Recensione

Wolfenstein II: The New Colossus, la recensione per Nintendo Switch

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a cura di Pasquale Fusco

Wolfenstein II: The New Colossus è la terza produzione che Bethesda ha avuto il piacere di lanciare su Nintendo Switch, in seguito al debutto ufficializzato con l’ottimo porting di The Elder Scrolls V: Skyrim e dopo l’ancora più sorprendente Doom in formato portatile. Con quest’ultimo, Wolfenstein II condivide il versatile motore grafico id Tech 6 e, sulla console ibrida della Grande N, lo studio addetto ai lavori di trasposizione: Panic Button.La software house texana è riuscita nella sua seconda impresa, confezionando un altro eccezionale prodotto che non avrebbe quasi nulla da invidiare alle versioni di riferimento (PS4, Xbox One e PC) e permettendo ai giocatori di Switch di mettere le mani su uno dei migliori first-person shooter della scorsa annata. Certo, neanche in questo caso sono mancati i consueti compromessi tecnici, ma il solo fatto di poter vedere un gioco di tali dimensioni su questa piattaforma può essere considerato un mezzo miracolo.
Ritorno nell’America nazista
Per chi non avesse familiarità con Wolfenstein II: The New Colossus, parliamo del sequel diretto di quel The New Order che si è proposto come un soft reboot dell’emblematica serie sparatutto. E proprio come il suo predecessore, il nuovo capitolo ci offre una coinvolgente campagna dall’inconfondibile stile cinematografico, che ci catapulterà in una realtà distopica in cui il Wehrmacht ha il totale controllo sul nostro mondo. Visiteremo così un’America soggiogata dai nazisti, i quali possono contare su un impressionante arsenale dall’elevato livello tecnologico.
Ripartendo dall’esatto punto in cui abbiamo abbandonato The New Order, vestiremo ancora una volta i panni del possente William Joseph “B.J.” Blazkowicz, una leggenda ormai riconosciuta non solo tra gli eroi che combattono per la Resistenza, ma anche tra gli stessi nazisti che tremano alla sua vista – al punto da affidargli il nomignolo “Terror Billy”. Evitando di soffermarci sulla trama e sull'(affascinante) ambientazione – per le quali vi rimandiamo alla nostra review – vi basterà sapere che gran parte della campagna si regge su una scrittura semplicemente egregia. I dialoghi tra B.J. e i personaggi secondari mettono in evidenza gli inconfondibili toni drammatici, e talvolta ironici, che contraddistinguono questa storia, senza mai scadere nella banalità; stesso discorso riguarda l’originale caratterizzazione dei membri del cast, primi fra tutti il carismatico Blazkowicz e l’eccentrica Frau Engel.
Il tutto è tradotto in un concentrato di puro intrattenimento che non vuole rinunciare alla più cruda violenza, quella che si manifesterà negli scontri con le ondate di nazisti o nei memorabili momenti in cui la perfida antagonista tenterà di piegare la nostra psiche compiendo atti a dir poco truculenti.
Insomma, l’opera di MachineGames avrà modo di farsi apprezzare anche dai più esigenti estimatori del genere action, ma parliamo pur sempre di un videogioco e pertanto tocca focalizzarsi sulla vera componente chiave di questa produzione: il gameplay.
Brutalità in modalità handheld
Dopo aver liberato circa 23GB di spazio sulla nostra Switch abbiamo potuto (ri)tuffarci nella mischia di The New Colossus. Il porting indirizzato alla console Nintendo mantiene tutti i contenuti introdotti nella versione originale, preservando dunque le medesime meccaniche di gioco. Nell’ottica degli sparatutto in prima persona, ci approcceremo ad un gameplay di stampo tradizionale che si distinguerà per un frenetico ritmo di gioco e per l’assenza di un sistema di rigenerazione automatica della salute – soppiantato dalla necessaria raccolta di medikit e di pezzi di corazza. In parole povere, parliamo di una formula old-school che farà felici i veterani di questo genere videoludico e che potrà comunque sorprendere i neofiti, al costo di risultare – a tratti – punitiva.
Il nostro focus si sposta però sul sistema di controllo, vera “novità” dell’edizione realizzata da Panic Button. Come svolto per Doom, gli originali schemi dei comandi sono stati perfettamente adattati ai due Joy-Con, assegnando a ciascun pulsante le stesse funzioni che ritroviamo sui controller di PS4 e Xbox One. L’unica differenza risiede nelle funzionalità di movimento, attivabili nelle impostazioni di gioco, le quali ci permetteranno di mirare e sparare puntando entrambi i Joy-Con in direzione del tablet o del televisore. Durante la nostra prova abbiamo incontrato non poche difficoltà giocando Wolfenstein II in modalità handheld: nella configurazione portatile di Switch, il sistema di controllo risulta spesso scomodo e alla lunga rischia facilmente di stancare; un vero peccato, considerando gli innumerevoli vantaggi offerti dalla piattaforma nella sua natura portable. La situazione è sensibilmente migliorata quando siamo passati al Pro Controller di Switch, capace di offrire un feedback molto più ergonomico che si rispecchia in sessioni di gioco più longeve e spensierate.
A tal proposito abbiamo preferito non oltrepassare il confine del terzo livello di difficoltà (“Fatevi sotto!”), al fine di poterci godere la campagna singleplayer senza troppi intoppi, anche in modalità portatile.
Si è ripresentato, inoltre, un difetto che caratterizzava la versione originale del gioco: la dimensione dei sottotitoli. Questi, e le frasi contenute nelle schermate di caricamento, sono eccessivamente piccoli e sullo schermo di Switch possono sembrare addirittura illeggibili.
Il secondo (mezzo) miracolo di Panic Button
Veniamo al dunque e affrontiamo il discorso del comparto tecnico. Sì, Panic Button è riuscita nuovamente nell’obiettivo di trasporre un titolo dall’elevata bontà grafica su Switch, ottenendo un altro impressionante risultato, ma non senza i dovuti compromessi. Il vantaggio offerto da Wolfenstein II: The New Colossus ai sviluppatori va ricercato nella scalabilità del suo motore grafico, il già citato id Tech 6 presente anche in Doom. Questo ha permesso allo studio di ridurre significativamente i tempi di produzione e di applicare le dovute modifiche per preservare l’esperienza di gioco originale. Modifiche che, tuttavia, non faranno felici tutti i giocatori.
La priorità è totalmente demandata al frame-rate. Ecco dunque che si ripalesa uno spiacevole effetto “sfocato” che riduce il livello di dettaglio, con un significativo abbassamento della risoluzione e un’ulteriore riduzione della profondità di campo; non sono passate inosservte delle texture leggermente più povere e qualche shader mancante.
In ogni caso, su Switch Wolfenstein II riesce ad ancorarsi ai 30fps, restituendo una giocabilità più che accessibile e non troppo distante da quella delle controparti console – che vantano tuttavia i 60 fotogrammi al secondo. Non sono mancati purtroppo dei lievi cali di frame-rate, sopratutto nelle fasi più concitate della campagna, ma ciò non ha influito più di tanto sulla nostra esperienza di gioco. Per quanto concerne la risouzione, questa dovrebbe raggiungere i 720p nella configurazione docked – collegando il tablet di Switch alla base – e stabilizzarsi più in basso nella modalità portatile. Optando per quest’ultima il colpo d’occhio ci è sembrato più convincente, là dove lo schermo del nostro televisore HD ha messo in evidenza i limiti tecnici di cui sopra.
Considerando la contenuta potenza dell’hardware in questione, Wolfenstein II: The New Colossus è uno dei migliori titoli che avremo la possibilità di giocare su una console portatile. Il fattore portabilità aumenta notevolmente il valore di questo porting, che è stato in grado di mantenere inalterata l’eccezionale formula dell’opera originale e di proporre, così, la stessa dose di intrattenimento trovata sulle piattaforme casalinghe.

Scrittura sempre pregevole

Dannatamente divertente da giocare

Sorprendente sul fronte grafico, nonostante i compromessi

Comandi un po’ ostici in modalità portatile

Veste grafica meno definita

Testi e sottotitoli da ridimensionare

8.0

Anche questa volta il lavoro di Panic Button è stato encomiabile. Su Nintendo Switch, Wolfenstein II: The New Colossus ci ripropone l’avventura di William Joseph “B.J.” Blazkowicz senza alterare la personalità dell’opera di MachineGames. Potremo dunque scatenare la furia di Terror Billy contro l’esercito nazista, imbracciando decine di bocche da fuoco e sperimentando originali approcci al gameplay, in qualsiasi momento e in qualsivoglia luogo. Il prezzo da pagare sarà un comparto tecnico necessariamente limitato, ma che non ostacola in alcun modo la dinamicità che contraddistingue la tradizionale azione del gioco.

Voto Recensione di Wolfenstein II: The New Colossus, la recensione per Nintendo Switch - Recensione


8