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Alone in the Dark | Recensione - Degno rilancio o incubo?

Alone in the Dark tenta l'ennesimo rilancio della saga, provando a inserire nel progetto gli elementi salienti che ne hanno decretato il successo. Basterà?

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

In sintesi

  • Fedele alle atmosfere delle origini.
  • Sistema di combattimento, animazioni e collisioni non al top.
  • Tecnicamente datato.
  • Mantiene ben salde le fondamenta del genere.

Informazioni sul prodotto

Immagine di Alone in the Dark
Alone in the Dark
  • Sviluppatore: Pieces Interactive
  • Produttore: THQ Nordic
  • Distributore: THQ Nordic
  • Testato su: PS5
  • Piattaforme: PC , XSX , PS5
  • Generi: Survival Horror , Azione , Avventura
  • Data di uscita: 20 marzo 2024

Alone in the Dark è una di quelle saghe iconiche che è stata più volte al centro di rilanci, seguiti e rielaborazioni non esattamente di alto livello.

Dopo diversi capitoli poco riusciti e un reboot del 2008 che abbandonava le atmosfere degli albori, senza tuttavia incontrare il favore di critica e pubblico per via della mediocre qualità generale, stavolta il difficile compito è stato affidato Pieces Interactive, che ha all'attivo una decina di giochi per lo più sconosciuti al grande pubblico.

Oltre alla promessa di ricollegarsi al capostipite, ritornando al contempo a quelle tradizioni di un tempo senza le discutibili rielaborazioni che ne hanno inquinato le fondamenta, il traino di Alone in the Dark è stato affidato anche alla presenza di attori come Jodie Comer e David Harbour, che interpretano i due protagonisti della storia.

Alone in the Dark, la storia

Prima ancora di comprendere appieno le mire narrative del progetto, è importante sottolineare che al timone della sceneggiatura c'è un certo Mikael Hedberg, ossia colui che ha scritto l'ottimo Amnesia: Rebirth (ecco la recensione) e soprattutto SOMA, che rimane attualmente uno dei più superlativi e incredibili esempi di storie di fantascienza d'anticipazione dell'intero settore.

Alone in the Dark (potete acquistarlo su Amazon) è però qualcosa di profondamente diverso, e sebbene il racconto in chiave moderna sia davvero a fuoco con le atmosfere e con le tradizioni della serie, e con buonissimi spunti da tipico horror psicologico (soprattutto nella seconda metà), non possiamo dire che Hedberg abbia compiuto la già improbabile impresa di superare se stesso.

Trattandosi in prima battuta di una reinterpretazione del gioco originale, ecco che la premessa di Alone in the Dark racconta del misterioso Jeremy Hartwood sparito nel nulla senza lasciare traccia di sé. Dopo una disturbante lettera della nipote Emily indirizzata al detective privato Edward Carnby, i due decidono di recarsi al Maniero Derceto, una vecchia casa che sorge nel bel mezzo del Bayou della Louisiana.

Sin da subito il giocatore potrà decidere chi dei due interpretare e, sebbene la prima parte sia comune per entrambi, durante alcuni snodi dell'avventura certe zone saranno differenti e provvederanno a offrire una più accurata visione d'insieme su ciò che effettivamente è accaduto.

Si evince dunque quanto sia importante portare a termine il gioco sia con Emily, sia con Edward, soprattutto se si desidera completare tutto al cento per cento e ottenere elementi narrativi e collezionabili che sarebbero altrimenti preclusi con una sola partita, che comunque non supera la decina di ore.

Al timone della sceneggiatura c'è un certo Mikael Hedberg, ossia colui che ha scritto l'ottimo Amnesia: Rebirth e soprattutto SOMA.

Se le prime fasi all'interno del maniero sono di ambientamento, utili a gettare le basi di una narrazione a cavallo tra surreale, orrori di matrice lovecraftiana ed elementi investigativi che fanno ben presto il paio con buoni e mai troppo complessi puzzle (a parte uno, che è surreale), ben presto avverranno dei cambiamenti che vi porteranno in qualche modo fuori da quella bizzarra abitazione.

Ci riferiamo in particolar modo alla possibilità – in determinati momenti dell'avventura – di poter vivere in prima persona i ricordi distorti e da incubo dello smarrito Jeremy, che vi consentiranno di scoprire maggiori dettagli sulla fosca e incredibile vicenda che ha i contorni di quell'orrore psicologico in cui concorrono insieme le estrosità del new weird e le derive più pericolose della psiche.

Nel proporre questa commistione ben riuscita, la sceneggiatura di Hedberg è davvero molto salda, così come i toni usati, l'intreccio, le prove attoriali dei protagonisti e la costruzione della storia. Alone in the Dark usa l'escamotage dei ricordi per farvi letteralmente uscire fuori dal maniero, in aree prive di mappa dove è comunque impossibile perdersi, vista la natura estremamente lineare dell'intera opera.

Il design dei livelli è davvero molto basilare, e al di là del backtracking continuo che è prerogativa del genere, e del design della mappa buono ma non eccelso, si avanza senza troppi grattacapi. Il gioco vi lascia anche la possibilità di avere un approccio integralista e vecchia scuola oppure più moderno.

Nel primo caso, tutti gli aiuti verranno disattivati e non ci saranno indicatori aggiornati nelle mappe che troverete di volta in volta. Dovrete andare a intuito, usando la logica e la memoria, esattamente come si faceva una volta.

L'approccio moderno prevede invece aggiornamenti che non lasciano dubbi su cosa fare, assieme a suggerimenti testuali che appariranno quando non saprete come avanzare o come risolvere un rompicapo. In ogni caso, dalle opzioni potrete mettere o togliere la spunta su ciò che più vi aggrada, scegliendo eventualmente quale grado di aiuto fa al caso vostro.

Alone in the Dark è però un gioco con tanti limiti e tanti problemi che non possono essere liquidati con una scrollata di spalle. E nonostante tutto questo, riesce a suo modo a funzionare ugualmente, certificando come in effetti ci sia una più che discreta base per riaccendere gli ardori attorno a questa serie incapace di restare al passo coi tempi.

Gameplay

Se consideriamo il fatto che Alone in the Dark (eccolo su Amazon in versione PS5) è stato anche rimandato, dando dunque agli sviluppatori un tempo extra per rifinire gli aspetti più carenti del gioco, appare ancora più inaccettabile lo stato in cui versa il codice finale.

Al netto di eventuali patch correttive, il survival horror di Pieces Interactive è davvero molto carente in alcuni degli elementi cardine, sfigurando persino di fronte a titoli di quindici anni fa. Il sistema di combattimento, oltre a prevedere scontri con armi da fuoco, include al suo interno la possibilità di usare armi bianche reperibili lungo le aree. 

Pur non essendo sempre precisi e ottimali, i conflitti a fuoco funzionano e costringono il giocatore a un approccio attento e compassato, lasciandolo sguarnito qualora dovesse essere poco parsimonioso con le munizioni. Il vero dramma è però il combattimento ravvicinato corpo a corpo, davvero goffo, sgraziato e con animazioni approssimative che si appaiano a un sistema di collisioni non sempre soddisfacente.

Dato che non si tratta di un aspetto di gioco marginale, soprattutto quando dovrete fare di necessità virtù, ecco che Alone in the Dark cade vittima di se stesso e della sua varietà che presenta di fatto una qualità sin troppo altalenante. Inoltre, in alcuni punti potrete trovare oggetti per distrarre i nemici, ma anche questa meccanica è mal pensata e si rivelerà davvero l'ultima delle opzioni da prendere in considerazione.

Potrete senza dubbio fuggire via, ma le strade di Alone in the Dark sono spesso molto strette, quando non addirittura anguste e con passaggi obbligati. Approssimativa è anche la meccanica stealth, che tramite la pressione prolungata di un tasto fa cambiare la postura del vostro personaggio.

Per esempio, in presenza di mostri privi di vista è possibile sgattaiolare via agevolmente, eppure il posizionamento non sempre ideale dei nemici vi farà optare per un approccio più immediato e risolutivo, che è in fin dei conti anche il più efficace e quello che vi garantirà meno incidenti di percorso. 

Il vero dramma è però il combattimento ravvicinato corpo a corpo, davvero goffo, sgraziato e con animazioni approssimative che si appaiano a un sistema di collisioni insoddisfacente.

Da Alone in the Dark è sempre lecito aspettarsi un'atmosfera tutto sommato diversa dal classico horror moderno e opprimente, e in effetti è davvero raro avanzare lungo gli ambienti col groppo in gola o con l'ansia che vi attanaglia. Siamo più verso i territori del southern gothic con un'ambientazione marcatamente anni '20, accompagnata da una colonna sonora davvero unica.

Come dicevano già in sede di anteprima, confermiamo come sia notevole la cura per le musiche di accompagnamento, che prevedono brani doom jazz e dark ambient, quasi di oscuro spiritualismo, che alternano sassofoni urlanti a tappeti sonori più discreti, striscianti sottopelle.

L'eclettico Jason Köhnen e Árni Bergur Zoëga sottolineano molto bene i momenti più rilevanti di gioco, contribuendo a calare il giocatore nell'atmosfera di gioco. Peccato però che il comparto tecnico non sia minimamente all'altezza, perché a voler essere buoni siamo dalle parti della scorsa generazione.

Alone in the Dark ha l'aspetto di un gioco in alpha, privo di shader e di quell'insieme di cure grafiche supplementari che diventano realtà già dalla fase di beta in poi. Bug, glitch grafici, monster design generico e texture non proprio al top chiudono una disamina che condanna il gioco a rimanere in quel limbo che galleggia tra la sufficienza e il buono.

Non bisogna tuttavia dimenticare che Pieces Interactive è un team di sviluppo composto da una trentina di persone coadiuvate da collaboratori esterni, e questo è magari un punto a favore della sostenibilità che tutti (anche noi in questo speciale) richiedono a gran voce quando parlano del futuro e della salute del settore.

Rimane però la consapevolezza che Alone in the Dark manca ancora una volta il bersaglio, rivelandosi un rilancio che pone poco più di una base su cui lavorare in futuro, ma che non riesce ancora a far compiere quel salto che servirebbe alla serie per essere di nuovo annoverata tra i giganti del genere.

Voto Recensione di Alone in the Dark | Recensione


7.2

Voto Finale

Il Verdetto di SpazioGames

Pro

  • Fedele alle atmosfere delle origini, che ritornano in chiave moderna.

  • Survival horror psicologico con elementi classici che incontreranno il favore degli estimatori del genere.

Contro

  • Tecnicamente sembra un gioco da inizio della scorsa generazione, con problemi diffusi non trascurabili.

  • Sistema di combattimento, animazioni e collisioni goffi e approssimativi.

Commento

Pur con tutti i suoi grandi limiti tecnici, strutturali e con un design dei livelli davvero elementare, Alone in the Dark riesce comunque a mantenere una sua buona dignità, configurandosi in ultima battuta come uno dei migliori capitoli della saga. Non che fosse complicato, vista la qualità media dei titoli del passato, ma si tratta comunque di una discreta prova che potrebbe poggiare le basi per il futuro. L'inesperienza di Pieces Interactive con giochi di questo livello si sente tantissimo, e francamente siamo molto distanti dalle vette qualitative dei grandi franchise che dominano il genere. Eppure qualcosa di positivo inizia finalmente a vedersi, dopo tentativi di rilancio che sarebbe meglio dimenticare per sempre.
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