Steelrising | Recensione - Un soulslike con la modalità facile
Steelrising prova ad infilarsi nella mischia dei soulslike, ma non brilla di luce propria.
a cura di Nicolò Bicego
Redattore
Informazioni sul prodotto
- Sviluppatore: Spiders
- Produttore: Nacon
- Distributore: Nacon
- Piattaforme: PC , XSX , PS5
- Generi: Gioco di Ruolo , Azione
- Data di uscita: 8 settembre 2022
Il mondo dei soulslike si popola ogni anno di nuovi ingressi; con il passare del tempo sta diventando sempre più difficile tenere traccia di tutte le uscite che mutuano queste peculiari meccaniche di gioco, ed anche per gli sviluppatori sta diventando un compito non indifferente quello di riuscire a distinguersi dalla massa di alternative presenti sul mercato.
Oggi è il turno di Spiders di cimentarsi nell’impresa: il team già autore di GreedFall ha infatti deciso di tuffarsi nella mischia con Steelrising, un soulslike ambientato nella Francia di Re Luigi XVI, disponibile su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC.
Incuriositi dalla premessa narrativa e dall’ambientazione, ci siamo tuffati per voi in questa avventura, e siamo pronti a darvi il nostro verdetto. Steelrising ha le carte in regola per distinguersi nella massa dei soulslike?
Il Re è morto… no, aspetta
La trama di Steelrising è ambientata in una versione alternativa del XVIII secolo in Francia e propone praticamente un'ucronia. La storia si è svolta in modo simile alla realtà fino alle soglie della rivoluzione francese; le cose vanno diversamente quando Luigi XVI decide, come ultima mossa disperata per difendersi dai rivoltosi, di rivolgersi ad un misterioso inventore, il quale crea per lui degli automi da combattimento.
Queste macchine prive di mente non solo riescono a tenere vivo il re, ma diventano una vera e propria arma a sua disposizione. E Luigi XVI non esita ad usarla: prima contro i suoi avversari, e poi contro tutti i cittadini della Francia. Il Paese che ci troviamo di fronte, dunque, è completamente diverso, devastato da una lotta interna causata dagli automi di Luigi XVI, della cui salute mentale è preoccupata anche la consorte, Maria Antonietta.
Maria Antonietta viene tenuta al sicuro (o forse prigioniera) nella sua reggia, dove a tenerla d’occhio ha un automa tutto suo, di nome Aegis. Rispetto agli altri automi, Aegis sembra essere dotata di un intelletto umano. Proprio per questo, Gabrielle de Paulignac, intrappolata insieme a Maria Antonietta, le suggerisce di inviarla in missione per trovare il creatore degli automi e farsi spiegare come fermare l’ondata di devastazione scatenata da Luigi XVI.
Questa, a grandi linee, è la premessa narrativa di Steelrising. Nei panni di Aegis, viaggeremo verso Parigi, ed incontreremo nel nostro tragitto diverse figure storiche, che ovviamente sono qui presentate in una versione di fantasia.
La storia, di per sé, è interessante, pur senza mai arrivare a brillare. Troviamo molto più riuscita l’atmosfera che si viene a creare grazie all’incipit narrativo che non gli sviluppi della trama stessa, che non presenta particolari guizzi creativi. Questo è forse dovuto anche alla mancanza di personaggi memorabili.
Innanzitutto, pur essendo presentata come automa senziente, Aegis sembra in realtà avere ben poca capacità decisionale; per la maggior parte del tempo, si limiterà ad eseguire gli ordini che riceve, senza mai farsi domande sulla sua missione e senza dare grande prova di avere una personalità sua.
Come abbiamo detto, nella storia troveremo diversi personaggi storici, ma nessuno di questi gioca un ruolo abbastanza importante e duraturo da rimanere effettivamente impresso, anzi. Il fatto che questi personaggi siano presentati quasi in sequenza rende difficile apprezzare i riferimenti storici se non si ha una buona conoscenza di quest’epoca.
Certo, è vero che per godere appieno di un riferimento storico bisogna sempre avere una conoscenza di base degli eventi di cui stiamo parlando; il punto è che Steelrising fa poco per contestualizzare i personaggi e per renderli interessanti per chi non li conosce. Sarebbe stato meglio concentrarsi su meno figure ma dare a loro un ruolo più prominente nell’intreccio.
Passando al comparto tecnico, Steelrising presenta risultati alterni anche qui. La nostra prova si è svolta su PlayStation 5 (spesso ancora introvabile, come Xbox Series X, su Amazon), e ad un primo impatto siamo rimasti colpiti in positivo dalla realizzazione delle ambientazioni, mentre invece ci hanno convinti poco i personaggi, soprattutto per quanto riguarda le animazioni dei volti (ed il lip synch).
Con il passare del tempo, però, abbiamo notato altri problemi. Oltre a degli sporadici bug, il gioco comincia a soffrire di rallentamenti vistosi, soprattutto dalla metà dell’avventura in poi. Le ambientazioni, inoltre, sebbene inizialmente belle da vedere, sono fin troppo simili tra loro; in un determinato livello, ogni location finisce per assomigliarsi all’altra, vista una mancanza a volte totale di punti di riferimento che identifichino un posto.
Insomma, ci saremmo aspettati di più per quanto riguarda il level design e alcuni scorci della direzione artistica, considerando anche le possibilità offerte dall’ambientazione messa in scena. Va meglio per quanto riguarda il sonoro: le tracce ambientali sono davvero d’effetto, evocative e sempre presenti, pur senza mai risultare invadenti.
La macchina da uccidere perfetta
Il gameplay di Steelrising non riserva particolari sorprese. Si tratta di un action-RPG in terza persona, che mutua buona parte delle sue meccaniche dai soulslike che ormai tutti conosciamo. Il gioco è strutturato a livelli, adottando quindi un approccio open map. In ciascun livello troveremo nemici da abbattere e segreti da scoprire, qualora decidessimo di esplorare a fondo la zona.
I controlli di Aegis ricordano quelli di un Dark Souls qualsiasi; abbiamo un attacco leggero, un attacco pesante, la schivata e via dicendo. A seconda della classe scelta all’inizio avremo anche delle abilità speciali; nel nostro caso, ad esempio, abbiamo deciso di dotarci di uno scudo.
Se siete abituati a Dark Souls, quindi, vi sentirete a casa quando vi troverete coinvolti nel primo combattimento. Lo schema da seguire è praticamente lo stesso: studiare il pattern dei nemici per poi sfruttare i loro momenti ciechi a nostro vantaggio. Questo vale specialmente per le boss fight, che ovviamente sono gli ostacoli più impegnativi presenti nel gioco.
Rispetto ai Dark Souls, Steelrising è leggermente più dinamico: Aegis è veloce e reattiva, e se terremo d’occhio la stamina saremo sempre in grado di portarci al sicuro durante un attacco.
Purtroppo, però, l' IA non brilla per acume. I nemici normali si comportano tutti così: ci vedono, si avvicinano, si fermano, parte l’animazione del combattimento, attaccano. In questo arco di tempo possiamo tranquillamente preparare la nostra offensiva e portarci in vantaggio, sfruttando le loro lacune.Sconfiggendo i nemici potremo ottenere delle anime, che potremo utilizzare per potenziare Aegis alle vestali, delle statue che svolgono sostanzialmente la funzione dei falò in Dark Souls.
Insomma, il gioco è un soulslike in tutto e per tutto, ed uno dei primi appunti che ci siamo trovati a muovere al gioco è proprio questo: Steelrising manca sostanzialmente di vere novità, di qualcosa che lo distingua dalla massa di titoli già presenti sul mercato.
Il problema, però, si è aggravato mano a mano che ci rendevamo conto che le meccaniche riproposte non erano soltanto le stesse, ma in alcuni casi erano state peggiorate.
Prendiamo, ad esempio, i controlli di Aegis. In combattimento sono piuttosto fluidi, ma il lock sui nemici non è proprio affidabilissimo, e spesso ci ritroveremo ad avere dei momenti ciechi, cosa potenzialmente mortale in un soulslike.
Le fasi platform, inoltre, fanno sentire di non avere un controllo completo su Aegis: specialmente quando il gioco richiede di fare salti precisi, sembra di non avere un controllo completo sul suo movimento e sul suo atterraggio.
Veniamo poi al level design: abbiamo già accennato prima al fatto che i diversi livelli di gioco tendono ad avere, al loro interno, location quasi completamente indistinguibili tra loro, a causa della mancanza di punti di riferimento che differenzino i diversi punti del livello.
Questo comporta che anche l’esplorazione, talvolta, può rivelarsi più frustrante che divertente: è facile perdersi e non capire da dove si è arrivati, soprattutto se si abbandona il gioco per qualche giorno.
Non solo: talvolta è anche facile perdersi le vestali, che fanno da checkpoint nel gioco. Quasi ogni livello, infatti, è pieno zeppo di statue, e talvolta potrà capitare di confondere una vestale con una delle tante statue ornamentali, evitando di attivarla e quindi di avere un punto di ripristino vicino.
Difficoltà scalabile
A salvare parzialmente Steelrising dal perdersi in un mare di titoli con molta più personalità c’è un fattore apparentemente secondario: la difficoltà. Come ogni soulslike, Steelrising si propone di mettere a dura prova i nostri riflessi e le nostre abilità (quando la IA funziona, almeno). Ciò nonostante, nel menù potremo trovare anche delle opzioni per regolare la difficoltà a nostro piacimento.
Potremo, ad esempio, decidere di ridurre il danno subito (anche fino allo 0%), di non perdere anime una volta sconfitti o, ancora, di velocizzare la rigenerazione della stamina.
Per alcuni giocatori, questo potrebbe essere l’equivalente di un menù dei cheat, ma in realtà abbiamo apprezzato questa scelta: la presenza di una difficoltà scalabile e personalizzabile può permettere ad ogni giocatore di godere dell’esperienza, decidendo in autonomia il livello di sfida più consono alle sue capacità (se la cosa vi attira, potete recuperarlo su Amazon).
Una dimostrazione, in altre parole, che un soulslike non deve necessariamente essere difficile per avere un gameplay divertente e soddisfacente.
Tirando le somme, quindi, Steelrising è un soulslike sviluppato competentemente, funzionale, a cui però manca qualsiasi elemento per brillare di luce propria. Non solo, ma alcune delle meccaniche tipiche del genere sono anche poco rifinite se paragonate a quanto visto in titoli migliori.
Non si tratta di un gioco brutto, decisamente no: raggiunge la sufficienza e può anche regalarvi diverse soddisfazioni se siete appassionati del genere e se avete già spolpato quanto di meglio offre il mercato ad oggi. Soprattutto se l’ambientazione (molto evocativa, va detto) vi attrae o se vi interessa la presenza di una difficoltà scalabile, che lo rende probabilmente il miglior soulslike per un novizio.
Versione recensita: PS5
Voto Recensione di Steelrising - Recensione
Voto Finale
Il Verdetto di SpazioGames
Pro
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Ambientazione evocativa...
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Gameplay funzionale...
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Difficoltà scalabile
Contro
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... ma non sfruttata a dovere
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... ma non porta niente di nuovo e peggiora alcuni elementi