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Rise of the Ronin | Recensione - Come un Nioh open world?

Rise of the Ronin porta di peso la vecchia struttura di Nioh e la inserisce in un open world vecchio stile, che bada alla quantità e non alla qualità.

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

In sintesi

  • La classica struttura di Nioh ma a mondo aperto.
  • Una marea di missioni tediose e di mero riempimento.
  • Sistema di combattimento ancora una volta di buon livello.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Rise of the Ronin
Rise of the Ronin
  • Sviluppatore: Team Ninja
  • Produttore: Koei Tecmo
  • Distributore: Sony Interactive Entertainment
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PS5
  • Generi: Action Adventure , Soulslike
  • Data di uscita: 22 marzo 2024

Rise of the Ronin rappresenta un punto di svolta per Team Ninja, perché dopo ben sette anni che reitera la stessa formula di sana pianta, con cambiamenti davvero trascurabili, stavolta c'è una netta apertura che trasporta quelle consuetudini ormai ben note all'interno di un mondo aperto piuttosto classico.

Se Sony desiderava ardentemente una nuova esclusiva che fosse l'ideale unione tra Ghost of Tsushima e Nioh, forse non aveva preso in considerazione che la software house giapponese non è esattamente avvezza a strutturare i propri progetti in questo modo, con tutto ciò che questo comporta in termini di inesperienza.

Al di là di questo, si tratta di un progetto che certifica le nuove ambizioni degli sviluppatori, chiamati da anni a variare una formula di gioco davvero molto vecchia e stantia, che è figlia di un riciclo colpevole e a tratti imperdonabile.

Portare quella struttura dagli indiscutibili pregi in un mondo aperto è stata la scelta giusta o Rise of The Ronin paga lo scotto di essere la classica via di mezzo che prova ad accontentare tutti senza riuscirci mai fino in fondo?

Rise of the Ronin, una storia di ribellione e tumulti

Rispondere a questa domanda è piuttosto semplice man mano che si avanza nell'avventura, perché diventa sempre più chiaro come Rise of the Ronin (lo trovate su Amazon per PS5)si sforzi più di badare alla quantità che non alla qualità, sacrificando parte del DNA di Team Ninja pur di diluire una vicenda che si sarebbe potuta concludere in meno della metà del tempo.

Si apre a questo punto il solito interrogativo che gravita attorno agli open world classici, grandi nelle dimensioni ma striminziti nell'efficacia dell'offerta ludica: abbiamo davvero bisogno di videogiochi un tanto al chilo che devono offrirci per forza decine e decine di ore pur obbligandoci a una sfiancante ripetizione di fondo che porta alla noia?

Rise of the Ronin fa esattamente parte di questa folta schiera di prodotti, e se il cambiamento dopo ben sette anni doveva essere questo, probabilmente sarà meglio fare un deciso passo indietro per i progetti futuri. Lo diciamo perché risultano evidenti persino i numerosi compromessi tecnici e di ritmo, senza contare le aperture al grande pubblico che mitigano la classica intransigenza che ammantava titoli simili.

Come spiegavamo già in sede di anteprima, Rise of the ronin è ambientato alla fine del periodo Edo, durante la guerra civile tra le forze dello shogunato Tokugawa e una coalizione alla ricerca del potere politico che agiva nel nome della Corte Imperiale. In questo periodo di rivoluzione, il giocatore prenderà il controllo di un ronin, un samurai senza padrone che dovrà scegliere da che parte schierarsi.

Il doppiaggio in italiano non è purtroppo di buon livello, e a soffrire di questo trattamento non sono soltanto i personaggi di minor rilievo.

Le missioni principali sono strutturate in maniera tale da far decidere al giocatore se aderire alle forze anti-shogunato o pro-shogunato, lasciandogli l'opportunità di tenere un piede in due scarpe fino a quando si presenteranno degli importanti snodi narrativi.

La storia racconta da una parte questo periodo tumultuoso, tratteggiando le gesta degli uomini invischiati in questa guerra clandestina e sovversiva in un periodo che vedeva anche l'arrivo delle temibili Navi Nere occidentali. Dall'altra si snoda invece la vicenda personale del protagonista, alla ricerca della sua "Lama Gemella" mentre si occupa di faccende che vi lasciamo ovviamente il piacere di scoprire da soli.

Il doppiaggio in italiano non è purtroppo di buon livello, e a soffrire di questo trattamento non sono soltanto i personaggi di minor rilievo. Questo naturalmente non influisce sulla qualità del racconto, che galleggia su livelli medi, ma è chiaro che tutto il budget destinato a Rise of the Ronin non sia esattamente quello dei grandi colossal.

Lo si capisce anche dal modo in cui è strutturato il mondo aperto, che alterna zone d'interesse a distese spoglie, vuote e disadorne, retaggio di un modo di pensare questa struttura davvero vecchio e non più in grado di sedurre il giocatore moderno.

Immaginate adesso il tipico gioco di Team Ninja degli ultimi sette anni, anche uno tra Nioh e Wo Long: Fallen Dynasty, e poi pensate a quel tipo di gioco portato forzatamente in mappe liberamente esplorabili.

Ecco, Rise of the Ronin è esattamente questo, né più e né meno, e se in passato si selezionavano delle missioni da un menù statico, adesso quei tempi morti sono stati riempiti da una miriade di fetch quest senza mordente che diluiscono a dismisura l'avventura, senza dare in cambio nulla di davvero memorabile all'esperienza finale del giocatore.

Sistema di combattimento e comparto tecnico

Si potrebbe a questo punto asserire che quelle attività di contorno potrebbero essere serenamente saltate, ma la verità non è esattamente questa. Pur considerando che persino molte missioni primarie sono prive di nerbo, va detto che la selezione della difficoltà ha un ruolo chiave per l'avanzamento di gioco.

Per la prima volta dai tempi di Nioh, Team Ninja offre la possibilità di selezionare tra tre livelli di difficoltà. Se a normale e soprattutto a difficile ci saranno da sudare le proverbiali sette camicie, a facile il gioco diventa abbordabile più o meno da chiunque. Il punto è che in quest'ultimo caso ne risente proprio il senso ultimo della progressione.

Saltare intere missioni e passare a quelle di più alto livello sarà possibile senza dover morire in continuazione, ma per lo meno si evita quell'odioso blocco che obbliga il giocatore a migliorare armamentario e statistiche per avere la meglio, sorbendosi nel frattempo delle missioni di riempimento portate a termine quasi più per senso del dovere, che non per effettiva voglia.

L'altro aspetto che rompe di fatto gli equilibri, sempre parlando della difficoltà facile e in larga misura anche di quella standard, è che gli sviluppatori hanno implementato un sistema di stili che vanno scelti al volo in contrapposizione a quelli dell'avversario, funzionando come una sorta di morra cinese.

Questa complessità viene meno anche alla difficoltà standard, nella prima metà, ed è francamente uno spreco che potrebbe rendere meno profondo il sistema di combattimento per una buona fetta di giocatori.

Questa, se vogliamo, è un po' la risposta lampante a chi chiede a gran voce l'eliminazione della difficoltà unica nei soulslike o negli action-adventure su quella falsariga. E lo vogliamo ripetere ancora una volta per chiarezza: no, equilibrare un gioco del genere su diverse difficoltà non è una passeggiata di salute e si rischia, come nel caso di Rise of the Ronin, di rompere completamente delicatissimi equilibri.

Il sistema di combattimento, che nelle sue basi è sempre lo stesso di Nioh, ha aggiunto la necessità di contrastare con gran tempismo gli attacchi avversari. Solo opponendosi agli attacchi nemici si potrà avere un buon vantaggio e ribaltare in pochi attimi la situazione.

Tramite la pressione del Triangolo poco prima di subire un colpo è infatti possibile eseguire un contrattacco che influisce sulla destabilizzazione della postura, aprendo una breccia nelle difese di chi vuole farvi la pelle e concedendo infine al giocatore la possibilità di affondare il colpo decisivo.

Equilibrare un gioco del genere su diverse difficoltà non è una passeggiata di salute e si rischia, come nel caso di Rise of the Ronin, di rompere completamente delicatissimi equilibri.

A corollario di tutto ciò tornano molte delle caratteristiche ben note, con pregi e difetti storici rimasti immutati. C'è ancora la solita sovrabbondanza dell'armamentario che obbliga a continui accessi al menù, si possono impostare armi e oggetti come su Nioh e si può anche passare da un personaggio all'altro, quando possibile, in qualsiasi momento delle missioni.

Chi è un veterano dei giochi di Team Ninja sa benissimo cosa aspettarsi, ma ripetiamo ancora una volta che i sacrifici sono sin troppi, e riteniamo in ultima battuta che l'open world abbia nuociuto a Rise of the Ronin.

Il comparto tecnico è infatti uno dei peggiori mai visti tra le opere del team di sviluppo, e questo dipende in modo palese dalla gestione della mole poligonale differente e dal riciclo continuo di asset vecchi di quasi dieci anni.

Anche l'open world stesso ha troppi limiti, con l'uso del rampino che diventa possibile solo su pochi punti obbligati, o il volo con aliante che perde l'abbrivio dopo pochi secondi.

Nonostante tutto ciò, Rise of the Ronin dà comunque il meglio di sé alle difficoltà più elevate, ma l'implementazione di una maggiore apertura non ha affatto coinciso con una maggiore qualità del progetto.

Al contrario, ne esce fuori come un gioco annacquato e deludente, incapace di appaiarsi ai grandi della scuderia Sony. Team Ninja sta ancora campando di rendita grazie all'ottimo sistema di combattimento e alle meccaniche che hanno decretato il successo dei suoi progetti più in vista, ma la volontà di ibridazione si è trasformata da grande ambizione a passo più lungo della gamba.

Offerte per Rise of the Ronin

Voto Recensione di Rise of the Ronin | Recensione


7

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Ancora una volta, un ottimo sistema di combattimento da parte di Team Ninja.

  • Profondità assicurata da stili, armi, abilità e dalla necessità di contrattaccare a tempo.

  • Apertura totale del mondo di gioco...

Contro

  • ... Che però non funziona e offre un open world vecchio, spoglio e con troppe diluizioni.

  • Una marea di missioni noiose e ripetitive.

  • Un deciso passo indietro a livello tecnico.

  • Doppiaggio in italiano non all'altezza delle grandi produzioni.

Commento

Il grande passo di portare il tipico gioco à la Nioh all'interno di un mondo aperto non ha funzionato. L'arretratezza strutturale, tecnica e grafica, assieme all'inesperienza di Team Ninja nel creare un mondo credibile e irrinunciabile per il giocatore, hanno ridotto Rise of the Ronin a essere soltanto un buon gioco, caduto in errori tipici che dopo tutti questi anni speravamo di non vedere mai più. Il sistema di combattimento è ancora una volta il fiore all'occhiello, ma diverse scelte controverse condannano la nuova esclusiva Sony a rimanere nelle retrovie rispetto ai grandi della scuderia giapponese.
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