto-convinta che non valga la pena investire sugli stealth per inventare qualcosa di nuovo.
Sembra quasi che vogliano convincerci che non ci sia la possibilità di variare la formula – o forse gli sviluppatori si sono auto-convinti del fatto che non vale la pena di provare a investire in questo genere perché, semplicemente, non paga con i giocatori, come diceva Harvey Smith, creative director dei Dishonored in un’intervista riportata anche nell’articolo di Stefania citato in apertura.

Probabilmente questa visione è promossa anche dalle major del settore, che ormai puntano in modo sempre più esplicito al guadagno e magari a sfornare l’ennesimo live service. Ciò nonostante, ci sono giochi di altri generi, considerati di nicchia, che hanno dimostrato il contrario.

Basta guardare al successo di titoli come Elden Ring, uno dei migliori soulslike mai fatti. Nonostante appartenga a un sotto-genere da molti considerato solo per giocatori hardcore, i venti milioni di copie vendute hanno dimostrato che non è affatto così. Baldur’s Gate 3 (qui la recensione) appartiene a quei RPG classici che fino a pochi anni fa erano dati per morti: oggi ha fatto scoprire il genere a milioni di giocatori ed è osannato come uno dei migliori titoli del 2023, anno con una competizione incredibile.

Certo, nessuno afferma sia facile arrivare a questo livello di qualità. Ciò nonostante, è evidente che il genere abbia bisogno di trovare nuove strade per evolversi e lasciarsi alle spalle le meccaniche su cui si è sempre fondato. Queste strade possono essere anche più di una, come molti altri generi ci hanno dimostrato in tempi recenti, possono passare dall’ibridazione con altre meccaniche fino al fare tabula rasa di quanto pensato fino a oggi e provare qualcosa di totalmente nuovo.

Ci sono stati, in passato, esempi rari di titoli che hanno provato la via dell’ibridazione con altri generi, portando anche a risultati interessanti. Uno di questi fu Alien Isolation, del 2014, che riuscì a proporre un gameplay stealth in un titolo horror con un nemico guidato da una IA molto avanzata. Oppure Mark of the Ninja, del 2012, in cui si trasposero in maniera interessante le meccaniche furtive in un gioco bidimensionale. Gli esempi di formule alternative quindi ci sono, e possono essere uno spunto per il futuro.

Anche se per il momento il genere stealth puro è spesso dato per morto o limitato a pochi esponenti di valore, la speranza non va mai persa. Pensate a quando qualche anno fa le avventure grafiche e i giochi di ruolo classici erano dati per spacciati, mentre oggi abbiamo titoli come Return to Monkey Island e Baldur’s Gate 3.

Questo potrebbe succedere in futuro anche per i videogiochi stealth, con qualche coraggioso sviluppatore che, appassionato del genere, magari tirerà fuori l’idea che ci vuole per dare nuova vita a questi affascinanti titoli, che non meritano di stare nell'ombra. Non in quella cui stanno venendo relegati nella realtà, quantomeno.