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Recensione

Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente Recensione Switch

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Avatar di Domenico Musicò

a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Pubblicato il 21/09/2018 alle 08:00 - Aggiornato il 02/10/2018 alle 20:10
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  • Pro
    • Storia coinvolgente e ben scritta
    • Nella seconda parte gli enigmi diventano più complessi
  • Contro
    • La divisione netta in due tronconi si fa sentire
    • Nulla è cambiato rispetto alle altre versioni

Il Verdetto di SpazioGames

7.7

Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente approda su Switch senza significative novità. Dopo i primi due capitoli, questo rimane forse il migliore della serie, presentando una buona solidità della trama e degli enigmi ben strutturati. Gli amanti della saga possono stare tranquilli: se Sir Charles Cecil continuerà a mantenere salde le redini di Broken Sword e di Revolution, difficilmente le avventure di George e Nico andranno in malora.

Quando Kickstarter era una piattaforma ben più remunerativa e conveniente rispetto ad oggi, e quando soprattutto era vista come un’autentica novità per riportare in auge grandi nomi che abbisognavano del denaro dell’utenza per divenire realtà, quel buon uomo di Charles Cecil decise che il momento per rilanciare il suo amato Broken Sword era ormai propizio. Con Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente, Revolution Software ha in verità anche tentato di rilanciare se stessa, con un risultato buono ma non al pari dei fasti di un tempo.

Il ritorno della coppia

Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente segue le vicende di George Stobbart e Nico Collard, i due storici protagonisti della saga che questa volta si ritrovano invischiati, sin dal prologo, in una rapina a mano armata all’interno di una piccola galleria d’arte parigina dove era custodito un misterioso dipinto dal titolo La Maledicciò.

L’intera storia di questo quinto capitolo ruota attorno al dipinto maledetto e al suo creatore, che costringeranno la dinamica coppia a viaggiare tra la capitale francese, Londra e oltre, seguendo le tracce di quella che assume man mano i contorni di un’antica cospirazione, vecchia come i segreti dell’Europa più oscura e nascosta.

È insomma la tipica trama à la Broken Sword, e in tal senso il racconto funziona piuttosto bene e regala all’utenza esattamente ciò che si aspettava da un nuovo capitolo della saga. La presenza di un po’ di fan service, tra personaggi storici inseriti a forza nel contesto e il ritorno di situazioni del passato che i veterani non faranno fatica a riconoscere, era stata lasciata intendere già durante la campagna Kickstarter. Il risultato non è spesso dei migliori e cadere in qualche cliché di troppo è la logica conseguenza di questa scelta a cavallo tra contentino e autocelebrazione.

Ricorderete inoltre la modalità di distribuzione di Broken Sword 5, che uscì letteralmente spezzato in due tronconi divisi brutalmente. Sebbene la versione Switch sia completa sin dall’inizio, i riverberi di questa decisione non proprio felice si fanno sentire, creando due metà senz’altro coerenti nello sviluppo dell’intreccio ma disomogenee per ritmo e contenuti. Il giocatore tenderà ad avvertirlo chiaramente, testimoniando tra l’altro un’impennata della difficoltà degli enigmi nella seconda metà.

Spada Spezzata

Se la prima metà è molto più incentrata sull’esplorazione, sul senso della scoperta e su una spensieratezza di fondo che va al di là dell’incidente che apre il prologo, il resto del gioco risulta essere più avventuroso e intrigante ma anche più lineare e “dritto al punto”.

È vero, all’inizio il backtracking si fa un po’ sentire, eppure la libertà di gestione (coi dovuti limiti, visto che si tratta pur sempre di un’avventura grafica molto classica) rimane più apprezzabile rispetto al prosieguo. Tuttavia l’eccessiva semplicità della prima parte è un punto dolente, ma andando avanti Broken Sword 5 riesce a ribilanciare ogni aspetto della produzione, raggiungendo un buon equilibrio.

I puzzle più complessi, le sottotrame portate a termine e la narrazione che si chiude in maniera tutto sommato soddisfacente fanno de La Maledizione del Serpente uno dei migliori episodi della serie, che dopo i primi due capitoli si era un po’ persa e non era più stata in grado di avvicinarsi agli ottimi spunti visti agli albori di Revolution Software.

La durata si attesta attorno alle cinque-sei ore, il gioco è doppiato in italiano e vede il ritorno di Claudio Beccari, storico doppiatore di George Stobbart. Nico Collard non è invece doppiata da Elda Olivieri ma da Francesca Perilli, che sebbene non faccia rimpiangere il lavoro della voce storica della giornalista freelance, marca un po’ troppo l’accento francese.

La versione Switch da noi analizzata non presenta novità rispetto a quelle delle altre console. Un’aggiunta che avremmo gradito, considerata la natura della console ibrida di Nintendo, sarebbe stata la possibilità di usare il puntatore di un Joycon su schermo, ma dovrete accontentarvi – in modalità portatile – di usare i comandi touch come alternativa ai tasti. Si tratta insomma di un porting uno a uno, che ha il merito di offrire anche agli utenti Switch una solida avventura grafica che affonda le radici nel passato di un genere ancora in grado di raccontare ottime storie.

- Storia coinvolgente e ben scritta

- Nella seconda parte gli enigmi diventano più complessi

- La divisione netta in due tronconi si fa sentire

- Nulla è cambiato rispetto alle altre versioni

7.7

Broken Sword 5: La Maledizione del Serpente approda su Switch senza significative novità. Dopo i primi due capitoli, questo rimane forse il migliore della serie, presentando una buona solidità della trama e degli enigmi ben strutturati. Gli amanti della saga possono stare tranquilli: se Sir Charles Cecil continuerà a mantenere salde le redini di Broken Sword e di Revolution, difficilmente le avventure di George e Nico andranno in malora.

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