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Recensione

Wraithborne

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Avatar di Specialized

a cura di Specialized

Pubblicato il 04/12/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Wraithborne è disponibile su App Store in versione 1.0.2 a 2,69 euro e richiede circa 120 MB di spazio libero in memoria per l’installazione. La nostra prova è stata effettuata su un iPad di terza generazione.  
Ravensword e Aralon sono tra gli esempi migliori di come anche su iPhone e iPad ci si possa immergere in Giochi di Ruolo lunghi, vasti e appassionanti, che agli albori di App Store parevano solo un lontano miraggio. Merito di questi e altri titoli di primissimo piano va a Crescent Moon Games, che per il suo nuovo progetto per iOS si è unito ad Alpha Dog Games realizzando Wraithborne. L’ennesimo hack’n’slash sulla scia di Dungeon Hunter e Diablo? Essenzialmente si, anche se gli elementi ruolistici sono davvero ridotti al lumicino e a dominare sono i continui combattimenti all’arma bianca del nostro eroe, tanto che la frase di lancio del gioco recita “Visceral Wack’n Smash”.
Elogio della lentezza
Già, perchè in Wraithborne non si fa altro che combattere contro tre o quattro tipi di mostri, sfidare l’immancabile boss, dilettarsi in arene con orde infinite di nemici e raccogliere pietre preziose. Un titolo tutta azione e niente cervello insomma, ma per il genere proposto ci può anche stare a patto di non aspettarsi alcuna profondità in stile GdR. In Wraithborne infatti non esistono livelli di esperienza, armi da raccogliere o migliorare (abbiamo solo il nostro fidato martello a la Thor), negozi di alcun genere, quest o PNG con cui parlare. Si hanno solo a disposizione una mappa piuttosto piccola, percorsi lineari e un’unica missione; andare avanti e uccidere tutto quello che ci si para di fronte. Per farlo si deve scegliere innanzitutto il sistema di controllo tra i due disponibili. Quello di default vede un classico stick analogico sulla sinistra per muoversi e tre icone-azione sulla destra per attacco leggero, attacco pesante e difesa/schivata. In alternativa possiamo optare per un sistema affidato al tap per muoversi e a tre tipi di swap per i due attacchi e la difesa. Sinceramente siamo rimasti più contenti del primo metodo, ma anche l’esperienza full-touch non presenta particolari problemi e l’unico difetto che hanno entrambe è la lentezza del nostro eroe. Manca infatti un’opzione per la corsa e spesso sembra di controllare un personaggio immerso nel fango, con in più l’aggravante che quando i nemici attaccano in massa e vogliamo scappare, l’assenza di un qualsiasi tipo di sprint si fa sentire non poco.
Dove vai senza le rune?
Come già detto l’area di gioco è piuttosto ristretta e non a caso manca una mappa (sarebbe stata francamente inutile); lo spazio per l’esplorazione non è quindi molto e volendo il gioco si può portare a termine in una sola giornata, anche se le arene con le ondate infinite di nemici assicurano una discreta rigiocabilità, spingendo a resistere il più a lungo possibile per guadagnare più punti e gareggiare così nelle classifiche di Game Center. Il livello di difficoltà è tarato verso l’alto, anche per il consistente numero di nemici che attaccano contemporaneamente (goblin, lupi, succubi) e per la già citata lentezza del nostro alter ego, che negli scontri più affollati si rivela un handicap piuttosto evidente. Il vero elemento distintivo del gioco, a parte l’ambientazione post-apocalittica che non risalta però con la dovuta personalità (alla fine sembra sempre il solito classico mondo fantasy), è la gestione delle rune. Sbloccando le varie aree della mappa e raccogliendo i cristalli viola, si possono equipaggiare fino a tre rune contemporaneamente sulle sette disponibili, con la possibilità di variarle a piacimento quando e dove si vuole. Le rune non sono altro che gli incantesimi del gioco e offrono attacchi speciali, abilità di guarigione e altri bonus, con tre livelli per ognuna che portano quindi gli upgrade totali a quota 21. 
Tutta la furia dell’Unreal Engine 3
Per completarli tutti, si deve per forza ricorrere a del sano grinding ed anche questo fattore può incidere positivamente sulla longevità del gioco. L’altra particolarità delle rune è il simpatico sfruttamento del touch, visto che per attivarne una bisogna disegnare con il dito il relativo simbolo entro pochi secondi. Nulla di originale, ma il tutto aggiunge un azzeccato senso di urgenza ai combattimenti e la spinta a potenziare al massimo tutte le rune è un incentivo non da poco a combattere, combattere e ancora combattere. Da segnalare in conclusione altri due fattori. Per prima cosa non ci sono acquisti in app di alcun genere e, sebbene il gioco non sia freemium, abbiamo apprezzato la possibilità di completare tutto senza dover spendere soldi aggiuntivi. Ancora più importante l’aspetto grafico. Nonostante qualche leggero calo di frame-rate sul nostro iPad di terza generazione, Wraithborne è l’ennesimo gioiellino per iOS realizzato con l’Unreal Engine 3 e gli effetti, uniti alla risoluzione Retina, si vedono tutti. Dettaglio elevatissimo, fogliame e vegetazione estremamente realistici, mondo di gioco ricco di particolari e via di questo passo. Il tutto potrebbe essere ottimizzato ancora meglio, ma già così lo spettacolo è assicurato.  

– Grafica eccellente

– Doppio sistema di controllo funzionale

– Sistema di rune sufficientemente profondo

– Gameplay poco profondo

– La longevità non è il suo forte

– La cornice post-apocalittica poteva essere sfruttato meglio

7.5

Wraithborne ha l’unico grande limite di durare poco e di non contenere quasi nessun elemento ruolistico, come invece ci si aspettava visto che al timone del progetto c’è Crescent Moon Games. Se però ci si accontenta di un hack’n’slash tutto azione, bastonate e ondate di nemici, il gioco funziona bene e propone un quadro grafico eccellente, un doppio sistema di controllo senza particolari pecche e un intelligente sfruttamento del touch. Se vi può bastare, spendete pure i 2,69 euro necessari all’acquisto e non ve ne pentirete.

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