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Onimusha 2 Samurai's Destiny | Recensione - Ancora epico

Onimusha 2 è un lavoro di cesello di Capcom, che migliora uno dei suoi titoli dell'epoca PS2 quel tanto che basta per renderlo appetibile anche oggi.

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

In sintesi

  • Un gioco ancora moderno sotto diversi punti di vista.
  • Rimasterizzazione essenziale ma concreta.
  • Non su tutti i fronti regge il passo con gli action contemporanei.
  • Pro
    • Azione ancora estremamente godibile.
    • Nel complesso, buon lavoro di rimasterizzazione.
    • Adatto a tutti, dai veterani ai neofiti.
  • Contro
    • Nessun contenuto davvero inedito.
    • Non regge il confronto con gli action moderni sotto tutti i punti di vista.

Il Verdetto di SpazioGames

7.5
In linea con quanto avvenuto nel 2019 con Onimusha Warlords, e anzi con qualche accortezza in più per i neofiti e le nuove generazioni di giocatori, Capcom riporta sulle console moderne e su PC uno dei migliori giochi d'azione in terza persona dell'era PS2, raddoppiando il frame rate, aggiungendo l'autosalvataggio e ricreandone la grafica in RE Engine.
Il risultato, per quanto ci riguarda, è buono, migliore di quello di sei anni fa soprattutto per via del materiale originale, invecchiato meglio del capostipite, e permette a tutti, da chi non ha mai sentito nemmeno nominare il franchise a coloro che ci si sono fatti i calli alle mani più di vent'anni fa, di apprezzare un titolo storico, ancora al passo coi tempi sotto molti aspetti nonostante le due decadi intercorse dal debutto sul mercato.
Complice un prezzo budget, Onimusha 2 Samurai's Destiny è allora una proposta interessante per tutti coloro che amano gli action game vecchia scuola, e che apprezzano l'essenza del combattimento e la libertà di approccio tanto da soprassedere sulle telecamere fisse e su un certo grado di inevitabile legnosità collegato all'età del prodotto.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Onimusha 2: Samurai's Destiny Remaster
Onimusha 2: Samurai's Destiny Remaster
  • Sviluppatore: Capcom
  • Produttore: Capcom
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PS4 , XONE , PC , SWITCH
  • Generi: Action Adventure
  • Data di uscita: 23 maggio 2025

A circa un anno di distanza dall'atteso reboot della saga e ad oltre sei dalla pubblicazione della remaster del primo capitolo, Capcom offre alle nuove generazioni, nonché ai nostalgici, Onimusha 2 Samurai's Destiny, secondo capitolo di una serie che, pur essendo sempre rimasta nell'ombra rispetto a Resident Evil, ha mantenuto intatti tanto il suo fascino quanto la fanbase, che ricorda ancora con piacere la trilogia originale (un po' meno il quarto episodio, Dawn of Dreams).

Vi abbiamo offerto le nostre prime impressioni qualche settimana fa e oggi, una run completa e mezzo dopo, siamo pronti a dirvi tutto del lavoro di Capcom: se samurai, demoni e telecamere fisse solleticano il vostro interesse, non dovete far altro che continuare a leggere.

Un seguito che non è un seguito, o quasi

Sin dal primo teaser alla fine del primo Onimusha, con l'apparizione del protagonista del secondo episodio, che era già in sviluppo prima ancora della pubblicazione del capostipite, Onimusha 2 seppe calamitare l'attenzione dei fan di vecchia data di Capcom e dei suoi titoli con telecamera fissa e fondali pre-renderizzati.

Il buon successo ottenuto dal primo episodio – del quale, come detto, abbiamo potuto giocare una rimasterizzazione anni addietro – spinse Capcom a proseguire su questa strada: il mix tra ambientazione feudale giapponese, elementi sovrannaturali e tecnologia funziona ancora oggi, nonostante la linearità e la prevedibilità del plot tradiscano le oltre due decadi sul groppone.

La commistione tra atmosfere più dark del predecessore, che lo avvicinavano in un certo qual modo al franchise di Resident Evil, ed un design grottesco e spesso quasi comico di alcuni dei nemici rimane unica nel panorama videoludico anche a così tanti anni di distanza, e dona al gioco un taglio differente da tantissimi altri congeneri.

La scelta di non legare narrativamente il titolo al predecessore in maniera troppo invasiva lo rese perfetto, e oggi come ieri, per quanti si fossero persi per strada il capostipite.

Nessuno dei nostri lettori, qualora fosse attratto dallo stile di gioco, dovrebbe perderselo in quanto sequel diretto, visto che anche quanti non avessero mai sentito nominare il franchise potranno arrivare ai titoli di coda con una chiara idea di quanto sia accaduto.

Il villain è il medesimo, tornato dall'oltretomba dopo essere stato sconfitto da Samanosuke nel primo episodio, e stavolta il giocatore avrà modo di affrontarlo direttamente – ma, per il resto, la narrativa non si pone mai come intralcio al godimento del prodotto, e, anzi, riserva dialoghi più pregnanti rispetto al primo episodio ed una maggiore cura per la storia ed il modo in cui è narrata, pur nell'ambito della ritrita storia di vendetta alla base del tutto.

Nonostante oggi appaia di gran lunga più inflazionata, l'ambientazione storica del Giappone (gli eventi narrati si svolgono nel 1573, sebbene non manchino contaminazioni da soprannaturale e armi piuttosto fantasiose) aiutò il grande successo del gioco all'epoca della prima pubblicazione a cui facevamo riferimento poc'anzi, e a rendere Jubei uno dei protagonisti più amati del'epoca Playstation 2.

Il lavoro di cesello di Capcom

Come anticipato nella nostra anteprima di qualche settimana fa, questo seguito indiretto riprende molto dal predecessore, eppure ha un sapore diverso, come d'altronde anche i successivi due capitoli del franchise, visto che ognuno ebbe un director differente.

Anche nel riprendere location e nemici visti nel primo episodio, Onimusha 2 ci aggiunge uno strato ulteriore di profondità, introducendo la possibilità di potenziare alcuni aspetti del protagonista spendendo le anime raccolte nel falciare le armate demoniache nemiche, e questo consente di dar vita a rudimentali build differenti, come alcune basate sulla forza bruta ed altre, invece, sulla velocità d'attacco.

Il fatto che adesso tempistiche e modi della trasformazione in Oni siano totalmente in mano al giocatore aggiunge spessore all'esperienza, che rimane sì quella di un gioco di azione in terza persona ma non disdegna decisioni strategiche e piccoli elementi da gioco di ruolo.

Onimusha 2 rimane un gioco d'azione godibile anche oggi, con un sistema di schivate e contrattacchi che si difende ancora egregiamente.
Allo stesso modo, la possibilità di fare regali ai quattro comprimari per approfondire le relazioni con loro e avere accesso a dialoghi e poteri opzionali rende manifesta la volontà, da parte del team di sviluppo, di offrire uno spaccato più sostanzioso sulla lore del gioco.

Sotto questo punto di vista, Onimusha 2 ampliò sensibilmente il controllo da parte del giocatore sul mondo di gioco rispetto ai primi episodi del franchise gemello Resident Evil e anche rispetto ad Onimusha Warlords, figurandosi come qualcosa di più che un "semplice" gioco d'azione hack'n'slash.

Nel complesso, siamo dinanzi ad un centinaio di eventi visualizzabili sommando tutti e quattro i personaggi di supporto, alcuni dei quali influenzano direttamente la narrativa modificando leggermente il corso degli eventi: niente di straordinario se comparato al peso delle scelte nei giochi odierni, ovviamente, ma per un gioco che ha ventitré anni...

Libero dalle limitazioni dei controlli "tank" che avevano caratterizzato anche i capitoli di Resident Evil fino al quarto, Onimusha 2 rimane un gioco d'azione godibile anche oggi, con un sistema di schivate e contrattacchi che si difende ancora egregiamente ed una buona varietà di armi, che lascia ampia libertà di approccio al giocatore, pur nelle limitazioni dettate da arene di combattimento sempre molto ristrette.

La scelta di rendere immediatamente disponibile la modalità facile, che prima andava sbloccata dopo una run iniziale, tende la mano ai neofiti, e, più in generale, prende atto delle mutate condizioni del mercato videoludico e dell'approccio più generalista alla difficoltà delle ultime due generazioni di console.

Per non scontentare nessuno, però, questa rimasterizzazione introduce la modalità Inferno (dove si muore al primo colpo subito), che strizza l'occhio a chi è cresciuto a pane e soulslike e non si diverte se non prende qualche calcio (figurato) nelle gengive.

Anche i mini-giochi sono disponibili sin da subito ma, dato il loro peso piuttosto marginale nell'esperienza di gioco, non parliamo di una delle modifiche più significative di questa rimasterizzazione – a differenza di quella che rende ascoltabili gli oltre quaranta pezzi che compongono la bellissima colonna sonora, adesso consultabili in modalità jukebox come i nuovi bozzetti preparatori e gli sketch artistici, che hanno mantenuto il loro fascino anche a distanza di tanti anni.

Tra le altre modifiche ed aggiunte alla versione originale citiamo anche la possibilità di saltare le scene di intermezzo, dolorosamente assente nell'originale e perfetta per quanti decidano di dedicarsi a run multiple, la presenza di una più moderna funzione di autosalvataggio, per facilitare ulteriormente la vita alle nuove leve, e quella, utile invece per tutti, di cambiare arma anche nel bel mezzo della battaglia alla singola pressione di un tasto, senza passare dai menu ed interrompere il ritmo di gioco.

Onore a PlayStation 2

Sorprendentemente, molti degli asset pre-renderizzati della versione originale mantengono intatto il loro fascino nella nuova risoluzione in alta definizione, il che la dice lunga non solo sulla qualità del titolo originale ma anche sullo sforzo dell'epoca dei grafici di Capcom per quanto concerne la modellazione poligonale, i dettagli (acqua e superfici bagnate su tutti), gli shader.

Il passaggio al potente RE Engine, che ha mosso tutte le ultime uscite di casa Capcom, dal franchise Resident Evil fino a Monster Hunter, è stato in questo senso completamente indolore, e anzi ha concesso benefici in moltissimi campi, tra cui quello delle performance, ovviamente migliorate in maniera sostanziale rispetto al 2002.

Il fascino gotico delle ambientazioni è rimasto immutato, e il raddoppio dei frame per secondo giova enormemente agli scontri, più lenti e ragionati rispetto a molti giochi d'azione odierni ma ancora capaci di mettere alla prova i giocatori più navigati, grazie anche ad una densità nemica mediamente superiore ai congeneri più recenti.

Durante la nostra prova, avvenuta sulla versione PS4 giocata in retrocompatibilità su PS5, il frame rate non si è mai discostato in maniera sensibile dal target di 60 fps, garantendo una fluidità ed una pulizia invidiabili.

Se, da un lato, c'era da aspettarselo vista l'età del titolo rimasterizzato e la sua originaria pubblicazione su PS2, abbiamo visto, purtroppo, come non sempre in questo tipo di operazioni di recupero tutto vada liscio.

Alla fine dei conti, i trenta euro richiesti per il download al lancio, in attesa di una versione fisica, appaiono allora sufficientemente commisurati al pacchetto, non solo per il numero di interventi e per la buona resa del titolo sui televisori moderni, ma anche per le innegabili qualità intrinseche del prodotto originale – un gioco d'azione in terza persona ancora godibile e moderno sotto molti punti di vista.

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