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Immagine di Song of Horror, episodio 1 e 2 - Recensione
Recensione

Song of Horror, episodio 1 e 2 - Recensione

Dopo i primi due episodi, la certezza è che Song of Horror riesce a partire col piede giusto. Vi spieghiamo perché nella nostra recensione.

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Editor

Pubblicato il 31/10/2019 alle 12:00
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  • Pro
    • Impostazione classica in terza persona e con telecamere fisse
    • Storia stimolante e buona atmosfera
    • Permadeath, IA adattiva, più personaggi tra cui scegliere
  • Contro
    • Sovrabbondanza di oggetti inutili da esaminare
    • Backtracking ed espedienti per allungare un po' il brodo

Il Verdetto di SpazioGames

7.8
Song of Horror si presenta piuttosto bene e coi primi due episodi riesce a essere sufficientemente stimolante per i giocatori che vorranno dare una chance a questo survival horror vecchia scuola. Scegliendo la massima difficoltà, oltretutto, si avranno una tensione e un'attenzione maggiori proprio per evitare la morte permanente dei personaggi, fermo restando che basterebbe anche solo l'atmosfera ricreata per far muovere l'utente con grande circospezione e con passo malfermo.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Song of Horror
Song of Horror
  • Sviluppatore: Protocol Games
  • Produttore: Raiser Games
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE
  • Generi: Survival Horror
  • Data di uscita: Terzo episodio PC: 13 dicembre 2019 - Q2 2020 PS4-XboxOne

Dopo cinque lunghi anni di sviluppo, lo studio spagnolo Protocol Games dà alla luce un progetto horror che edifica la propria offerta sulle solide basi del passato. Song of Horror ha infatti un’impostazione classica con un mix di telecamere fisse e semi-dinamiche, per creare quella tensione impareggiabile che solo le opere di un tempo riuscivano a trasmettere. Rinuncia agli strumenti di difesa e a un sistema di combattimento associato per mettere il giocatore nei panni di diversi protagonisti inermi, che dovranno cavarsela come meglio possono mentre si trovano in balia di un’entità paranormale denominata La Presenza.

Song of Horror – La musica del male

Song of Horror è un gioco a episodi, ben cinque, e ciò purtroppo va contro l’idea dell’horror classico che mantiene la solidità della storia e dell’avventura in un unico troncone. I primi due sono disponibili a partire dal giorno di Halloween, mentre il terzo arriverà a dicembre, il quarto a gennaio e l’ultimo a marzo, dilatando di molto quella che dovrebbe essere invece un’esperienza condensata e senza dispersività. Il calo d’interesse, come dimostrano i numerosi casi legati ai giochi episodici, potrebbe arrivare ben presto, e se alle spalle non ci sarà una storia capace di incuriosire sin da subito e fino in fondo, è anche facile che sfugga via dalla memoria in poco tempo.

Discorsi preliminari a parte, è ancora presto per capire se Song of Horror avrà la forza di protrarsi con successo fino a marzo 2020. In ogni caso, i primi due episodi lasciano intravedere buonissimi spunti, e nonostante si tratti di un titolo indipendente dal budget risicato, riesce ad essere molto efficace sia nell’atmosfera, sia nel modo in cui si propone al giocatore.

Song of Horror narra la fosca storia del famoso scrittore Sebastian Husher, di cui si sono improvvisamente perse le tracce assieme a quelle della sua famiglia. Preoccupato dall’inspiegabile assenza e dalla sua prolungata irreperibilità, l’editore manda un suo assistente presso il grande maniero di proprietà dello scrittore, invitandolo a capire cosa stia succedendo. Il personaggio in questione, di cui prenderete il controllo proprio nel prologo, non farà più ritorno, motivo per cui dal primo capitolo in poi dovrete scegliere uno dei quattro personaggi successivamente disponibili e tentare dunque di indagare e di vederci chiaro, inconsapevoli che in quella casa, com’è logico immaginare, ci sia qualcosa di davvero terribile a mettervi i bastoni tra le ruote.

Nel primo episodio di Song of Horror, indipendentemente da chi sceglierete, vi sposterete all’interno del maniero, mentre nel secondo vi dirigerete verso un negozio di antiquariato, avendo a disposizione due personaggi in più. Le sfumature tra un personaggio e l’altro non sono così marcate, ma sappiate che in Song of Horror è prevista la morte permanente e se doveste morire, proseguirete le indagini col malcapitato successivo, fino ad arrivare al game over se esaurirete tutte le possibilità. Va tuttavia ammesso che morire non è una consuetudine, e bastano un paio di accortezze per riuscire ad avere sempre la meglio.


Corri, c’è la Presenza!

In Song of Horror, ciò contro cui dovrete lottare è una Presenza che si manifesta in modo casuale, sfruttando un’intelligenza artificiale in grado di adattarsi allo stile di gioco dell’utente. Questo rende incerto ogni passo, il che è una manna dal cielo per un horror che si rispetti;  inoltre, la grande atmosfera, unita a un sound design che sa esattamente quali corde pizzicare, fanno del titolo (o per lo meno di questi due primi episodi) un prodotto che si avvicina molto ai classici di un tempo.

Ogni scenario è pieno zeppo di oggetti da esaminare, molti dei quali si rivelano inutili e celano una tendenza alla sovrabbondanza che solo alcune avventura punta e clicca hanno. E alla lunga questo modo di offrirsi al giocatore viene un po’ a noia, perché è naturale che la ricerca dell’oggetto utile a tutti i costi obbliga ad esaminare qualunque elemento dello scenario.

Pad alla mano, il giocatore dovrà correre a nascondersi nei punti segnalati dalla mappa quando l’entità vuole far breccia all’interno delle stanze, o far in modo che i battiti cardiaci non accelerino eccessivamente, fino a provocare un pericolosissimo stato di panico incontrollato che farebbe precipitare rapidamente la situazione. Per contravvenire a questa eventualità, Song of Horror vi invita sempre, ove possibile, a origliare attraverso la porta, così da capire se la strada è davvero sgombra o se in agguato si cela la nemesi da cui bisogna star lontani. In alternativa, potrete anche affrontare alcuni QTE che consentono di bloccare la porta col peso del proprio corpo, fino a quando il pericolo sarà effettivamente scampato. Buoni sono anche i puzzle, anch’essi molto ancorati agli schemi tipici usati negli horror di un paio di decadi fa, motivo per cui è da contemplare una sana dose di backtracking da una stanza all’altra per reperire l’oggetto adatto per risolvere il rompicapo di turno.

Graficamente Song of Horror mostra tutta la sua distanza dalle produzioni moderne, con una modellazione poligonale dei personaggi non esattamente al top, una risoluzione e una pulizia dell’immagine poco soddisfacenti, e dei fenomeni di aliasing. Va però detto che tutte le mancanze tecniche vengono parzialmente colmate da una buonissima realizzazione degli scenari e da una conduzione di gioco all’altezza, capace di donare ai giocatori nostalgici dei vecchi survival horror due primi episodi che partono decisamente col piede giusto.

- Impostazione classica in terza persona e con telecamere fisse

- Storia stimolante e buona atmosfera

- Permadeath, IA adattiva, più personaggi tra cui scegliere

- Sovrabbondanza di oggetti inutili da esaminare

- Backtracking ed espedienti per allungare un po' il brodo

7.8

Song of Horror si presenta piuttosto bene e coi primi due episodi riesce a essere sufficientemente stimolante per i giocatori che vorranno dare una chance a questo survival horror vecchia scuola. Scegliendo la massima difficoltà, oltretutto, si avranno una tensione e un’attenzione maggiori proprio per evitare la morte permanente dei personaggi, fermo restando che basterebbe anche solo l’atmosfera ricreata per far muovere l’utente con grande circospezione e con passo malfermo.

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