Quando Metal Gear Solid Delta: Snake Eater (qui trovate la nostra recensione) è stato annunciato, molti fan hanno sperato che Konami potesse prendere ispirazione da Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, considerato ancora oggi il punto più alto della serie in termini di gameplay stealth.
Le aspettative puntavano a un remake che unisse la profondità narrativa di Snake Eater alle meccaniche fluide e moderne del quinto capitolo. La realtà, però, racconta un approccio molto diverso.
Delta si presenta infatti come una ricostruzione fedele dell’esperienza originale, con un ritmo volutamente più lento e ambientazioni che restano compatte e dense, fedeli alla natura del titolo uscito su PlayStation 2.
Non c’è la possibilità di correre come in Metal Gear Solid V, e l’azione resta legata a un’impostazione classica (come si può vedere da qui) che privilegia la tensione e la gestione attenta dei movimenti. Il ritorno della capriola, utile anche in alcuni scontri con i boss, è un dettaglio che conferma questa scelta di fedeltà.
Anche il sistema di tiro (come noterete cliccando qui) conferma la direzione del remake. Pur avendo introdotto alcune opzioni più moderne, come il cambio rapido dell’orientamento della telecamera, le armi in Delta funzionano in modo molto più vicino all’originale che a Metal Gear Solid V.
Mancano le personalizzazioni e i potenziamenti introdotti dal Fox Engine: quello che si trova durante l’avventura è ciò che accompagnerà il giocatore fino alla fine. Perfino la pistola tranquillante, un’arma storica della saga, è stata modificata per risultare meno potente (guardate con i vostri occhi da qui), con una traiettoria del proiettile più realistica che obbliga ad avvicinarsi di più ai nemici.
Sul fronte del Close Quarters Combat (CQC), Delta resta molto fedele alla versione del 2004. Le prese, le proiezioni e le animazioni sono simili all’originale, seppur con qualche aggiustamento per rendere i movimenti più fluidi. Non ci sono le mosse avanzate di Metal Gear Solid V, dove il sistema di corpo a corpo era stato portato a un livello quasi cinematografico. In Delta, il combattimento ravvicinato rimane essenziale, ma più contenuto e in linea con la filosofia stealth tradizionale.
In definitiva, Metal Gear Solid Delta non vuole essere una “mod” di The Phantom Pain, ma un vero e proprio ritorno a Snake Eater con qualche ritocco moderno. È un remake che punta a evocare la stessa atmosfera e lo stesso senso di tensione dell’originale, mantenendo quell’equilibrio fragile tra infiltrazione e sopravvivenza che ha reso unico uno dei capitoli più amati della serie.