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Recensione

The Kite

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Avatar di Francesco Ursino

a cura di Francesco Ursino

Pubblicato il 07/04/2012 alle 00:00
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Il Verdetto di SpazioGames

7.5

I videogiochi possono regalare sensazioni contraddittorie, e suscitare differenti emozioni. Alcuni giochi, però, si spingono oltre il confine, andando a raccontare storie dure, per certi versi brutali e, purtroppo, crudelmente realistiche.E’ questo il caso di The Kite, esperimento indie gratuito dello sviluppatore Aneta Studio: vediamo di capire meglio di cosa si tratta, e se merita qualche minuto del nostro tempo

Un cortometraggio?Il gioco comincia portandoci dentro un’abitazione evidentemente umile: sullo sfondo, una periferia di una non meglio precisata città sovietica degli anni ‘90, decadente e postmoderna, illuminata dalla luna piena. Accompagnati da una sonata di Beethoven, viene presentato il personaggio principale del titolo, Masha. Nei primi istanti di gioco, dunque, si viene a conoscenza del background della protagonista: madre di un bambino piccolo, Andrew, moglie di un marito ubriacone e spiantato, Oleh, la nostra deve arrabattarsi nel cercare di recitare la propria parte di genitore e compagna. Il compito non è dei più agevoli, e il gioco non perde occasione per sottolinearlo, ora con fondali colorati con tinte sciatte, ora con stacchi musicali azzeccati.L’aquilone di cui si parla nel titolo è quello del figlioletto di Masha: senza svelare nulla della trama, quest’ultimo sarà un elemento centrale di tutta della storia narrata. Proprio la scarsa durata del titolo, circa un’ora e mezza, avvicina The Kite a una sorta di ibrido narrativo, a metà strada tra un cortometraggio e un racconto breve; anticipando brevemente le considerazioni finali, si tratta di un esperimento decisamente singolare e affascinante.

Un racconto breve?Parlando del gameplay, è facile dire che The Kite si presenta come un classico punta e clicca, che propone enigmi da risolvere e oggetti da raccogliere e combinare. L’esigua durata di gioco, è stato già detto, farà si che i puzzle da fronteggiare non siano molti, anche se in ogni caso di media difficoltà.La sfida, più che dalla tipologia di enigmi, viene da due fattori fondamentali, che corrispondono anche ai due difetti principali del gioco: la poca verosimiglianza di alcune situazioni e la difficoltà nell’interagire con gli oggetti. Per venire a capo di alcune puzzle, infatti, bisognerà usare un po’ di fantasia, visto che il collegamento tra oggetto da utilizzare e azione da compiere non sarà cosi intuitivo: visto il non alto numero di oggetti da raccogliere, in ogni caso, gli avventurieri più abituati alle sfide enigmatiche potranno risolvere il tutto in poco tempo. Tutti gli altri, invece, dovranno andare avanti a tentoni e, in certi casi, fare affidamento a una certa dose di pazienza (sempre che, evidentemente, non ci si rassegni a sbirciare qualche soluzione su internet).L’interazione con gli oggetti, ovvero il secondo punto debole della produzione, viene resa complicata dal debole sistema di puntamento degli oggetti, che spesso e volentieri sfuggiranno al primo contatto col mouse. Occorrerà perciò fare molta attenzione, e visionare tutte le superfici proposte più di una volta. La gestione dell’inventario, infine, si rivela abbastanza classica, essendo questo richiamabile spostando il mouse sulla parte superiore dello schermo. In un paio di occasioni, inoltre, sarà possibile combinare gli oggetti a disposizione.

No, un giocoSebbene quindi l’esperienza di gioco sia breve, e non esente da difetti, il titolo sa regalare sensazioni anche profonde, lasciando nel giocatore un senso di amarezza e, per certi versi, sconforto. Ciò nasce dal fatto che la situazione narrata è, nella sua incredibile realtà, veritiera e intensa: la stessa sinossi del titolo indica come il gioco non sia adatto alle donne incinte o alle persone impressionabili. I maggiori meriti di questo coinvolgimento sono da attribuire alla narrazione, asciutta e affidata a brevi intermezzi animati, ma anche all’aspetto grafico, totalmente in 2D, e al già citato apporto sonoro.Parlando della grafica, questa è affidata a una rappresentazione totalmente 2D, con uno stile piacevole e per certi versi vicino al fumetto, che rende bene in tutte le sue varie sfumature cromatiche, ora tenui, ora scure e intense. I vari personaggi, poi, sono rappresentati in bianco e nero: questo contrasto con i fondali rende un certo senso di alienazione e frustrazione che ben si coniuga con i temi narrati.Il comparto audio, cui abbiamo già accennato, è composto da sei composizioni di Beethoven; una scelta che a un primo ascolto potrebbe sembrare pretenziosa ma che, durante le scene più concitate, risulta essere raffinata, riuscendo a evidenziare la drammaticità degli eventi.Qualche problema è presente con la traduzione in inglese, sebbene il senso dei dialoghi sia sempre comprensibile.Da segnalare, infine, che alcuni giocatori hanno lamentato problemi di carattere tecnico, come crash ed errori vari di programmazione: durante le nostre prove, però, non è stato segnalato alcun rallentamento di sorta.

HARDWARE

Il gioco si basa sul motore grafico Wintermute: la fruizione di The Kite, dunque, è possibile solo su sistemi Windows. Il titolo è apprezzabile praticamente dalla quasi totalità di configurazioni hardware.

– Intenso comparto narrativo

– Storia cruda e riflessiva

– Imprecisioni tecniche

– Alcuni enigmi un po’ fantasiosi

7.5

The Kite è uno di quei casi che illustra come il videogioco possa essere il mezzo di trasmissione di storie mature e attuali.

Considerato solo dal lato tecnico, il titolo mostra alcuni difetti che, vista anche la scarsa durata, potrebbero inficiare il giudizio finale; in effetti il gioco è corto, ci sono problemi tecnici, il comparto sonoro si limita ad alcune (comunque sempre pregevoli) composizioni di Beethoven, e così via.

L’intenso comparto narrativo, unito al carattere completamente gratuito del progetto, sopperiscono però a queste mancanze rendendo il titolo un’esperienza da provare, consigliata non solo agli appassionati di avventure grafiche, ma anche ai giocatori in cerca di storie crude e vere che ormai, semmai ci fosse ancora il bisogno di dirlo, possono essere si lette e viste, ma anche giocate.

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