-
Pro
- Enigmi davvero ben realizzati.
- Ottima caratterizzazione dei nemici.
- Atmosfera da manuale.
-
Contro
- Protagonista e storia poco convincenti.
- Alcune meccaniche sono artificiosamente farraginose.
Conclusioni Finali di SpazioGames
Informazioni sul prodotto

- Sviluppatore: Dual Effect, Abstract Digital
- Produttore: PQube Limited
- Piattaforme: PC , PS4 , XONE , XSX , SWITCH , PS5
- Generi: Avventura , Survival Horror
- Data di uscita: 27 agosto 2021
Mai mi sarei aspettato di vedere un seguito di Tormented Souls. Non lo dico perché la precedente produzione di Dual Effect sia brutta, sia chiaro, ma per il semplice fatto che si trattò di un progetto tanto coraggioso, quanto sfacciato.
Per chi non ne avesse mai sentito parlare, all'inno di "il survival horror classico è tornato!" gli sviluppatori di Dual Effect presero il 99,9% delle meccaniche che resero iconici i primi tre capitoli di Resident Evil (non cito il primo Alone in The Dark perché da lui "presero in prestito" molto poco), gli cambiarono storia, personaggi e comparto grafico, e presentarono tutto ai giocatori di oggi.
Il risultato? Un clone convincente, con degli enigmi che profumano diun passato, oramai remoto, ma con parecchie forzature che potevano essere tranquillamente evitate.
Dalla protagonista eccessivamente esasperata nella caratterizzazione, fino ad alcune dinamiche di gioco artificialmente farraginose per ricordare le produzioni del finire degli anni 90, Tormented Souls riuscì a ritagliarsi il suo spazio in quella nicchia di appassionati che non ha mai completamente dimenticato i survival horror a telecamera fissa.
Un successo che, a quanto pare, ha permesso agli sviluppatori di realizzare un seguito che, fin dal suo annuncio, speravo riproponesse solo gli aspetti migliori di Tormented Souls, evitando forzature eccessive per richiamare, in maniera raffazzonata, il glorioso passato del genere.
Bentornata Caroline?
E invece Tormented Souls 2 sembra voler ripercorrere i passi calcati dal suo predecessore, migliorandone alcuni aspetti, introducendo qualche novità, ma senza abbandonare quelle meccaniche "artificialmente vecchie", che a quanto pare piacciono particolarmente a una determinata nicchia di giocatori.
Onde evitare fraintendimenti, sono un fan sfegatato del genere survival horror e mi manca quel glorioso passato fatto di telecamere fisse, enigmi cervellotici e risorse limitate, ma non per questo mi rifiuto di ammettere che molte di quelle meccaniche di gioco sono invecchiate male.
Detto questo, Tormented Souls 2 inizia con Caroline e Anna (se non avete giocato il primo capitolo vi evito anticipazioni eccessive ma vi suggerisco di portarlo a termine prima di approcciare questo seguito) in viaggio per raggiungere un monastero di monache.
Le due sono state invitate lì per riuscire a trovare una terapia per la piccola Anna, la quale continua a realizzare disegni inquietanti raffiguranti "immagini che le appaiono nella sua testa".
Insomma un viaggio come tanti, se non fosse che durante la loro prima notte al monastero, la piccola Anna viene rapita dalla Madre Superiora e Caroline si risveglia su una barella lercia dopo che qualcuno l'ha usata come puntaspilli, infilzandole nel corpo degli aghi dalle dimensioni di una freccia da balestra, prima di rinchiuderla in una sorta di ambulatorio rugginoso.
Ancora stordita dall'ingente perdita di sangue, Caroline inizia a cercare Anna dando via a un'avventura claustrofobica in un monastero che, come per l'ospedale del precedente capitolo, non ha nulla da invidiare alla celebre Villa Spencer o all'iconica stazione di polizia di Raccoon City.
Al netto di un incipit narrativo che, al netto di alcuni piccoli cambiamenti, ripropone le stesse dinamiche del prologo del primo capitolo (nel quale Caroline si risvegliava, dopo essere stata tramortita, nell'ospedale dove si recò a cercare Anna e sua sorella gemella), Tormented Souls 2 offre tutto quello che i fan dei survival horror classici possono desiderare, ma allora cosa non funziona?
Vecchi trucchi per nuovi giochi
Ho avuto modo di giocare le prime ore di Tormented Souls 2 e devo dire che in linea di massima l'impianto di gioco visto nel precedente capitolo è stato leggermente limato.
Gli enigmi sono meno cervellotici "per il solo gusto di esserlo", risultando complessi il giusto ma, questa volta, con un senso logico dietro alle soluzioni. Il design delle ambientazioni (per quanto abbia visto solo le prime) è più vario e riesce a restituire un'atmosfera persino più inquietante del predecessore.
Per quanto riguarda il moveset di Caroline, c'è poco da dire. Gli sviluppatori hanno mantenuto la possibilità di usare i comandi "tank" o di muovere la protagonista nella direzione in cui si inclina la levetta analogica, ma per quanto si possa percepire un miglioramento in termini di reattività, e di risposta ai comandi, si tratta comunque di un impianto di gioco che "o si ama o si odia".
Molto bello sia il character design dei nemici che del primo boss che ho affrontato, così come ho apprezzato i pattern di attacco di tutte le creature che ho affrontato fino a ora. Tutte sfide ben realizzate, soprattutto se si considera quella telecamera fissa capace di rendere sempre confusionari gli scontri più votati all'azione.
Insomma, in linea di massima non posso dirmi insoddisfatto. Caroline continuerà a risultare un personaggio scritto in maniera approssimativa, con un outfit totalmente fuori contesto, così come la storia potrebbe riservare ben poche sorprese ai conoscitori del genere, ma ogni tassello importante sembra essere stato messo al posto giusto.
Quello che, però, mi ha lasciato davvero perplesso è quell'insieme di farraginosità che mi aspettavo di veder limato in questo secondo capitolo. E invece, sembra proprio che a Dual Effect piacciano le cose "inutilmente convolute".
Eccoci quindi con inventari che vanno persino oltre la macchinosità del primo Resident Evil, con oggetti che vanno trascinati a schermo, in pieno stile avventura grafica, nel punto preciso in cui li si vuole utilizzare; sotto menù ricolmi di passaggi da compiere che potevano tranquillamente essere snelliti e tutta quella serie di aspetti che ci facevano detestare anche i tripla A più celebri degli anni 90.