Red Dead Redemption 2 dice addio ai "tropi degli open world"

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a cura di Paolo Sirio

In un’intervista concessa ad EDGE, l’art director Aaron Garbut si è soffermato su come Red Dead Redemption 2 faccia in modo di discostarsi dai “tropi degli open world” delle ultime generazioni.

Spesso, secondo Garbut, i titoli con questo genere di ambientazione finiscono con l’essere “una collezione di missioni all’interno di un grande mondo pieno di puntini per attività e minigiochi”.

Con il nuovo gioco a sfondo western, però, le cose saranno diverse – o così promette lo sviluppatore dei fratelli Houser.

red dead redemption 2

“Un posto in cui perdersi”

L’art director ha spiegato, nell’intervista concessa alla rivista inglese, che “una grande differenza per questo gioco sta nel fatto che ci siamo assicurati che il giocatore non scopri soltanto cose divertenti da fare, ma che il mondo gli proponga costantemente cose da fare in modi sottili” (via WCCFTech).

“Un serpente a sonagli che spaventa il tuo cavallo, animali che si nascondono nei boschi, il campo di una gang rivale all’orizzonte, le luci distanti della città più vicina – c’è sempre qualcosa pronta a succedere.

Le cose che vi succedono, mentre semplicemente girate nel mondo, creano già di per se esperienze appaganti. Avrete la sensazione che sia vero, e la sensazione che sia nuovo”.

C’è una differenza di visione, in sostanza.

RDR 2 sarà “molto più sottile, e molto più reale. Non pensiamo a lui come ad un titolo in cui giocare. È un posto in cui perdersi”.

Mancano soltanto quattordici giorni. Se volete saperne di più, e desiderate ingannare l’attesa, date un’occhiata al nostro ultimo provato di Red Dead Redemption 2.