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Recensione

Wake up call

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Avatar di Francesco Ursino

a cura di Francesco Ursino

Pubblicato il 25/10/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

6

Apriamo questa recensione con un assunto: i giochi indie gratuiti hanno un perché e, soprattutto, sono importanti. Questo perché, in un certo senso, costituiscono l’origine e il futuro del mezzo videoludico, rappresentando al tempo stesso sia la base, storica e pratica, delle odierne produzioni campioni d’incasso, sia un nuovo modo di comunicare storie che vanno al di là del semplice intrattenimento. Sebbene siano spesso creazioni dalla longevità scarsa, poco definite e, difatti, difficilmente inquadrabili come veri e propri giochi, consentono sperimentazioni difficilmente ottenibili dalla maggioranza dei giochi “commerciali”. Ecco perché il titolo di cui vogliamo parlare quest’oggi, ovvero Wake up call, sviluppato da MZ|One, merita un giudizio di merito e un approfondimento.

”Look up the nurse is smiling”Cominciamo la nostra disamina parlando della natura del titolo: secondo lo sviluppatore, Wake up Call sarebbe una ”piéce interattiva ambientata nella mente di un uomo in stato comatoso”.L’incipit, evidentemente, potrebbe dare il là a una varietà di generi, ma nel nostro caso quello che il giocatore andrà ad affrontare sarà una serie di puzzle game dal senso tutto sommato criptico.Durante la breve esperienza di gioco, non più di una ventina di minuti, molto spesso infatti ci si chiederà il nesso che lega il risolvere un determinato minigioco con il fatto che il personaggio principale sia in coma; d’altro canto, il particolare stato in cui si trova il protagonista in parte giustifica la confusione inizialmente provata dal giocatore, visto che tutto il gioco può essere interpretato come un tentativo di riacquisire le proprie capacità cognitive.Insomma, il messaggio sembra essere il seguente: “chi dice che, durante la propria incoscienza, nel cercare di risvegliarsi, la propria mente non lotti in determinato modo rispetto a un altro?”. L’affascinante domanda dona al titolo un ottimo alibi che consente di dare un senso all’intera produzione.Allo scopo di dare un po’ di spessore narrativo in più il gioco provvederà a introdurre degli elementi, per la verità solo accennati, che dovrebbero far riferimento alla vita del protagonista; ecco che spuntano cosi alcuni nomi di persona, fotografie sbiadite di paesaggi e particolari luoghi, situazioni già vissute.In pratica, nel suo piccolo, Wake up Call propone un’interpretazione della vita sospesa di un uomo in stato comatoso: si può essere d’accordo o meno sul modo in cui il tutto sia stato ricreato su schermo, ma resta il fatto che l’atmosfera e il carattere della piccola produzione sono sicuramente adatti all’obiettivo inseguito dallo sviluppatore.

You’re turned offL’analisi del gameplay del titolo risulta tutto sommato agevole: riprendendo quanto scritto precedentemente, è possibile dire che anche Wake up Call rientra nella categoria dei piccoli prodotti dalla longevità scarsa, poco definiti e difficilmente inquadrabili come giochi veri e propri. Procedendo con ordine, è già stato detto come l’esperienza di gioco non duri più di una ventina di minuti: una longevità esigua, dunque, cui si accompagna una rigiocabilità praticamente assente; trattandosi però di una creazione dal carattere sperimentale, e per di più gratuito, è possibile dire che la poca durata non si configura come un elemento tanto negativo.Il secondo aspetto da analizzare è la scarsa sfida offerta dall’intera produzione: in effetti, i minigiochi proposti prevedono la memorizzazione e ripetizione di sequenze, la ricerca della via di uscita da labirinti grazie all’azione del mouse (si tratta dei labirinti della propria mente, chiaramente), la risoluzione di alcuni momenti platform. Proprio uno di questi frangenti sembra essere quello più ispirato, con un omino stilizzato che cerca di risalire una scala apparentemente senza fine, con sfere di luce che, scendendo in senso contrario al giocatore, cercano di ricacciarlo giù.Il significato simbolico sembra essere adeguato, e senza dubbio la situazione appena descritta rappresenta il periodo più alto della produzione, probabilmente sia a livello narrativo che di gameplay, vista la discreta (in proporzione rispetto al resto del titolo) difficoltà proposta.

Tutto molto minimalPoco da dire sul comparto tecnico: i minigiochi sono composti interamente da elementi bidimensionali semplici e senza particolari sussulti, mentre il comparto sonoro si limita ai bip del monitor cardiaco e ad altri imperscrutabili rumori di fondo.Appare più interessante, allora, dire che Wake up Call è fruibile (solo in finestra, visto che il fullscreen non è contemplato) su sistemi Windows, Mac e Linux, e che, inevitabilmente, il gioco non propone dei particolari requisiti di sistema, risultando giocabile sulla maggioranza delle configurazioni hardware.

– Tematica affascinante e complessa

– E’ gratuito

– Livello di sfida assai basso

6.0

E’ difficile giudicare Wake Up Call: il titolo non ha particolari sussulti, non propone una sfida con sufficiente mordente e, tutto sommato, può essere considerato un gioco solo in senso abbastanza ampio del termine. Il carattere gratuito dell’opera, però, unito al modo in cui viene affrontata la complessa tematica dello stato comatoso, fa tendere il giudizio verso una sufficienza che vuole essere più un plauso alle scelte narrative e stilistiche che al titolo nel suo complesso.

Ribadiamo il concetto: Wake up Call potrà non piacere, anzi potrà non essere considerato nemmeno un gioco, ma anche piccole creazioni del genere possono essere necessarie al mondo videoludico, lo possono far evolvere e portare verso dimensioni nuove e inesplorate. Si tratta di un traguardo meno appariscente rispetto a quello stabilito da chart e classifiche, ma certamente non meno importante.

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