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Gamers. Storie di passioni per i videogiochi

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a cura di Ctekcop

Pubblicato il 05/11/2011 alle 00:00

Finalmente anche in Italia si sta muovendo qualcosa in direzione di una vera e propria cultura videoludica. Merito di un pubblico sempre più ampio, esigente, curioso e preparato oltre a tutta una serie di prodotti di contorno che tendono in questa nuova direzione. Tra i libri riguardanti il nostro hobby preferito che occupano gli scaffali delle librerie vogliamo segnalarvi Gamers. Storie di passioni per i videogiochi (Gamers il titolo originale) uscito in Italia decisamente in sordina nell’ormai già lontano 2006. Si tratta di una lettura d’evasione, non eccessivamente specialistica, ma comunque dedicata e mirata a tutti gli appassionati di videogiochi, di lunga data e non.

L’opera è curata da Shanna Compton, poetessa americana, che per l’occasione è riuscita a radunare e coinvolgere nel suo progetto tutta una serie di artisti, disegnatori, scrittori, giornalisti, programmatori e sviluppatori insieme ad altre vecchie glorie accomunati dalla loro grande passione per i videogiochi. Ciascuno di loro ha portato un proprio diverso ed unico contributo che rende il libro estremamente vario, anche a livello stilistico, oltre che piacevole da leggere anche a piccole dosi. L’edizione italiana gode dell’aggiunta di nuovi interventi da parte di personaggi del calibro di Alessandra C, Aldo Nove, Luigi Proserpio, Matteo Bittanti.
“Tutto quello che so l’ho imparato dai videogame”
Dopo la brillante introduzione di Shanna Compton, in grado di rappresentare una sorta di manifesto oltre ad anticipare qualche contenuto successivo, si entra nel vivo. Viene preso letteralmente in prestito un estratto dal romanzo Plowing in the Dark per riesumare il potere estraniante delle avventure testuali per passare poi ad una retrospettiva genealogica sulla grafica vettoriale, a cavallo tra gli anni 70′ ed 80′, sfociando successivamente in una specie di antologia sull’età dell’oro della sale giochi e dei coin-op.
Si passa poi a testimonianze più intime, avventure e nostalgici ricordi personali riguardanti il NES e l’ATARI 2600 affiancati da digressioni più focalizzate su singoli giochi come Big Buck HunterII: Sportsman’s Paradise, Double Dragon, MoCap Boxing, DanceDance Revolution, Golden Tee, The Sims, e GTA Vice City. Nel mentre trova spazio una titanica ed amichevole intervista con il leggendario Todd Rogers ovvero colui il quale è ufficialmente il detentore del maggior numero di record videoludici. 
Successivamente si vira più sul filosofico dove mediante parallelismi col wrestling e col football americano ci si interroga se sia meglio il “vero” o il “finto” scoprendo che quest’ultimo vince sempre, di come tirando in ballo Lara Croft a volte la cultura omosessuale possa sembrare un liceo permanente, il tutto senza tralasciare la necessità, di fatto, di dover barare nei videogiochi come nella vita reale. Si chiude con l’eterno dilemma riguardante il videogioco come forma d’arte, portando l’esempio di Asteroids senza lesinare paragoni col mondo cinematografico, e dulcis in fundo il gran finale del Manifesto delle Arti Videoludiche.
I quattro capitoli aggiuntivi inseriti nell’edizione italiana portano in dote notti insonni trascorse giocando a Wolfenstein 3D, una vita videoludica a pane, Commodore 64 e non solo, un componimento dove noi esseri umani ci riscopriamo il videogioco di Dio ed un saggio che prende in giro tutte quelle cose date per assodate nel mondo videoludico ma palesemente incoerenti col mondo reale.
“Sei abbastanza figo per giocare con i Journey? Todd Rogers lo è.”
Mondadori ha fatto un discreto lavoro nell’offrire un’edizione tascabile tutto sommato accettabile, dalla carta di qualità economica per fortuna ancora tagliata e rifinita con precisione senza antiestetiche macchie colorate sul bordo, a differenza di quanto avviene ora nei nuovi testi appartenenti alla medesima collana Piccola Biblioteca Oscar Mondadori. In particolare risultano apprezzabili le immagini di videogiochi o le vere e proprie fotografie, esclusivamente in bianco e nero, in grado di integrarsi perfettamente col testo scritto riuscendo spesso a dare un’idea precisa di cosa si stia trattando.
La già anticipata poliedricità stilistica che spazia tra saggi, diari, interviste, poesie e storie brevi è indubbiamente un aspetto piacevole del testo così da poter soddisfare un po’ tutti i palati con capitoli mai troppo lunghi o pesanti veramente ben scritti. Scorre via tutto piacevolmente senza intoppi di sorta coinvolgendo e trasportando il lettore nel mondo dei videogiocatori, rendendo spesso il lettore in grado di immedesimarsi e commuoversi ripensando a certe esperienze o più semplicemente apprezzare gli spunti di riflessione proposti.
In sostanza non si pone, e non vuole di certo farlo, come antologia definitiva del videogioco a differenza di quanto accaduto con 1001 Videogiochi da non perdere: ci sono comunque tutti gli elementi che lo rendono un libro, considerato anche il prezzo modico a cui è possibile reperirlo, da comprare ad occhi chiusi e da leggere tutto d’un fiato che ogni vero appassionato di videogiochi, sia giovane che più attempato, non dovrebbe assolutamente lasciarsi scappare.
A cura di Shanna Compton
Gamers. Storie di passione per i videogiochi
Piccola Biblioteca Oscar Mondadori
Brossura 
403 pagine
ISBN 88-04-55790-7
Prezzo di copertina: 8,40€
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