Hideo Kojima, il celebre autore di Metal Gear Solid e Death Stranding, ha recentemente dichiarato di voler "creare insieme all’intelligenza artificiale". In un’intervista concessa a Wired Japan, il game designer ha descritto l’AI come «una compagna» capace di semplificare i compiti più ripetitivi nello sviluppo dei videogiochi, riducendo tempi e costi di produzione.
Kojima non vede dunque la tecnologia come una minaccia alla creatività umana, ma come uno strumento di supporto per aumentare l’efficienza e liberare spazio per la parte artistica. Una posizione che sorprende molti fan, considerando che le sue opere più celebri hanno sempre dipinto un rapporto complesso e inquietante con l’intelligenza artificiale. In Metal Gear Solid 2 e 4, ad esempio, l’AI è rappresentata come un’entità manipolatrice e incontrollabile, capace di distorcere la realtà e influenzare l’umanità.
Proprio per questo, le sue recenti parole appaiono in contrasto con i messaggi di allarme tecnologico che hanno attraversato tutta la sua carriera. Il dibattito sull’AI nell’industria videoludica è oggi più acceso che mai: c’è chi teme che sostituirà la manodopera umana e chi denuncia i problemi di copyright e sostenibilità energetica legati al suo utilizzo. Kojima, invece, immagina una collaborazione virtuosa, in cui la macchina non sostituisce l’uomo ma lo assiste, permettendogli di concentrarsi sull’innovazione creativa.
Tuttavia, il suo ottimismo si scontra con le paure di chi vede nell’AI un rischio per l’autenticità e la spontaneità dell’arte. Kojima, da sempre visionario, potrebbe però voler provocare ancora una volta: invitare l’industria a riflettere su come convivere con la tecnologia senza esserne dominati. Il suo approccio non è una resa, ma forse un nuovo esperimento: usare l’AI per superare i limiti umani, non per cancellarli.
Alla fine, forse è questo il vero paradosso di Kojima: l’artista che ci ha messi in guardia contro le macchine del controllo ora sogna di lavorare insieme a loro. E in questo, ancora una volta, si conferma come uno dei pochi autori capaci di anticipare le contraddizioni del nostro tempo.