Elden Ring è già pieno di fascino, tra richiami a Berserk e al mito

Un viaggio tra i misteri e le fonti d'ispirazione per il background narrativo di Elden Ring

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a cura di Silvio Mazzitelli

Redattore

Sappiamo che, finalmente, Elden Ring, dopo ben due anni dalla sua prima apparizione, si è mostrato con un trailer del gameplay. Durante il Summer Game Fest presentato da Geoff Keighley, l’attesissimo titolo di From Software aveva chiuso l’evento e ci sono stati mostrati circa tre minuti di scene tratte dal gioco. Il trailer confezionato è un perfetto riassunto di cosa aspettarsi dalla nuova opera di Hidetaka Miyazaki: infatti, senza la necessità di alcuna didascalia o spiegazione, si alternano scene che ci fanno subito capire quali siano le meccaniche principali del titolo, andando dalla conferma dell’esistenza di una cavalcatura magica, all’introduzione di meccaniche stealth, alle classiche, poderose boss battle fino alla possibilità di evocare degli spiriti in nostro aiuto.

Lo stesso director del gioco, Hidetaka Miyazaki, ha poi confermato e approfondito questi punti in alcune interviste, dichiarando che il mondo di Elden Ring sarà il più imponente e ambizioso mai realizzato da From Software; ha inoltre confermato l’esistenza di sei regni esplorabili e interconnessi e una longevità media di circa trenta ore. L’aspetto più interessante visto nel trailer è però dato dalla complessa lore del mondo di gioco che, ricordiamo, è stata realizzata in combinazione con lo scrittore de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco George R. R. Martin.

In soli tre minuti il mondo di Elden Ring ci ha affascinato con un immaginario fantasy che ha molto in comune con i vecchi lavori di From Software, ma che allo stesso tempo appare più profondo e curato, tanto che molti dei personaggi apparsi hanno rubato subito la scena dimostrando un potenziale che potrebbe superare tutti quelli dei precedenti titoli di From.

Nonostante la breve durata del trailer, sono tanti i punti su cui indagare per cercare di comprendere che tipo di universo sarà quello di Elden Ring, universo in cui non vediamo l’ora di immergerci il prossimo 21 gennaio 2022, data di uscita del gioco, al momento previsto per PlayStation 4 e 5, Xbox One e Series S|X e PC.

Un’epopea fantasy che parte dalle sue radici per esplorare nuovi orizzonti

Chi si aspettava un taglio netto con la saga dei Dark Souls dovrà ricredersi. Il trailer visto durante la Summer Game Fest mostra chiaramente i tanti punti in comune tra i due titoli creati dalla mente di Miyazaki. In Elden Ring il nostro personaggio sarà un Tarnished, ribattezzato in italiano come un Senzaluce, alla ricerca dei frammenti dispersi dell’Anello Ancestrale che dà il nome al videogioco. Questi frammenti sono perlopiù nelle mani dei lord al comando delle diverse zone da cui è composto il mondo di gioco.

L’incipit della trama non è dunque così lontano da quanto visto in passato. Anche in questo caso il nostro protagonista sarà un essere maledetto, un Senzaluce esiliato insieme alla sua stirpe dall’Interregno, nome dato al mondo di gioco, diverse ere prima che gli eventi della storia prendessero piede. Ora l’equilibrio è stato spezzato e i figli di Marika l’Eterna, regina che governava su tutto il creato benedetto dal potere dell’Anello Ancestrale e di conseguenza dall’Albero Madre, si sono impossessati dei frammenti dell'Anello stesso, diventando dei potentissimi esseri di natura semidivina.

I frammenti dell’Anello Ancestrale, conosciuti anche come Rune Maggiori, hanno portato alla follia i figli di Marika, che, da quanto sappiamo dal primo trailer, dovrebbero essere sei, a controllo delle rispettive zone presenti nel gioco. Da questa pazzia si arrivò alla guerra chiamata Disgregazione e il conflitto portò all’abbandono delle terre dell'Interregno da parte della Volontà superiore, entità ancora misteriosa.

Come conseguenza, per evitare il declino ineluttabile del mondo a causa della follia dei figli di Marika, la guida della grazia (che si suppone sia la volontà dell’anello o dell’albero stesso) ha scelto proprio i dimenticati Senzaluce per riportare ordine ed equilibrio nell’Interregno. Il nostro protagonista dovrà dunque ricomporre l’Anello per divenire il nuovo lord ancestrale.

Anche soltanto sulla base di quanto svelato fino ad ora della trama, le similitudini con i vecchi Dark Souls (e anche con Demon's Souls) sono tantissime. I Senzaluce vengono descritti come esseri senza vita eppure viventi, che molto ricordano la maledizione dei non morti o quella degli esseri vuoti vista nei precedenti titoli di From Software. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un regno ormai decadente, la cui gloria vive soltanto nei ricordi, e che deve essere distrutto prima di essere ricreato e fatto tornare a nuova vita.

In quest’ambientazione dark fantasy, pregna degli elementi che hanno reso celebri le narrazioni dei precedenti titoli From Software, dovremo avventurarci in un nuovo viaggio dell’eroe.  Il nostro protagonista Senzaluce dovrà affrontare un cammino irto di pericoli e nemici dai poteri divini e pian piano diventare più potente e consapevole delle sue azioni, fino a un’eventuale scelta finale che deciderà il destino dell’Interregno e dell’Albero della Vita.

Miyazaki stesso ha già confermato la presenza di finali multipli ed è probabile che, come nel primo Dark Souls, starà a noi decidere se riunire tutti i pezzi dell’Elden Ring per farlo tornare a sostenere il mondo, oppure egoisticamente diventare il nuovo tiranno dell’Interregno. Queste sono solo due possibili direzioni in cui ci porterà la trama, ma siamo sicuri che From Software saprà stupirci con finali più complessi e che richiederanno percorsi specifici all’interno del gioco, com’è già stato fatto in passato.

Dunque ci dobbiamo aspettare una storia già vista? Assolutamente no. Per quanto ci siano state date le prime consistenti informazioni sulla storia del mondo di Elden Ring, è ancora presto per giungere a conclusioni affrettate, e c’è da ricordarsi che George R. R. Martin ha lavorato al background sia del mondo che dei personaggi principali, costruendo l’intera mitologia del gioco. Lo stesso Miyazaki ha rivelato che l’approccio alla narrazione sarà meno astratto rispetto al passato e più incentrato sui personaggi, proprio grazie all’intervento di Martin.

I personaggi mostrati nei tre minuti di trailer effettivamente ci sembrano già molto curati in ogni dettaglio, e soltanto nel vederli combattere o enunciare alcune brevi frasi, dimostrano un certo carisma, tanto da invogliarci a sapere di più sulla loro storia personale. Non ci aspettiamo che From Software rinunci alla sua tipica cripticità della narrazione, ormai un marchio di fabbrica, e da un lato nemmeno lo vogliamo. Il fascino dei suoi titoli sta anche in quest’aspetto, ossia il dover ricercare indizi e riferimenti in ogni piccolo dettaglio del mondo di gioco, e siamo convinti che l’apporto narrativo di Martin abbia reso il background di Elden Ring ancora più affascinante.

Ogni buona storia ha bisogno di un buon antagonista

Quando si pensa alla saga dei Dark Souls, e di conseguenza a tutti i suoi derivati, la prima cosa che viene in mente sono le spettacolari boss fight che da sempre l'hanno contraddistinta. Le boss fight sono in effetti m un punto focale di ogni soulslike: sono un muro da superare, spesso sputando sangue e maledicendo tutto il creato, ma la soddisfazione dopo essere riusciti a vincere contro un avversario particolarmente ostico è unica. Ovviamente questa sensazione non sarebbe possibile se le boss fight fossero soltanto difficili e sbilanciate; in quel caso parleremmo di frustrazione.

From Software, invece, dopo anni di sperimentazioni, è ormai maestra nel creare delle battaglie contro i boss sopraffine, riuscendo a bilanciare bene la difficoltà in modo che ogni avversario abbia meccaniche complesse che lo rendano arduo da battere, ma allo stesso tempo mai frustrante. Se si muore la colpa è quasi sempre del giocatore, che ha magari sbagliato l’approccio o non è riuscito a reagire con il giusto tempismo agli attacchi del boss. Per questo vincere dà sempre grande soddisfazione: perché si è consci di essere riusciti a superare una difficoltà migliorando sé stessi in quanto giocatori. Questa visione delle boss fight tipica di From Software è stata portata all’estremo con Sekiro.

In Elden Ring abbiamo già visto numerose possibili boss fight in soli tre minuti di trailer, cosa che ci fa ben sperare nella presenza massiccia di questi epici momenti. Tra draghi, creature mostruose, giganti e cavalieri corazzati sicuramente la varietà non sembra mancare. Da quanto visto finora, si può notare un altro dettaglio ricorrente delle creazioni di Miyazaki, ossia un gruppo di antagonisti primari da battere.

Già in passato questo elemento era alla base della storia; nel primo Dark Souls, dovevamo recuperare le anime dei signori più potenti comandati da Gwyn, Il Signore della Luce. Nito, Izalith, Seath il Senzascaglie e infine lo stesso Gwyn rappresentavano le battaglie più importanti all’interno del gioco, punti cruciali anche per portare avanti la storia.

Anche in Dark Souls III dovevamo affrontare i Signori dei Tizzoni per ottenere le loro anime e usarle per prolungare la vita della prima fiamma. Queste battaglie sono solitamente le boss fight d’elite, che si distinguono rispetto alle altre  per la loro importanza ed epicità all'interno del gioco, e spesso anche per una difficoltà più elevata. Soltanto alcune battaglie con i boss segreti (anch'essi solitamente con una certa importanza nella lore del gioco), come il famoso Re Senza Nome di Dark Souls III, riescono a superarle per la difficoltà.

In Elden Ring è stata mantenuta questa presenza di un gruppo di antagonisti che rappresentano il nostro obiettivo principale. In questo caso, come anticipato, saranno i figli di Marika L’Eterna, divenuti esseri dai poteri divini grazie ai frammenti dell’Anello Ancestrale. Non sappiamo ancora con certezza chi siano, ma è probabile che alcuni si siano visti all’interno del trailer; l’essere con una corona in testa dotato di innumerevoli braccia ad esempio, è molto plausibile che sia uno di questi lord che dominano le sei zone in cui è diviso l’Interregno. Anche la donna dai capelli rossi e senza un braccio che ricorda una valchiria potrebbe essere uno di questi nemici d’élite, così come anche il cavaliere in armatura ma con l'aspetto e le movenze di una bestia feroce.

Chi segue il fumetto giapponese sa che spesso nei manga e negli anime sono presenti dei nemici superiori a quelli normali, spesso organizzati in specifici gruppi per dare ancora più enfasi al loro ruolo. Basti pensare alla Flotta dei Sette in One Piece o all’Akatsuki in Naruto, per citare due tra i casi più famosi. L’immaginario del fumetto giapponese ha indubbiamente avuto un’influenza su Miyazaki: si pensi a quanto si sia ispirato a Berserk per la serie dei Souls. D’altronde anche in Berserk l’esercito del rinato Grifis aveva tra le sue file di apostoli dei comandanti, come Zodd l’Immortale, che formavano una sorta di corpo elitario.

L’esistenza di questi “boss tra i boss” è fondamentale per preparare psicologicamente il giocatore ad affrontare una battaglia degna delle storie più epiche, uno scontro che non è solamente un’altra boss fight che ci separa dai titoli di coda. Senza l’esistenza di questa enfasi narrativa su un gruppo di avversari speciali, non sentiremmo l’emozione di affrontare uno degli esseri più potenti del mondo di gioco e la battaglia non assumerebbe i connotati di un classico poema epico.

Sconfiggere il demone capra è uno scontro avvincente, ma che è ormai routine per un eroe; sconfiggere Seath il Senzascaglie o Nito il Primo dei Morti è sconvolgere completamente le fondamenta del background narrativo del gioco, dato che significa compiere un’impresa leggendaria uccidendo degli esseri creduti invincibili e immortali dalla gente comune.

From Software è sempre stata brava a creare la giusta cornice per questi scontri epici, sia a livello narrativo che di gameplay, e non vediamo l’ora di scoprire come saranno i duelli con i possessori dei frammenti dell’Anello Ancestrale.

Non c’è fantasy senza drago

Il drago è un po’ la creatura più evocativa e caratteristica quando si parla di fantasy, e questo vale anche per le cupe atmosfere delle opere create da Miyazaki. In ogni titolo di From Software c’è sempre stato almeno un drago, con la sola eccezione di Bloodborne, per il suo contesto particolare. I draghi sono estremamente importanti nella lore del primo Dark Souls e di conseguenza nei suoi due seguiti, senza contare che anche in Demon’s Souls erano presenti diverse battaglie con queste creature.

I draghi rappresentano uno degli avversari più potenti e pericolosi dell’immaginario fantasy generale e spesso sono visti come l’ostacolo finale nel cammino di ogni cavaliere alla ricerca della gloria. In ogni titolo della serie Souls c’è sempre stata almeno una boss fight che avesse come protagonista un drago. Una delle scene che molti giocatori ricordano nel primo Dark Souls è l’incontro con la Viverna rossa sul ponte, primo assaggio del titolo con una creatura della stirpe draconica, seppur minore rispetto ai draghi incontrati successivamente. Sono state tante le morti nel tentativo di superarla, con la consapevolezza di trovarci di fronte a un avversario troppo potente da battere in quel momento del gioco (se non contiamo alcuni trucchi per aggirare il problema).

Dopo questo primo incontro arriveranno poi i veri draghi, come Seath il Senzascaglie, drago traditore dalla grande forza magica, o il potentissimo Kalameet, presente nel DLC del primo Dark Souls. Nel secondo capitolo della saga era presente l’opzionale Drago Antico, uno dei boss segreti più difficili del gioco per via anche delle sue dimensioni titaniche. Nel terzo capitolo, in un DLC, ricordiamo Midir, il Divoratore dell’Oscurità, considerato da molti uno dei boss più difficili dell’intera trilogia. In Demon’s Souls è presente invece il possente Dio Drago, maestoso nell'aspetto, ma con una battaglia forse non all’altezza delle aspettative.

Per quanto riguarda Elden Ring, è bastato vederne il trailer per scorgere già alcune creature di stirpe draconica. Sono almeno due infatti quelle mostrate, una sorta di viverna che sputa fuoco volando e il maestoso drago dalle quattro ali che viene affrontato con l’ausilio della cavalcatura. Quest’ultimo è indubbiamente quello più interessante, tanto che potrebbe persino essere uno dei sei lord di cui parlavamo in precedenza.

La possibilità di affrontarlo sfruttando la cavalcatura magica è interessante, essendo un’opzione inedita nei titoli di From Software; resta da capire come funzionerà e se ci saranno magari diverse fasi di quella che si preannuncia come una delle boss battle più epiche del titolo. La cosa che però più ci ha colpito di questo drago ancora senza nome è uno dei suoi attacchi: oltre al consueto soffio infuocato, vediamo il drago richiamare un fulmine dal cielo e scagliarlo contro il protagonista. Questa lancia fatta di fulmini era uno degli attacchi caratteristici di Gwyn, boss finale del primo Dark Souls, ed era molto importante perché i fulmini sono proprio la debolezza principale dei draghi, secondo quanto narrato dalla storia del gioco. Gwyn lo scoprì grazie al tradimento di Seath il Senzascaglie e grazie a questo potere riuscì a vincere la guerra contro i draghi.

Il riferimento a Dark Souls è palese, ma potrebbe semplicemente trattarsi di un omaggio slegato dal background narrativo, come lo è da sempre la presenza della Moonlight Sword, inserita in quasi ogni gioco di From Software sin dai tempi di King’s Field (c’era anche in Bloodborne) come una sorta di elemento ricorrente. Il drago dalle quattro ali nasconde dunque molti misteri e possibili collegamenti con il passato di From, ma è chiaro che sarà probabilmente uno tra gli scontri più importanti del gioco.

L’eredità di Berserk

Come purtroppo sapete, Kentaro Miura, l’autore del famoso manga Berserk, è scomparso a inizio maggio di quest’anno. L’opera di Miura è stata seminale nel genere del dark fantasy e Miyazaki non ha mai nascosto le influenze che questo grande manga ha avuto sulla sua visione prima di Demon’s e poi di Dark Souls. Questa influenza è presente anche in Elden Ring e nei tre minuti di trailer si vedono già diverse scene ispirate proprio da Berserk.

Uno degli omaggi più importanti è indubbiamente quello del cavaliere in armatura con il volto da lupo che vediamo ululare in una posa che ricorda molto Gatsu quando viene posseduto dall’Armatura del Berserk. Nel trailer possiamo vedere questo guerriero combattere con una grossa spada imbevuta con un’aura oscura e si nota subito come i movimenti di questo boss, probabilmente uno dei sei lord da affrontare, siano molto più simili a quelli di una bestia che di un umano.

Anche Gatsu ha come sua controparte oscura quella di un lupo dalla forma demoniaca, che viene portato alla luce dall’Armatura del Berserk. Il lupo, in alcune occasioni, si sostituisce del tutto alla coscienza del guerriero nero, facendo sì che combatta con movenze più simili a quelle di una bestia, con ululati annessi.

Ma non è finita qui. Possiamo notare infatti come il manga di Miura abbia ispirato anche alcuni dettagli dell’architettura presente nelle ambientazioni del gioco. Ad un certo punto, per esempio, vediamo una sorta di volto mostruoso incastonato nel terreno che somiglia molto a quello di Ganishka, uno dei sovrannaturali nemici presenti nel manga. Anche l’Albero della Vita presente nel gioco, seppur chiaramente ispirato dalla mitologia nordica e da altri miti affini, visivamente appare molto simile a un albero astrale presente nel mondo di Berserk.

La morte di Kentaro Miura è una perdita incolmabile per il mondo dell’intrattenimento, ma è bello vedere come la sua opera magna continui a vivere negli omaggi di altri grandi autori e artisti come lo stesso Hidetaka Miyazaki.

Fusione di mitologie

In Elden Ring sono moltissimi, ovviamente, anche gli elementi ispirati alle tante mitologie presenti nel mondo. Già in passato quest’aspetto era stato centrale nei tanti giochi sviluppati da From Software, in cui spesso miti e creature di un determinato folklore venivano reinterpretate in maniera originale dalla software house.

Come già accennato, il mito dell’Albero della Vita è preponderante all’interno del titolo, e subito viene in mente Yggdrasill, l’albero cosmico che sorregge i nove mondi della tradizione norrena. Anche in Elden Ring l’albero sembra essere fondamentale per le sei zone in cui è diviso l’Interregno. Non a caso l’Anello Ancestrale è considerato il suo fulcro e la sua distruzione ha fatto svanire la benedizione dell’albero. Curioso notare come i pezzi dell’anello vengano chiamati anche Rune Maggiori. Nella mitologia nordica Odino si sacrificò a sé stesso appendendosi per 9 giorni e 9 notti all’albero Yggdrasill, e alla fine ottenne di padroneggiare l’arte delle Rune, che rappresentano l’origine di ogni conoscenza e potere.

Sempre ispirata dalla mitologia nordica sembra anche la figura di un gigante dalla barba agghindata che ricorda molto lo stile vichingo, figura che pare avere una certa importanza e sembra avere a che fare con la benedizione dorata che ne permea la pelle. I giganti d’altronde erano una delle razze principali dei nove mondi, dunque è possibile che ne troveremo altri all’interno dell'universo di Elden Ring.

Oltre a questo, l’affascinante figura della donna dai capelli rossi nell’aspetto ricorda molto una valchiria. Che sia una delle figlie di Marika L’Eterna, o forse persino Marika stessa?

In Elden Ring però non troviamo riferimenti soltanto alla mitologia nordica, ma ce ne sono molti altri, come ad esempio quelli legati alla mitologia celtica. Tornando alla figura della valchiria dai capelli rossi, notiamo che utilizza una protesi al posto di un braccio mancante. Nelle leggende celtiche un re dell’antico popolo di esseri di origini divine chiamati Túatha Dé Danann aveva una protesi d’argento che sostituiva un braccio perso in battaglia. Questo re si chiamava Nuada e fu il primo sovrano del magico popolo. Potrebbe esserci un parallelismo con questo re, dato che la donna dai capelli rossi sembra essere un personaggio molto importante della lore di Elden Ring.

Un'altra figura a cui potrebbe essere ispirata è Scáthach, famosa donna combattente della mitologia celtica, esperta delle arti della guerra e maestra del famoso eroe Cú Chulainn, a cui donò la lancia Gae Bolg, in grado di provocare multiple ferite micidiali a ogni colpo inferto.

Non solo miti provenienti dal nord Europa, ma possiamo trovare anche qualche riferimento alla mitologia greca. Il più evidente è quello del personaggio dotato di molte braccia, che ricorda lontanamente l’Hecatoncheires, uno dei Titani che aiutò Zeus e gli altri dèi dell’Olimpo durante la guerra contro i Titani stessi. Questa creatura è ricordata per avere cento braccia e cinquanta volti.

L’intera storia di Elden Ring ricorda molto i miti della fine, ossia quelle storie che preannunciano il cambiamento radicale dell’ordine cosmico, come ad esempio il Ragnarok, la guerra contro i Titani, o le guerre che hanno visto coinvolte le razze mitiche della mitologia celtica, come ad esempio i già citati Túatha Dé Danann. Nei panni del protagonista, appartenente a un popolo esiliato da tempo dalla benedizione dell’Albero Madre, dovremo infatti sfidare gli dèi che hanno instaurato un ordine ormai decadente, per cambiare radicalmente il mondo e ritrovare un posto al suo interno, posto che da tempo immemore ci è stato negato. In Elden Ring saremo dunque noi giocatori a creare un nuovo mito.

Probabilmente quanto visto nel trailer è soltanto la punta dell’iceberg del profondo background narrativo di Elden Ring. Considerando che ancora oggi molti appassionati continuano a fare speculazioni sulla lore dei Dark Souls, possiamo immaginare che questo avverrà anche con l’uscita del nuovo titolo di From Software, e non vediamo l’ora che succeda per provare a sviscerare Elden Ring in ogni suo aspetto.

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