Quando GOG ha bussato alla porta di Capcom per proporre la distribuzione delle versioni originali di Resident Evil 1, 2 e 3 sulla propria piattaforma, si è trovata davanti a un muro di incomprensione che dice molto sullo stato dell'industria videoludica contemporanea. I dirigenti della casa giapponese non riuscivano letteralmente a concepire perché qualcuno potesse voler giocare alle versioni storiche quando esistono i remake moderni. È emerso che convincere l'azienda a rendere nuovamente disponibili i titoli classici per PC è stato un processo tutt'altro che semplice.
Marcin Paczynski, responsabile senior dello sviluppo business di GOG, ha rivelato in un'intervista a The Game Business i dettagli di questa singolare trattativa. La risposta iniziale di Capcom è stata emblematica: secondo i vertici aziendali, i remake rappresentavano già l'esperienza superiore rispetto ai giochi originali, rendendo incomprensibile l'interesse per le versioni vintage. Una posizione che testimonia quanto possa essere limitata la visione artistica di chi gestisce le leve economiche del settore.
La piattaforma digitale polacca ha dovuto quindi intraprendere una vera e propria opera di persuasione. Il compito era dimostrare che esistono giocatori con una forte connessione emotiva verso quei titoli, persone che desiderano rivivere esattamente la stessa esperienza ludica di allora, non una versione aggiornata e reinterpretata. "Ha richiesto molto impegno dimostrare che c'è un pubblico con molti ricordi legati a quei giochi," ha spiegato Paczynski, sottolineando come alla fine GOG sia riuscita nel suo intento.
La resistenza di Capcom non nasceva apparentemente da preoccupazioni commerciali concrete, ma da un'incomprensione più profonda del valore culturale e storico dei videogiochi. Quando GOG ha finalmente ottenuto l'autorizzazione a distribuire i titoli classici nel 2023, molti giocatori hanno colto l'opportunità di tornare alla Spencer Mansion nella sua gloria dell'era PlayStation, completa di grafica poligonale e atmosfere tipiche degli anni Novanta.
Il caso evidenzia come la preservazione digitale rappresenti un valore in sé, indipendentemente dall'esistenza di versioni tecnicamente più avanzate. Anche chi non ha vissuto l'uscita originale di questi giochi horror può apprezzarne il fascino rétro e comprendere il loro ruolo nella storia del medium. I remake realizzati con gli ultimi motori grafici possono offrire esperienze straordinarie, ma non sostituiscono né cancellano l'importanza delle opere originali che hanno definito un genere.